GARDANO (Gardane)
Famiglia di editori attiva a Venezia dal 1538 al 1685 che mantenne per tutta la seconda metà del XVI sec. una posizione di egemonia nel campo dell'editoria musicale, soprattutto per la diffusione della produzione madrigalesca, non riuscendo tuttavia nel secolo successivo a fronteggiare la concorrenza dei Vincenti, anche se sopravvisse loro di circa venti anni.
Il capostipite, Antonio, fu anche compositore. Le sue edizioni si distinguono da quelle degli altri membri della famiglia per raffinatezza ed eleganza. Nacque nel 1509 in una località non nota, ma si suppone che egli fosse originario della Provenza: Gardane, infatti, è sia il nome di una cittadina nei pressi di Avignone, sia quello di due famiglie provenzali, una di Marsiglia, l'altra di Carpentras.
È possibile, anche se non certo, che Antonio abbia avuto, prima di stabilirsi in Italia, qualche relazione con J. Moderne, il famoso editore di Lione, dal quale avrebbe appreso il mestiere. Si stabilì a Venezia nel 1538 e abitò prima in "calle de la scimia al'insegna de la Phenice", mentre la tipografia e il negozio si trovavano in Rialto; successivamente trasferì il negozio e la tipografia in marzaria (merceria) S. Salvatore, dove fissò anche la sua residenza.
Sposò, probabilmente nel 1539, una figlia del tipografo e libraio Agostino Bindoni, sorella quindi di Stefano. Da questo matrimonio nacquero Alessandro, Angelo, Pacifico, Angelica, Mattio e Lucietta. Angelica andò sposa nel 1569 ad A. Fanin e, poiché era costume veneziano che le ragazze si sposassero intorno ai venti anni, si può fissare approssimativamente la data della sua nascita intorno all'anno 1549. Mattio e Lucietta nacquero rispettivamente nel 1555 e nel 1561.
Antonio iniziò la sua attività editoriale con un'opera letteraria, Lepistole volgari di N. Franco, pubblicate nel 1539, e mantenne sempre, sia nelle pubblicazioni letterarie, sia in quelle musicali, la stessa marca tipografica, la quale allude chiaramente al mecenate e suo protettore Leone Orsino: essa è infatti costituita da un leone e un orso rampanti che sostengono una rosa aperta, nell'interno della quale c'è un giglio, avvolti da un nastro sul quale è scritto il motto Concordes virtute et naturae miraculis. Si ascrive ad Antonio il merito di aver introdotto in Italia il sistema tipografico di P. Haultin, che permetteva di unire le note al rigo usando una sola impressione, anziché le tre fino ad allora utilizzate da Ottaviano Petrucci.
Nel 1555 Antonio italianizzò il suo cognome in Gardano, forma accolta anche dal figlio Angelo. Inizialmente Antonio ebbe qualche difficoltà a muoversi nel competitivo ambiente editoriale veneziano soprattutto per la scarsa disponibilità di materiale musicale inedito di un certo rilievo. I committenti, infatti, erano spesso compositori minori che finanziavano personalmente la pubblicazione delle loro opere; ma quando compositori di primo piano desideravano far pubblicare i loro lavori, si accendeva un'accanita competizione tra gli editori per accaparrarsi i manoscritti migliori. Possibile fonte di musica inedita di valore erano poi gli amici o i protettori dei compositori e i collezionisti di manoscritti, l'amicizia dei quali fu coltivata in modo particolare da Antonio.
Antonio pubblicò quindi anche composizioni già edite, come nel Fior de mottettitratti dalli Mottetti del fiore (1539), opera quest'ultima edita da J. Moderne, o il primo libro dei mottetti di D. Phinot (1552), già editi dai fratelli Beringer di Lione; inoltre prese spunto da edizioni antologiche di P. Attaingnant e di Andrea Antico. La stampa di opere già edite era talmente usuale nella Venezia rinascimentale che le prime edizioni vennero protette, anche se non obbligatoriamente, dal Senato veneziano con uno speciale privilegio che le preservava dalle edizioni non autorizzate. Numerose furono le ristampe da parte di Antonio di edizioni precedentemente pubblicate da G. Scotto e viceversa; generalmente si trattava di composizioni non tutelate dal privilegio del Senato, probabilmente perché tali opere erano destinate a una divulgazione presso un vasto pubblico, e pertanto la richiesta dello speciale privilegio avrebbe nuociuto economicamente a entrambi gli editori. Non mancano tuttavia esempi, anche se rari, di ristampe, da parte sia di G. Scotto sia di Antonio, di edizioni protette dal privilegio e, poiché tale pratica si protrasse tra loro per lungo tempo, si può ipotizzare che i due avessero stipulato un accordo privato a beneficio dei loro reciproci interessi economici.
