gasdotti e oleodotti
Il sistema circolatorio della nostra civiltà
La nostra civiltà dipende dall'energia e dalle materie prime: gli oleodotti e i gasdotti costituiscono i sistemi più efficienti per il trasporto di petrolio e gas naturale. Si tratta di opere colossali di ingegneria che devono affrontare e superare complessi problemi di costruzione. I gasdotti e gli oleodotti sono anche causa di guerra e di incidenti molto gravi. La tecnica di realizzazione e la sicurezza nella loro gestione sono in continuo progresso, talvolta grazie a un importante contributo da parte del nostro paese
Così come noi non potremmo vivere se vene e arterie non portassero il sangue in ogni parte del nostro corpo, allo stesso modo la nostra civiltà è dipendente dal petrolio e dal gas naturale, due combustibili fossili, il primo liquido e il secondo gassoso, formatisi nel sottosuolo nel corso di milioni di anni. Questi combustibili hanno bisogno di strutture che li trasportino dai giacimenti alle diverse località. Senza queste fonti di energia la nostra società si fermerebbe, perché non sarebbe possibile produrre l'energia utilizzata per riscaldare le abitazioni o fare funzionare automobili e camion.
Il petrolio e il gas naturale, e in genere tutti i combustibili fossili, non sono però distribuiti equamente su tutto il Pianeta; al contrario, spesso si trovano in aree poco industrializzate. Occorre quindi trasportare queste risorse anche per grandi distanze, e a tale scopo si utilizzano diversi mezzi. Si possono per esempio usare le petroliere: enormi navi cisterna che contengono al loro interno il petrolio o anche il gas naturale, mantenuto allo stato liquido per mezzo della bassa temperatura o di elevate pressioni. I gasdotti e gli oleodotti forniscono invece un sistema di trasporto alternativo che, in linea di principio, dovrebbe risultare meno inquinante e più economico. L'idea è quella di trasportare i fluidi attraverso strutture fisse che non richiedono, come nel caso delle petroliere o dei camion, a loro volta benzina o gasolio per funzionare. È proprio la rete di tubi formata dalle decine di migliaia di chilometri di gasdotti e oleodotti che costituisce un vero e proprio sistema circolatorio per rifornire di energia la nostra civiltà.
Gasdotti e oleodotti sono costituiti da un insieme di condutture, in tutto e per tutto simili a quella rete di tubi che porta l'acqua nelle nostre case, con rubinetti, snodi e giunture. Il moto di un liquido all'interno di un tubo è descritto da precise leggi fisiche, e la sua velocità è determinata da una serie di parametri come il diametro della condotta, la differenza di altezza fra il punto di partenza e quello di arrivo e la pressione alla quale si trova il fluido. In particolare, una rete che si estende per migliaia di chilometri non può affidarsi unicamente alla differenza di altezza tra partenza e arrivo per mantenere il liquido in movimento, ma deve prevedere a intervalli regolari stazioni di pompaggio in grado di aumentare la pressione del fluido, spingendolo in avanti. Inoltre, la difficoltà maggiore nella realizzazione dei gasdotti è data dalla specifica natura del fluido trasportato, che è infiammabile. Occorre quindi che il trasporto avvenga in condizioni di sicurezza, che non ci siano perdite lungo la linea, che i tubi siano sempre in buone condizioni e che con il passare del tempo non si deteriorino.
I tubi utilizzati sono normalmente in acciaio, e le loro dimensioni sono in rapporto alla quantità di fluido che deve circolare: vi sono così condotte con un diametro di 30 cm, e altre che superano abbondantemente 1 m. La velocità del fluido all'interno è in media di qualche metro al secondo. Un parametro importante nella realizzazione di queste reti è la loro economicità: occorre infatti tenere conto non solo del costo di costruzione, ma anche di quello di esercizio, in modo tale che alla fine il petrolio e i gas trasportati non arrivino a costare troppo.
Un progresso fondamentale nella realizzazione dei gasdotti è stato offerto dalla realizzazione delle tecnologie offshore, ossia d'alto mare. In altre parole, i gasdotti e gli oleodotti non solo sono posati sul terreno o interrati a piccole profondità, ma devono attraversare anche i mari. Qui le difficoltà aumentano notevolmente, perché spesso occorre posare i tubi a profondità anche di migliaia di metri. Per compiere questa operazione si utilizzano navi particolari, estremamente sofisticate. Occorre infatti tenere conto che ogni 10 m di profondità la pressione marina aumenta di circa 1 atm (la pressione unitaria di un'atmosfera è quella che sopportiamo mediamente al livello del mare). Questo significa che un tubo posato a 2.000 m sotto la superficie del mare deve lottare con una pressione di 200 atm durante tutta la sua vita di esercizio. Inoltre, a quella profondità non può operare nessun subacqueo, che finirebbe schiacciato immediatamente dalla colonna d'acqua, e tutte le operazioni di posa, costruzione, giunzione delle condotte e manutenzione devono essere eseguite da apposite macchine. Reti sottomarine di questo tipo sono usate soprattutto per il trasporto di gas naturale, un combustibile considerato sempre più importante anche per il suo ridotto impatto ambientale rispetto al petrolio.
