GARNI (Γάρνι, Gornea)
Centro antico nell'attuale Armenia sovietica, nei pressi di Erivan, su un promontorio alla confluenza dei fiumi Arzate e Garni, con resti di un santuario di età romana e di antiche fortificazioni, che nella tradizione locale vengono chiamati, fin da tempo antico, "Tacht Trdata" (Trono di Tiridate).
Le notizie su G. risultano frammentarie e leggendarie fino al I secolo della nostra èra. Tacito (Ann., xii, 45) accenna a fortificazioni presidiate da guarnigione romana a G.; lo storico armeno Fausto di Bisanzio (344-392), autore di una Storia dell'Armenia, cita G. (libro iii, cap. 8) come fortilizio romano di grande importanza. Mosè di Chorene (V-VI sec.) ci dà notizie leggendarie di un discendente del re Tiridate, che avrebbe costruito in una vallata inaccessibile un palazzo fortificato, denominato poi Garni. Nel VII sec. lo storico Sebeo accenna a G. a proposito di una vittoria riportatavi dal marito della regina georgiana Tamara contro i musulmani. Nel sec. XIII lo storico Orbeliani nota che nei pressi di G. fu sconfitto l'esercito georgiano da parte di Gialal ed-Din. Alla fine del sec. XVI (i 593) Simeone di Aparanski, in una elegia dedicata a G., ne descrive il tempio, magnifico, dotato di stilobate di nove gradini e ventiquattro colonne. Tra il 1810 e il 1819, fu visitata e descritta da I. Morier e da Ker Porter. Poco più tardi Dubois de Monpeureux studiò il tempio e nel 1843 ne diede la pianta e la ricostruzione. Tra gli anni 1909 e il 1910 la Società Archeologica Russa ne affidò gli scavi a N. Marr e I. Smirnov i quali stabilirono che il tempio, costruito in basalto, era un periptero ionico anfiprostilo disposto da N a S, con relativo vestibolo. Dotato di sei colonne frontali ed Otto laterali, misurava 13 m per 18 ed aveva dei frontoni molto elevati. Le colonne, alte m 5,8o erano fornite di capitelli ionici, che ricordano quelli dei templi siriaci.
Il fregio riccamente adorno di foglie di acanto larghe e molli, ad alto rilievo, era sovrastato da un cornicione con grondaia a testa di leone e antefisse a palmette. Tutte le parti decorative sono ricavate con grande maestria dal duro basalto. I frontoni del tempio erano lisci, con acroteri di basalto raffiguranti tre foglie di acanto.
(M. Gibellino Krasceninnikova)
Il tempio di G. è stato costruito da maestri armeni, a giudicare dalle tradizioni tecniche, costruttive e decorative (cfr. il tempio urarteo a Muṣaṣir sul rilievo nel palazzo di Sargon a Khorsābād), ma in collaborazione o sotto la guida di architetti dell'Asia Minore, se si considerano le forme affini alla decorazione dei templi del I e II sec. a Sagalasso e Termessos di Pisidia.
Il tempio è stato costruito nella seconda metà del I s,ec. d. C., evidentemente sul posto di un tempio più antico, distrutto durante l'invasione di Corbulone, ed era con ogni probabilità dedicato al dio Mitra (armeno Mihr), a giudicare dalle parole di Dione Cassio (63, c. 5, 2), cioè al più importante dio degli Armeni. Una conferma potrebbe essere la presenza sui pilastri di raffigurazioni di Atlante, uno dei compagni di Mitra (Agost., Contra Faustum, xv, 5).
Il discusso problema della datazione del tempio, è stato avviato a soluzione dal trovamento, di G., nel 1945, di una iscrizione greca incisa su ùna lastra di basalto del muro della fortezza, nella quale è detto che "Tiridate il Grande, sovrano della Grande Armenia" aveva fatto costruire questa "fortezza imprendibile" e un certo edificio nell'interno di essa "nell'anno undicesimo del suo regno", cioè nell'anno 77 d. C. Dal 1948 ad oggi l'Accademia Armena delle Scienze continua ad eseguire lavori di scavo (sotto la direzione di B. N. Arakeljan,), nel corso dei quali si son potute mettere in luce grandiose mura di cinta con torri. In alcuni punti si sono osservati 14 strati di posa (alt. fino a 8 m). Il muro è formato da enormi blocchi di basalto perfettamente squadrati, sovrapposti a secco e fermati con l'aiuto di grappe di ferro e colate di piombo.
Particolare interesse presenta la scoperta del bagno del palazzo con ipocausto. Esso è formato da quattro locali, tre dei quali venivano riscaldati. Nella parte meridionale dell'antibagno si trova un bacino semicircolare che serviva evidentemente alle abluzioni fredde. Il pavimento dell'antibagno era a mosaico di pietrine di varî colori: sullo sfondo del mare vi erano raffigurate varie divinità marine, Nereidi, ippocentauri, pesci, ecc.; in caratteri greci accanto ad ognuno era segnato il nome (v. caucaso, culture del). Nel medaglione centrale erano le teste di Okeanos e Thalassa con la strana iscrizione ΜΗΔΕΝ ΛΑΒΟΝΤΕC ΕΡΓĀ CĀΕΘĀ "lavoriamo senza ricevere niente".
Pur ricordando, da un punto di vista compositivo, pavimenti analoghi di Antiochia, stilisticamente il mosaico di G. dà l'impressione di un lavoro di artigiani locali. Le caratteristiche paleografiche lo fanno risalire al III sec. d. C. Parallelamente ai lavori della fortezza, sono stati eseguiti degli scavi nella necropoli (sul territorio dell'odierno villaggio di G.); sono state scoperte più di 6o tombe e forme di casse di pietra, il cui inventano risale soprattutto ai primi secoli dell'èra cristiana.
Bibl.: I. Morier, Second voyage en Perse, en Arménie et dans l'Asie Mineure, Parigi 1810-1816, vol. II, p. 243 ss.; K. Porter, Travels in Georgia, Persia, Armenia, Ancient Babilonia, II, Londra 1822, p. 624 ss.; Dubois de Monpereux, Voyage autour du Caucase, III, Parigi 1839, p. 386 ss.; H. Mattingly, The Roman Imperial Coinage, II, Londra 1926, tav. XI, n. 191 (2); Ja. I. Smirnov, Archivio I. I. M. K. f., II, doc. 186, libro 2°; K. K. Romanov, Razvaliny chrama rimskogo tipa v Bas-Garni (I ruderi del tempio di tipo romano a G.), Mosca-Leningrado 1933, p. 636; G. Buniatjan, Jazyčeshij chram pri dvorce Trdata v kreposti G. (Un tempio pagano nel palazzo di Tiridate a G.), Erivan 1933; K. V. Trever, K voprosu ob antičnom chrame v Garni (Armenija). (Sul problema dell'antico tempio di G. [Armenia]), in Sovetskaja Archeologija, XI, 1449, pp. 285-304; id., Nadpis'o postroenii armjanskoj kreposti G. (Un'iscrizione sulla costruzione della fortezza armena di G.), Leningrado 1949; id., Ocerki po istorii kul'tury drevnje Armenii (Studî sulla storia della cultura dell'antica Armenia), Mosca-Leningraedo 1953; B. Arakeljan, Garni, I, Erivan 1951; II, 1957; A. J. Sainjan, Garni i Gegard, Mosca 1958.
(K. V. Trever)