Del tutto diverso fu invece l'atteggiamento tenuto da Antonio nei confronti di Giovanni Boglat e Antonio Hucher, editori a Ferrara, che pubblicarono nel luglio del 1539 una serie di mottetti intitolati Mottetti de la simia, copiati in gran parte dai Mottetti del frutto (a 5 voci) di Antonio, pubblicati nel 1538.
Antonio recepì tale atto come un insulto personale, reso più grave dal fatto che sul frontespizio della collezione ferrarese, era raffigurata una grottesca scimmia nell'atto di mangiare della frutta, con esplicito riferimento al frontespizio dei Mottetti del frutto, in cui è raffigurata della frutta. A tale provocazione Antonio rispose raffigurando nell'edizione dei suoi Mottetti del frutto (a 6 voci), pubblicati nel 1539, un leone e un orso che aggrediscono una scimmia che giace supina, circondata da frutta. Questa reazione di intolleranza da parte di Antonio fu dovuta non solo all'evidente plagio di Boglat e Hucher, ma anche al timore che questi avessero trovato una fonte di materiale degno di pubblicazione; inoltre gli editori ferraresi avevano utilizzato il processo di impressione singola, procedimento la cui priorità era comunemente riconosciuta ad Antonio. Tale ostile reazione di Antonio era soprattutto dovuta al fatto che si trattava di editori che operavano in un altro Stato.
Nei primi anni della sua carriera Antonio non pubblicò, se si escludono il Pater noster di A. Willaert a 4 voci, tratto da i Mottetti del fiore di J. Moderne e qualche lavoro di J. De Berchem, nessuna composizione di musicisti attivi a Venezia e legati al circolo del Willaert, mentre G. Scotto, negli stessi anni, stampava una gran quantità di composizioni di Willaert e di musicisti della sua cerchia: ciò induce a pensare che, dal 1538 al 1541, l'editore non fosse riuscito ad avere accesso alle opere dei musicisti locali. Dal 1541, invece, cominciò a pubblicare composizioni di musicisti quali C. de Rore, P. Cambio, J. Jero, J. Buus, D. Ferrabosco, G. Parabosco: ciò avvenne grazie ai rapporti amichevoli che egli riuscì a instaurare con i maggiori protettori di artisti e collezionisti di manoscritti del tempo, quali M. Trevisano, H. Uttinger, F. Palavicino, nonché con il compositore fiammingo J. Buus il quale, essendo divenuto nel 1541 organista di S. Marco, procurò facilmente ad Antonio anche manoscritti di Willaert.
Ulteriore dimostrazione del fatto che Antonio abbia avuto relazione con i più noti esponenti della cultura veneziana del tempo è il sonetto a lui dedicato incluso in una serie di sonetti anonimi (Nuove rime di diversi… autori…, Padova 1546) attribuiti a G. Fenarolo. Dalla lettura di tali versi l'editore appare strettamente connesso con la poetessa Gaspara Stampa, con il poeta D. Venier, con gli scrittori O. Lando e P. Aretino, con i musicisti del circolo di Willaert, con F. Sansovino, figlio dell'architetto e scultore J. Sansovino, e con il gentiluomo D. Michiel.
Si nota nelle edizioni di Antonio una prevalenza di composizioni vocali profane, in particolare di madrigali, anche se non mancano numerosi esempi di musica vocale sacra e di composizioni strumentali. Egli manifestò una predilezione particolare per i madrigalisti F. Azzaiolo, J. Archadelt, V. Ruffo, C. de Rore, P. Cambio, J. de Wert, P. Verdelot, B. Donato, O. di Lasso, F. Portinaro e, nel genere sacro, pubblicò numerosi mottetti di N. Gombert, C. de Rore, O. di Lasso, A. Willaert e le messe di C. Morales e di V. Ruffo. Degne di nota sono anche le pubblicazioni di musica strumentale, tra le quali spiccano per particolare rilievo quelle di J. Buus, Annibale Padovano, F. Bendusi, A. Licino. Antonio utilizzò per la maggior parte dei suoi lavori il formato in quarto oblungo, anche se non mancano esempi di formati in quarto normale, in ottavo oblungo ed edizioni in folio.
