JOVELLANOS, Gaspar Melchor de
Statista, economista, letterato spagnolo, nato a Gijón nelle Asturie il 5 febbraio 1744, mDrto a Puerto de Vega il 27 novembre 1811. Studiò leggi ad Avila e ad Alcalá de Henares avviandosi per la carriera ecclesiastica, che abbandonò quando fu nominato "alcalde del crimen" a Siviglia (1767). Spirito aperto a tutte le forme del sapere, contemperando gli studî giuridici con i filosofici e letterarî, compose allora (1769-1772) sui modelli neoclassici francesi la tragedia in versi Pelayo, e nella commedia lagrimosa El delincuente honrado (1774) mise in rilievo le antinomie tra la legge vigente e i principî consuetudinarî. Con il gruppo innovatore dei poeti di Salamanca, e tra essi soprattutto con Juan Meléndez Valdés e con Diego González, si strinse in amicizia esortandoli, in una bella epistola in versi sciolti, a piegare la loro ispirazione verso argomenti filosofici e civili. Nel 1778 passò a Madrid "alcalde de Casa y Corte" e, godendo le simpatie di P. Rodríguez de Campomanes, cominciò ad affermarsi come valente cultore di questioni economiche (Informe sobre el libre ejercicio de las artes, 1785). Ispirandosi a forme di equilibrato liberalismo il J., senza nulla distruggere, cerca una conciliazione tra il presente e il passato armonizzando con i progressi della civiltà le istituzioni tradizionali. È tutta una visione storica concreta della vita spagnola attraverso i secoli quella che informa le trattazioni del J. sul commercio, sull'industria, sulla marina mercantile, impedendogli di cadere nell'astrattismo teorico. L'amicizia con Francisco Cabarrús organizzatore del banco di San Carlos - istituzione propugnata dal J. in un Dictamen del 1782 - gli procurò l'esilio da Madrid (1790) e il larvato confino a Gijón, dove si dedicò con entusiasmo alla fondazione dell'Istituto asturiano per l'insegnamento della matematica, della fisica, della mineralogia e della nautica. Scienza e letteratura erano per lui i cardini dell'educazione umana (Oración sobre el estudio de las ciencias naturales), e scienza e libertà nell'iniziativa individuale erano per lui le fondamenta per il progresso agricolo della Spagna (Informe acerca de la Ley Agraria, 1795). Riabilitato il Cabarrús, M. de Godoy, per soddisfare l'opinione pubblica, richiamò il J. a Madrid e gli affidò il Ministero di grazia e giustizia (novembre 1797-agosto 1798); ma un suo Informe acerca del Tribunal de la Inquisición lo fece ricadere in disgrazia. Relegato a Maiorca (13 marzo 1801-22 marzo 1808), egli si diede a studî storici illustrando la Lonja di Palma e il castello di Bellver, e scrivendo belle pagine sull'architettura gotica, con un vivo entusiasmo per un Medioevo trovadorico e galante secondo la moda del tempo. La libertà gli fu ridata quando ormai la Spagna era in mano dei Francesi. Il J. non accettò la nomina a ministro propostagli da Giuseppe Bonaparte; anzi si schierò subito contro gl'invasori in nome della causa nazionale (Memoria en defensa de la Junta Central), perseguitato così dai nemici interni ed esterni a Cadice e a Giión sino all'ultimo rifugio di Puerto de Vega.
Uomo di pensiero e d' azione, in ogni campo della sua molteplice attività, lasciò tracce durature; e anche nella poesia civile del sec. XVIII egli resta come il poeta del patriottismo più puro entro un ideale umano di dignità, di nobiltà e di carattere. (Obras, in Bibl. Aut. Esp., XLVI e L; Escritos inéditos de J, ed. J. Somoza García-Sala, Madrid 1891).
Bibl.: Cartas de J. y Lord Vassall Holland sobre la Guerra de la independencia (1808-11), ed. J. Somoza García-Sala, Madrid 1911; Diarios de J. Memorias intimas (1808-11), ed. M. Adellac, Madrid 1911; E. González-Blanco, J., su vida y su obra, Madrid 1911; J. Juderías, Don G. M. de J. Su vida, su tiempo, sus obras, su influencia social, Madrid 1913; L. A. de Cueto, Historia crítica de la poesía castellana, I, Madrid 1893, p. 403 segg.