GAP
– Sigla di Güneydoğu Anadolu projesi «Progetto per l’Anatolia sud-orientale», conosciuto anche come Great anatolian project, piano di sviluppo che coinvolge nove province della Turchia sud-orientale (Adiyaman, Batman, Diyarbakir, Gaziantep, Kilis, Mardin, Siirt, Şanliurfa e Şirnak), che occupano una superficie di 75.358 km² (pari al 9,7% della Turchia), caratterizzata da un clima secco e da scarse precipitazioni, con una popolazione di circa 7,5 milioni di unità (10% degli abitanti del Paese). Il progetto originario è nato nel 1977 con l'obiettivo di potenziare le risorse idriche regionali (bacini del Tigre e dell’Eufrate) tramite la costruzione di 22 dighe e 19 impianti idroelettrici, oltre all’attivazione di 25 progetti di irrigazione. Nel corso del tempo, gli obiettivi del GAP sono mutati: tra la fine del 20° sec. e i primi anni del 21°, si è trasformato in un progetto integrato e multisettoriale di sviluppo regionale, ispirato ai principi della sostenibilità ambientale. In questa ottica sono stati promossi investimenti aggiuntivi nei settori dell’agricoltura, dell'industria, dei trasporti, dell'istruzione, della sanità rurale e urbana, e la costruzione di infrastrutture (strade e aeroporti). Sulla base dei dati rilevati nel 2006 risultavano completati dieci distretti industriali organizzati e altri dodici pianificati; erano operativi venticinque piccoli siti industriali e dodici erano in costruzione. Nella regione si contano anche due aree di libero scambio: una a Gaziantep e una a Mardin. La trasformazione in atto per l’attuazione del GAP presenta tuttavia alcuni aspetti problematici. Lo scavo di invasi per il riempimento di bacini artificiali creati dalle dighe, così come la realizzazione di grossi tunnel per l’irrigazione, hanno infatti una ricaduta diretta sulla vita degli abitanti delle zone interessate dal progetto, spesso costretti a lasciare le proprie abitazioni. Il trasferimento della popolazione è stato anche una conseguenza dei mutamenti verificatisi nella proprietà agraria e nei cambiamenti nelle coltivazioni: in diversi casi, i suoli collettivi sono stati privatizzati per destinarli a colture di cotone o cereali a irrigazione intensiva; le attività agricole di sopravvivenza sono state fortemente limitate e si è assistito a un aumento generalizzato dei prezzi e degli affitti delle terre. Secondo le valutazioni dell’Istituto nazionale di statistica riferite al 2008, nelle province dell’Anatolia sud-orientale i tassi netti di migrazione sono stati tutti negativi. Vale a dire che le immigrazioni sono state inferiori alle emigrazioni, nonostante il progetto GAP abbia tra le sue intenzioni dichiarate l’aumento dei posti di lavoro in loco e la riduzione del forte tasso di emigrazione verso l’ovest della Turchia. Si stima, inoltre, che siano state circa 100.000 le persone costrette a lasciare i propri villaggi inondati a causa delle nuove dighe. L’impatto negativo di tali mutamenti è amplificato dalla circostanza che essi interessano l’area popolata dai curdi; ciò ha comportato l'inasprimento delle relazioni tra Stato e popolazione locale, in difesa della quale si sono levate anche le proteste della comunità internazionale. Alcuni degli interventi previsti dal GAP sono avversati anche perché considerati una minaccia contro il patrimonio culturale; in particolare, nel corso dei primi anni Duemila, è stata avviata una campagna contro la costruzione della diga di Ilisu, nella provincia di Mardin, a 65 km dal confine con l’Iraq e la Siria: la sua realizzazione comporterebbe non solo l’evacuazione di circa 55.000 abitanti, ma anche la distruzione dell’importante sito archeologico di Hasankeyf, che risale a 12.000 anni fa.