Oltre alle opere già menzionate, Antonio pubblicò il Dialogo della bellezza di N. Franco (1542); il trattato La illuminata de tutti i tuoni di canto fermo di L'Aiguino Illuminato (1562); le raccolte antologiche di composizioni musicali: 25 canzoni a 4 di Clement Jannequin e di altri eccellenti authori (1538); Canzoni francese a 2 voci di Antonio Gardano e di altri autori (1539); Musiche fatte nelle nozze dell'illustrissimo duca di Firenze il signor Cosimo de Medici et della illustrissima consorte sua Madonna Leonora da Tolleto (1539); Primo libro di madrigali de diversi a misura di breve a 4 voci (1539); Primo libro di madrigali de diversi a 5 voci (1542); Primo libro a 2 voci de diversi (1543); Motetta 3 vocum ab pluribus authoribus (1543); Flos florum primus liber cum 4 vocibus (1545); Quinque missarum harmonia diapente (1547); Il primo libro de madrigali a notte negre (1548); Madrigali de la fama a 4 voci (1548); Diverse modulationes quae sub titulo Fructus vagantur liber primus cum 4 vocibus (1549); De diversi il quarto libro de madrigali a 4 voci a note bianche (1554); Il primo libro de le muse a 5 voci (1555); Il secondo libro de le muse a 5 voci (1559); Fantasie, ricercari, contrapunti a 3 voci di m. Adriano et altri autori, appropriati per cantare e sonare d'ogni sorte di strumenti (1559); Villotte alla napolitana (1560); Madrigali ariosi a 4 voci (1560); Il terzo libro de le muse a 5 voci (1561); Liber missarum 4 cum 5 et 6 vocibus (1566); Novi thesauri musici liber primus et secundus (1568).
Tra le composizioni di Antonio si ricordano: 2 messe; un salmo francese; 7 mottetti; 69 canzoni, delle quali 38 a 2 voci, 27 a 4 voci; una a 3 voci; una a 6 voci; una a 7 voci, una a 8 voci; queste composizioni, anche se non particolarmente originali, incontrarono molto favore, tanto che furono pubblicate anche in Francia e in Germania e furono edite anche dallo Scotto, concorrente di Antonio.
Dopo la morte di Antonio, avvenuta a Venezia il 28 ott. 1569, la ditta passò in eredità ai suoi sei figli, e venne gestita in comune con la nuova denominazione "Li figliuoli di Antonio Gardano". Questi, come il padre, pubblicarono soprattutto musiche profane, non trascurando comunque il genere sacro.
Pubblicazioni de "Li figliuoli di Antonio Gardano": Villotte alla napoletana (6 libri, 1570-71); Villanelle alla napolitana a 3 voci di diversi musici di Bari (2 voll., 1574); Ricercari di Merulo (1575). La ditta pubblicò musiche profane e sacre di vari autori, tra i quali: V. Galilei, J. Gero, M.A. Ingegneri, O. di Lasso, A. Marino, C. de Rore, C. de Morales, G. Pierluigi da Palestrina, P.F. Corteccia, C. Merulo, Annibale Padovano.
Purtroppo ben presto si verificarono incomprensioni tra i fratelli maggiori. Pertanto il 2 maggio 1575 si giunse a una divisione dei beni.
I documenti relativi alla divisione, conservati nell'Archivio di Stato di Venezia (cfr. Sartori), furono redatti dal notaio Z. Figolin, e dalla loro lettura si può desumere che la famiglia era molto agiata e che possedeva ricchezze consistenti. Mattio e Lucietta, all'epoca minorenni, nominarono loro procuratore il fratello Angelo, mentre Angelica e fra Pacifico non presero parte alla divisione, l'una perché aveva già ricevuto la sua parte in dote, l'altro perché aveva rinunciato alla sua eredità in favore dei fratelli. La divisione fu fatta in perfetta armonia e Angelo, Mattio e Lucietta rimasero a far parte in società della ditta paterna.
Il primogenito Alessandro, nato a Venezia presumibilmente nel 1539, venne invece liquidato dai fratelli con 300 ducati, e cominciò a lavorare in proprio ripristinando il vecchio cognome di famiglia Gardane e cambiando la marca tipografica in una nuova che ritraeva due leoni rampanti, i quali sostengono un mappamondo, avvolti da un nastro con la scritta Aeque fortes aeque concordes. Non può tuttavia sfuggire l'evidente somiglianza della nuova marca tipografica di Alessandro con quella paterna, come se il figlio volesse ancora godere della fama del padre.
Alessandro svolse autonomamente la propria attività a Venezia dal 1575 al 1583, pubblicando opere letterarie oltre a composizioni musicali. Successivamente, dopo aver ceduto le terre ereditate dal padre allo zio materno Stefano Bindoni, il quale ne affidò l'amministrazione ad Angelo, si trasferì a Roma, dove, probabilmente con non molta fortuna, lavorò sia indipendentemente sia in società con F. Coattino, assumendo lavori per J. Tornieri, D. Basa e per i librai Donangeli.