Spesso all'origine delle guerre odierne, vi sono problemi di approvvigionamento di materie prime. I pozzi di petrolio costituiscono, per esempio, un obiettivo strategico di primaria importanza per una nazione che si deve rendere economicamente indipendente. Un discorso analogo vale anche per i gasdotti e gli oleodotti. Non basta infatti possedere il petrolio e il gas naturale, ma è necessario riuscire a trasportarli in sicurezza fino al proprio paese. Per questo motivo la rete dei gasdotti e degli oleodotti entra a pieno titolo nelle questioni di geopolitica: occorre stringere accordi con altri paesi per avere garanzie sul funzionamento di una determinata rete, e a volte, in mancanza di tali accordi, si arriva anche al conflitto armato.
In Italia, per esempio, un grande successo politico è stata la realizzazione del gasdotto Blue stream, che ha coinvolto la Russia, permettendo all'ENI (Ente nazionale idrocarburi) di disporre di una grande quantità di gas naturale per il nostro paese.
Un'importante rete di gasdotti si trova nella regione settentrionale dell'Afghanistan, che è una zona strategica per l'approvvigionamento energetico, principalmente a causa della sua posizione geografica. Questo paese rappresenta infatti la porta di accesso alle enormi riserve energetiche dei giacimenti del Caspio e delle Repubbliche dell'ex Unione Sovietica. Ai suoi confini si trovano per esempio il Turkmenistan e il Kazachstan, paesi le cui riserve di idrocarburi sono paragonabili a quelle presenti nella Penisola Arabica.
Proprio per questa particolare situazione, per molti anni le grandi compagnie petrolifere hanno cullato il sogno della realizzazione di un oleodotto per trasportare il greggio dai suddetti Stati verso i paesi occidentali attraverso l'Afghanistan, ma l'instabile situazione politica e le tensioni che hanno caratterizzato questa regione fin dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso avevano sempre impedito l'avvio della costruzione. Un'alternativa poteva essere il passaggio dell'oleodotto attraverso la Cina, ma questo avrebbe significato un allungamento di migliaia di chilometri. Solo recentemente, migliori condizioni di stabilità politica hanno permesso l'avvio della costruzione dell'oleodotto e il suo passaggio in Afghanistan.
Non sempre la sicurezza dei gasdotti è garantita, e la loro storia è costellata anche di incidenti molto gravi. Nel 1989, per esempio, l'esplosione del gas diffuso dalla perdita di un gasdotto GPL (ossia che trasportava gas di petrolio liquefatto, noto anche con i nomi di butano e propano), coinvolse due treni che si trovavano nelle vicinanze del gasdotto. L'incidente, avvenuto ad Asha-ufa, in Siberia, provocò la morte di oltre 600 persone. L'anno precedente in Nigeria vi era stato un altro incidente ancora più grave, con la morte di almeno un migliaio di persone nella città di Jesse, sul delta del fiume Niger, e nel villaggio di Apawar: entrambi i centri si trovavano nei pressi di un oleodotto che perdeva petrolio. Spesso in quelle aree le condotte petrolifere sono manomesse dagli stessi abitanti che, spinti dalla miseria, si procurano in questo modo pericoloso combustibile da utilizzare o da rivendere, con il rischio di innescare anche esplosioni accidentali.
Uno dei gasdotti sottomarini tecnologicamente più evoluti è rappresentato da Blue stream: una linea di 1.250 km di tubi che congiungono i giacimenti russi del Mar Nero alla Turchia, e che per buona parte del tragitto si trovano a oltre 2.000 m sotto il Mar Nero. Questo progetto ha visto la partecipazione a pieno titolo dell'ENI, che è comproprietaria della rete assieme a Gazprom, la società nazionale russa per gli idrocarburi. Le società dell'ENI Snamprogetti e Saipem hanno realizzato la posa delle tubazioni. In particolare è stata usata la nave Saipem 7000, un colosso lungo 198 m e largo 87 m, che può alloggiare fino a 800 persone e che è in grado di lavorare anche con il mare mosso.
L'ENI si occupa della distribuzione e raffinazione del petrolio, ma anche di quella di altri combustibili fossili, tra i quali il gas naturale. In questi anni l'ENI ha concluso la realizzazione di un gasdotto, chiamato Transmed, lungo oltre 2.000 km, che trasporta il gas naturale dall'Algeria fino nel cuore della Pianura Padana. Questo gasdotto è formato da due linee, la prima completata nel 1983, la seconda nel 1997. Solo per la realizzazione di questa seconda linea sono state impiegate un milione e centomila tonnellate di acciaio. Il gasdotto nel suo tragitto supera 850 tra fiumi e ruscelli, oltre 1.800 strade e 67 linee ferroviarie. Inoltre, parte del tragitto avviene sott'acqua, raggiungendo anche una profondità di 600 m.