TORRELLA, Gaspar
– Nacque a Valencia, Spagna, intorno al 1452, figlio del magister di medicina Ferrer Torrella.
Fu il minore di tre figli medici di formazione universitaria. Ferrer aveva studiato medicina all’Università di Montpellier e fece parte della generazione di medici favorevoli all’introduzione dell’arte medica in ambito universitario, che rese possibile l’inserimento dell’insegnamento della chirurgia presso l’Università di Valencia fin dalla sua fondazione nel 1499. Insieme al fratello Jerónimo – dell’altro si sa solo che esercitò la professione di medico a Cagliari e che il suo nome era forse Ausiàs – Gaspar frequentò le lezioni di medicina presso le Università italiane di Siena e di Pisa negli anni Settanta del Quattrocento con maestri molto influenti tra cui Alessandro Sermoneta e Pierleone da Spoleto ma conseguì il titolo di magister solo nel 1483, grazie all’istanza accolta favorevolmente da papa Sisto IV. Jerónimo Torrella (circa 1450-post 1508) fu medico della regina Giovanna d’Aragona a Napoli (1477-99) e in Spagna (1499-1504) e successivamente del fratello di quest’ultima Ferdinando il Cattolico; inoltre fu professore di medicina presso l’Università di Valencia (1505-08) e autore dell’opera Opus praeclarum de imaginibus astrologicis (Valencia 1496).
Una volta terminati gli studi, la vita di Gaspar Torrella trascorse quasi interamente a Roma, città in cui godette sempre di una posizione sociale agiata in quanto membro della corte del cardinale Rodrigo Borgia. Quando questi nel 1492 divenne papa Alessandro VI, Torrella continuò a offrirgli i suoi servigi, in qualità di medico personale del figlio Cesare Borgia. Già dal 1504, Giulio II (1503-13), nonostante avesse scatenato una feroce persecuzione contro i Borgia e la loro corte, volle avvalersi di Torrella tenendolo tra i suoi archiatri; segno indicativo di stima della sua competenza professionale da parte del nuovo papa, vittima precoce del ‘mal francese’.
Chierico già negli anni Settanta del Quattrocento, Torrella accumulò nel corso della sua esistenza numerosi benefici ecclesiastici in Spagna e in Italia, tra cui spiccano la prelatura domestica insieme ad Alessandro VI e a Giulio II, e l’arcivescovado a vita di Santa Giusta, in Sardegna (a partire dal 1494). Inoltre, fu responsabile della Biblioteca Vaticana tra il 1498 e il 1500.
Morì a Roma intorno al 1520 ed è probabile che già dal 1506 non esercitasse più in modo attivo la professione di medico.
Le notevoli influenze intellettuali neoplatoniche, così come l’impronta evidente di valori propri dell’umanesimo latino, sono da attribuirsi alla formazione di Torrella presso le università toscane avvenuta durante il decennio del 1470, nonostante la scuola di riferimento di Gaspar s’inserisse pienamente nella tradizione galeno-avicenniana, secondo un uso frequente tra i medici italiani di quella generazione. Come membro della suddetta generazione, sperimentò le nuove possibilità che la stampa aveva dato alla diffusione del sapere. Il legame con i protettori delle arti e delle scienze, così potenti, e la residenza in uno dei centri più attivi della stampa delle origini gli diede la possibilità di pubblicare la totalità dei suoi scritti conosciuti, che videro la luce nel giro di undici anni (1497-1507) e, in qualche caso, più di una volta. Si tratta di cinque opere mediche e di una previsione astrologica.
Torrella dedicò le sue prime due opere mediche al ‘mal francese’, una malattia nuova in apparenza, che propose di ribattezzare con il nome di pudendagra, neologismo di chiara derivazione pliniana. Si trattava di una malattia dolorosa, cronica, progressiva e invalidante, le cui lesioni cutanee e mucose davano alle sue vittime un aspetto deforme e ripugnante, e che si trasmetteva soprattutto attraverso il contagio sessuale. Entrambe le opere furono dedicate a Cesare Borgia, già a quel tempo vittima del nuovo male venereo.
Il Tractatus cum consiliis contra pudendagram seu morbum gallicum (Romae 1497) si divide in due parti ben distinte e circa eguali in lunghezza: nella prima, Torrella espose la sua concezione della natura, le cause, i segni e le terapie del mal francese; nella seconda parte, invece, scelse cinque studi clinici tra diciassette casi che assicurava di aver trattato con successo nei mesi precedenti la pubblicazione dell’opera, per illustrare varie specie di pudendagra.
L’opera fu ripubblicata con il nuovo titolo di De morbo gallico cum aliis (Romae circa 1498), preceduta da una lettera a Luigi di Borbone (1484-1510), vescovo di Avranches (Normandia), che lo aveva esortato a pubblicare nuovamente il suo lavoro, probabilmente spinto dalle stesse motivazioni del suo signore. L’incontro tra i due dovette avere luogo in occasione della permanenza di Torrella, nel biennio 1498-99, alla corte di Luigi XII a Chinon, luogo in cui accompagnò Cesare Borgia, andatovi a proporre un piano ambizioso di diplomazia papale che comprendeva il suo matrimonio a Blois con Charlotte d’Albret, sorella del re di Navarra.