Tra le pubblicazioni di Alessandro si ricordano: Messe a 5 e 7 voci di G. Cavaccio (1580); Canzonette del Moro (1581); L'Echo ed enigmi musicali… libro secondo di L. Agostini (1581); Primo libro di madrigali a 4 voci di A. Marien; Missarum liber primus di P.P. Paciotti. L'editore stampò inoltre composizioni di F. Anerio, C. del Castillo, L. Marenzio, T.L. da Victoria, G. Pierlugi da Palestrina, R. Giovannelli; I 4 libri delleLaudi spirituali (1583-91) di F. Soto per la Congregazione dell'oratorio; due edizioni a cura di G. Guidetti di canti gregoriani.
Nel 1591 Alessandro probabilmente ritornò a Venezia, ma pare che sia morto a Roma nello stesso anno.
Nel frattempo la società Gardano, diretta e intestata al secondogenito Angelo, nato a Venezia nel 1540, aveva continuato a prosperare, mantenendo sempre la marca tipografica paterna ma, nel tentativo di ottenere il monopolio del mercato editoriale musicale, aveva rinunciato all'eleganza e alla raffinatezza delle edizioni di Antonio, diminuendo quindi i costi di produzione, e diffondendo così prodotti più economici, ma assai meno curati, se si escludono alcune messe in formato corale in folio grande e una serie di antifonari, graduali e uffici.
Angelo fu tanto stimato dai suoi concittadini che venne eletto priore dell'"Arte dei librai stampatori e ligadori di Venezia", carica che ricoprì per parecchi anni. Nel 1569 legittimò la figlia Diamante e successivamente fece entrare a far parte della società il marito di lei Bartolomeo Magni.
All'inizio del XVII secolo morì il fratello Mattio. Tale evento ebbe gravi ripercussioni su Angelo e la sua ditta, poiché la cognata, A. Cappi, richiese la restituzione della propria dote e la parte ereditata dal marito. Inoltre rientrò nella casa dei suoi portando con sé il figlio Antonio sottraendolo agli insegnamenti dello zio, il quale intendeva avviarlo all'arte della stampa. La controversia tra Angelo e la cognata si risolse in tribunale: l'editore ottenne di conservare indiviso il patrimonio familiare, ma fu costretto a cambiare la ragione della ditta in "Angelo Gardano e fratelli" e a restituire alla cognata la dote.
Angelo proseguì la sua attività coadiuvato dalla figlia Diamante e dal genero. Nel 1591 venne pubblicato l'Indice delli libri di musica che si trovano nelle stampe di Angelo Gardano in Venezia, che elenca 351 numeri e nel quale sono presenti i più importanti compositori del tempo e numerose antologie.
Tra le pubblicazioni di Angelo si ricordano: le raccolte di mottetti di O. di Lasso, C. Porta, C. Merulo, A. Gabrieli, M.A. Ingegneri, H. Vecchi, C. Antegnati, D. Phinot; di madrigali di J. Archadelt, P. Verdelot, C. Antegnati, V. Ruffo, V. Cossa, F. Azzaiolo, C. de Rore, C. Merulo, A. Gabrieli, M.A. Ingegneri, L. Marenzio; di messe di C. Merulo, Annibale Padovano, A. Gabrieli, C. Porta, numerosi volumi di canzoni, villotte, salmi, magnificat, litanie, lamentazioni, ricercari, balli, intavolature per organo, arpicordo e liuto. Tra le antologie: Musica di 13 autori illustri (1576); Musica di diversi autori sopra la battaglia francese et canzon delli uccelli (1577); Villotte mantovane (1583).
Angelo morì a Venezia il 6 ag. 1611. Nel testamento egli stabilì che alla sua morte fosse sciolta la società dei G., che il nipote Antonio fosse liquidato, che - saldati i debiti - fossero versati 1000 ducati al genero Bartolomeo Magni. Nominò erede universale la figlia Diamante, la quale continuò per altri due anni l'attività paterna, mutando la ragione della ditta in "L'herede di Angelo Gardano", fino a che, alla sua morte, il marito divenne unico proprietario della ditta, pur mantenendo per opportunità commerciale l'antico nome dei Gardano. Pertanto, fino alla fine del secolo XVII, circolarono edizioni contrassegnate dall'antica marca del capostipite Antonio, sotto la quale potevano trovarsi le seguenti diciture: "Stampa del Gardano appresso Bartolomeo Magni", "Francesco Magni detto Gardano", "Stamperia del Gardano appresso Francesco Magni" o, ancora, "Stamperia del Gardano". Altri due cataloghi delle edizioni Gardano furono pubblicati nel 1619 e nel 1649.
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