SNYDER, Gary Sherman
Poeta statunitense, nato a San Francisco l'8 maggio 1930. Contemporaneamente alla formazione nelle università dell'Indiana e di Berkeley, dove seguì corsi di lingue e filosofie orientali, ha lavorato come addetto forestale, sviluppando quel rapporto privilegiato con la terra, che è divenuto la metafora centrale della sua poesia. Dopo aver partecipato (1955) al Poetry reading di San Francisco, ha soggiornato lungamente in India e Giappone. Al riconoscimento dell'Istituto Nazionale di Arti e Lettere (Poetry Award) è seguito (1975) il premio Pulitzer per la poesia. Attualmente S. insegna al Davis Campus della University of California, e pubblica poesie su importanti riviste letterarie (Northwest Review, Zyzzyva, Nuke-Rebuke, Sulphur).
Nella prima raccolta di versi, Riprap (1959), all'alternanza di sogno e riflessione segue la realistica esperienza, tradotta in poesia, del viaggio in Oriente; in Myths and texts (1960) il poeta è il tramite per il connubio tra due momenti − la società primitiva e l'esperienza moderna − che s'incontrano nell'inconscio. Al pari di H.D. Thoreau, S. possiede la natura primitiva nei suoi aspetti pragmatici e spirituali (cui ascende tramite la disciplina buddista) e ne fornisce la metafora universale in The back country (1968). La voce della Dea (Vak), moglie del Brahama, è protagonista di Regarding wave (1970), dove la donna-madre e la terra fertile si richiamano incessantemente e la qualità domestica acquista connotazioni simboliche. In Turtle Island (1972), che contiene una serie di saggi didattici sull'ecologia, avviene la perfetta adesione, attraverso la fluidità delle forme linguistiche, del corpo alla terra. Nelle prose di Earth house hold (1969, ma scritte tra il 1952 e il 1957), di The old ways: six essays (1977) e di The practice of the wild (1990), S. offre una visione ciclica dell'universo che allaccia, spazialmente e temporalmente, il primitivo e il moderno nella sintesi ecologica. Mountains and rivers without end (le cui prime sei sezioni vengono pubblicate nel 1956 e altre si vengono ad aggiungere a scadenza di alcuni anni) si annuncia come poesia ''aperta'', un'esperienza continua e dinamica. Mitologie occidentali e orientali sono comprese nel ''grande vuoto'' della composizione su campo, dove si sprigionano − secondo il principio poetico di C. Olson − energia e tensioni. Le prose (tra cui Passage through India, 1984) sono scientificamente fondate su letture antropologiche, oltre che sull'esperienza personale maturata nei monasteri Zen giapponesi. La poesia (ricordiamo ancora: Three worlds, three realms, six roads, 1966; The blue sky, 1969; The fudo trilogy, 1970; Left out in the rain: new poems 1947-1985, 1986; No nature: new and selected poems, 1992) è caratterizzata da uno scarso uso di elementi di punteggiatura e ha una qualità estatica che si rivela nei suoi significanti. Densissima di materia lessicale imbevuta di una carica immaginativa e visionaria che si organizza in complessi disegni sintattici e fonetici, nei momenti più felici la lingua di S. assume le forme del suolo che s'incurva e si eleva plasmandosi in corrugamenti montagnosi, entro i quali il lettore individua il ritmico pulsare della vita.
Bibl.: R. Howard, Alone with America, New York 1971; K. White, The tribal dharma: an essay on the work of Gary Snyder, Dyfed (Galles) 1975; B. Steuding, Gary Snyder, Boston 1976; B. Almon, Gary Snyder, Boise (Idaho) 1979; The real work: interviews and talks 1964-1979, a cura di W.S. McLean, New York 1980; C. Molesworth, Gary Snyder's vision: poetry and the real work, Columbia (Missouri) 1983; K. McNeil, Gary Snyder: a bibliography, New York 1983; Critical essays on Gary Snyder, a cura di P.D. Murphy, Boston (Massachusetts) 1990; T. Dean, Gary Snyder and the American unconscious: inhabiting the ground, New York 1991; P.D. Murphy, Understanding Gary Snyder, Columbia (South Carolina) 1992; R.J. Schuler, Journey toward the original mind: the long poems of Gary Snyder, New York 1994.