La sua seconda opera sul mal francese, il Dialogus de dolore cum tractatu de ulceribus in pudendagra evenire solitis fu pubblicata a Roma nel 1500. Com’è possibile dedurre dal titolo, si tratta in realtà di due lavori indipendenti aventi come oggetto le due caratteristiche cliniche più evidenti del mal francese: il dolore e le ulcere. Torrella presentò la nuova opera come «necessaria per una cura vera e completa della pudendagra» (p. 2r), sottolineando che a volte entrambi i sintomi si evolvevano in modo inatteso, persino in malati apparentemente guariti. Più in concreto, specificò che i dolori spesso ricomparivano, resistevano a qualsiasi terapia, e la loro intensità si esacerbava fino a provocare la morte del paziente. Allo stesso modo, le pustole iniziali erano sostituite da ulcere maligne, restie a qualsiasi trattamento, che causavano al paziente grandi sofferenze e ai medici grande preoccupazione.
Nell’agosto del 1504 Torrella terminò l’opera Qui cupit a peste non solum preservari sed et curari hoc legat consilium, un ‘consiglio’ medico scritto in occasione della ‘peste’ che a quei tempi colpiva Roma e altre città italiane, allo scopo di prevenirla e trattarla. Lo pubblicò a Roma non prima del mese di dicembre del 1505, data della nomina come datario apostolico di Giovanni Gozzadini, destinatario della dedica, dal momento che Torrella sembrava stesse cercando la sua protezione presso la corte papale di Gulio II (su Gozzadini, v. P. Partner, The pope’s men: the papal civil service in the Renaissance, Oxford 1990, pp. 136-139, 235, passim).
Nel 1505, pubblicò in due edizioni apparse quasi contemporaneamente a Roma e a Salamanca, il Consilium de egritudine pestifera et contagiosa ovina cognominata nuper cognita quam Hispani modorrillam vocant, un nuovo consilium medico, questa volta dedicato a una strana malattia epidemica, comunemente conosciuta come modorrilla dagli spagnoli e chiamata anche egritudo ovina), che aveva provocato una strage all’interno della flotta castigliana delle Fiandre tra la fine del 1504 e la metà del 1505, diffondendosi poi ampiamente tra i regni ispanici e quelli vicini. Dedicato a Fernando Álvarez Abarca, medico reale e professore di medicina presso l’Università di Salamanca, lo aveva redatto su richiesta di Juan López de Ybar, un medico basco novello legato alla flotta castigliana delle Fiandre; questi gli chiedeva un ‘consiglio’, presumibilmente, in virtù della fama di Torrella come studioso di nuove malattie.
Nel 1506, Torrella pubblicò, sempre a Roma, Pro regimine seu preservatione sanitatis. De esculentis et poculentis dialogus, un esteso trattato di salute incentrato sugli alimenti e sulle bevande, dedicato al suo signore, papa Giulio II, e redatto in forma di dialogo tra un vescovo (episcopus) e un medico (doctor).
La produzione scritta di Torrella terminò con il Iudicium universale de portentis presagiis et ostentis rerumque admirabilium ac solis et lune defectibus et cometis (Romae 1507), un’epistola inedita originariamente redatta nel 1502 per il suo signore di allora Cesare Borgia, nella quale dissertava sul significato dei fenomeni celesti come «i portenti, i prodigi e i presagi, i difetti del Sole e della Luna, e le comete». La sua pubblicazione tardiva obbediva alla richiesta di Gozzadini – presumibilmente suo nuovo protettore – attratto dalle possibili conseguenze di una cometa vista nel cielo romano nell’agosto del 1506.
Fonti e Bibl.: L. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. 236-280; L. Gualino, L’infezione celtica, in Id., Storia medica dei romani pontefici, Torino 1934, pp. 257-331; A.F. Verde, Lo Studio fiorentino, 1473-1503. Ricerche e documenti, III, 1, Pistoia 1977, p. 129, IV, 1, Firenze 1985, p. 139; P. Casciano et al., Materiali e ipotesi per la stampa a Roma, in Scrittura, biblioteche e stampa in Roma nel Quattrocento. Aspetti e problemi. Atti del Seminario... 1979, a cura di C. Bianca et al., I, Città del Vaticano 1980, pp. 213-244; J. Arrizabalaga, El ‘Consilium de modorrilla’ (Roma y Salamanca, 1505): una aportación nosográfica de G. T., in Dynamis, V-VI (1985-1986), pp. 59-94; Id., ‘De morbo gallico cum aliis’: another incunabular edition of G. T.’s Tractatus cum consiliis contra pudendagram seu morbum gallicum (1497), in La Bibliofilia, LXXXIX (1987), 2, pp. 145-157; Id., Medicina universitaria y ‘morbus gallicus’ en la Italia de finales del siglo XV: el arquiatra pontificio G. T. (c. 1452 - c. 1520), in Asclepio, XL (1988), 1, pp. 3-38; L. García Ballester, La medicina a la València medieval. Medicina i societat en un país medieval mediterrani, Valencia 1988, pp. 57-73; J. Arrizabalaga - L. García Ballester - F. Salmón, A propósito de las relaciones intelectuales entre la Corona de Aragón e Italia (1470-1520), in Dynamis, IX (1989), pp. 117-147; J. Arrizabalaga - J. Henderson - R. French, The great pox. The French disease in Renaissance Europe, New Haven 1997, pp. 113-144, 311-317; J. Torrella (Hieronymus Torrella), Opus praeclarum de imaginibus astrologicis, a cura di N. Weill-Parot, Firenze 2008; C. Pennuto, Confiance et espoir de guérison: G. T., médecin de la pudendagra, in Histoire, médecine et santé, 2016, n. 9, pp. 91-108.