CHOLEX, Gaspard-Jerôme Roget conte di
Nacque il 29 ott. 1771 a Bonneville nel Faucigny, in Savoia, da Jean Bernardin signore di Cholex e da Marie Josèphte de Montfort. Compì i primi studi nel collegio di Thonon, passò poi all'Accademia reale di Torino. Conseguita la laurea in legge, ritornò nella sua città natale per dedicarsi alla carriera giudiziaria. Le vicende politiche che portarono all'annessione dei territori sabaudi alla Francia lo spinsero nel 1798 esule in Svizzera, subendo in patria la confisca di tutti i beni. Nell'esilio egli approfondì la preparazione legale e a Ginevra esercitò la professione di avvocato.
La fedeltà alla dinastia sabauda e le acquisite conoscenze giuridiche dettero allo Ch. la possibilità di una brillante carriera al ritorno dei Savoia in Piemonte. Il restaurato regime preferì, infatti, affidare le più alte cariche della burocrazia, della politica e dell'esercito ad emigrati non compromessi col regime napoleonico.
Lo Ch. fu nominato membro della Commissione istituita per fissare i confini tra lo Stato sabaudo e la Svizzera; gli fu poi, conferito un incarico amministrativo di grande rilievo: la Intendenza della provincia di Saint-Jean de Maurienne, ove fu pure conservatore delle gabelle e del tabellione (6 sett. 1814);due anni dopo fu nominato intendente della provincia di Tarantasia (16 genn. 1816). Fu poi nominato commissario nella commissione di liquidazione creata per dirimere le questioni finanziarie di carattere internazionale connesse alle vicende napoleoniche (1817). Inviato successivamente in Sardegna, quale intendente generale, ben presto motivi di salute lo indussero alasciare l'isola e a tornare a Torino.
Il suo ritorno coincideva con la crisi politico-istituzionale dello Stato sabaudo ove l'istanza di un rinnovamento costituzionale si univa, per lo meno presso una parte del ceto nobiliare e borghese, all'auspicio di una politica antiaustriaca tendente alla costituzione di un regno dell'Alta Italia. L'azione rivoluzionaria del marzo 1821 portò all'abdicazione del re Vittorio Emanuele I a favore del fratello Carlo Felice, il quale impresse una svolta decisiva alla politica dello Stato sardo. La maggiore preoccupazione dei nuovo sovrano fu la difesa della dinastia da eventuali attacchi rivoluzionari: da ciò il distacco tra governo e sudditi e l'isolamento della Corona; gli interventi di polizia si moltiplicarono e i controlli divennero sempre più pesanti.
In tale clima lo Ch. fu chiamato a svolgere incarichi politici ed amministrativi di grande rilievo: quale membro relatore, fece parte della commissione costituita per giudicare i ribelli partecipi del moto del marzo (13 apr. 1821); il 24aprile fu nominato reggente la segreteria di Stato pergli Affari interni, e nella stessa segreteria fu confermato primo segretario di Stato il 13 ott. 1821. Lo Ch., quale capo del dicastero, dette un apporto determinante alle molteplici scelte che facevano capo alla segreteria dell'Interno e la sua azione si pose incisiva in molti campi della vita statale. Essa si svolse però in un regime di "intrighi e piccoli complotti" dai quali lo Ch. appare tud nonostante voglia operare il bene. Tale giudizio è espresso da Camillo di Cavour, che pure nutriva itima e considerazione per lui, in una lettera alla madre del 28 luglio 1828. Prima cura del neoministro, in un apparato statale ispirato ai più rigorosi controlli, fu quella di trasformare il sistema di sicurezza dello Stato: soppresso il ministero di Polizia, istituito nel 1817, ne furono attribuite le mansioni al ministero dell'Interno (30 ott. 1821).
Tratto saliente della riforma fu l'accentua zione del carattere militare dell'istituzione: l'intervento repressivo fu infatti affidato ai comandanti militari delle province ed una lettera dello Ch. diretta al sovrano compendia chiaramente lo spirito della riforma (Relazioni..., n. 655 bis, 18 dic. 1821). Nel quadro di una società retta dal dispotismo più intransigente non stupisce nello scritto dello Ch. la nota relativa alla necessità di un controllo costante sull'apparato statale; si giunge a prevedere la verifica dei rapporti redatti dalle stesse autorità di polizia tramite la distribuzione "sui punti più interessanti [di] persone fidate e segrete, che per mezzo di segreti rapporti... informino [il ministro dell'interno] di quanto fosse per accadere".
L'età di Carlo Felice non è però solo repressione e conservazione: lo Stato sabaudo realizza in tali anni in vari campi molteplici interventi e lo Ch. rivede, dirige ed organizza le iniziative più importanti compiute in Piemonte tra il 1824 e il 1828. Quale ministro dell'Interno, infatti, lo Ch. ebbe nella propria giurisdizione aspetti fondamentali e diversi della vita statale: la politica interna, il commercio, le opere pubbliche, le belle arti, la viabilità. Al suo intervento fattivo si collegò la riforma del notariato (23 luglio 1822) e la riforma dell'ordinaniento giudiziario con la costituzione nei capoluoghi di provincia di tribunali di prefettura e di giudicature i dipendenti (27 sett. 1822). Si occupò inoltre del riordinamento delle miniere, tenendo stretti contatti su tale materia con gli intendenti delle varie province; per realizzare un migliore coordinamento creò un Consiglio delle miniere in Torino e istituì il corpo degli ingegneri minerari. Per promuovere lo sviluppo dell'agricoltura furono create le Camere di agricoltura di Torino, Nizza Marittima e Chambéry.
Cura particolare egli rivolse all'Azienda dell'interno e ne potenziò i compiti in materia di viabilità, avendo dì mira la protezione e lo sviluppo del commercio interno ed estero: in tale programma di sviluppo nacque tra l'altro la strada Alba-Savona. Un ruolo particolare lo Ch. svolse nelle vicende legate alla costruzione del ponte sulla Dora a Torino: l'intervento del ministro dell'Interno a sostegno dell'ingegnere Mosca, ideatore e costruttore dell'ardita opera edilizia, fu risolutivo (lettera ai sindaci della città di Torino, 10 sett. 1823).
Per i "preziosi servizi resi nella cura dei vari rami" dipendenti dal suo ministero, il 26 ott. 1822, lo Ch. - venne decorato della Gran Croce dell'Ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro. Il 12 apr. 1824 gli vennero concessi il titolo e la dignità comitale, considerati i meriti personali, quelli familiari (apparteneva egli ad un'aptica famiglia savoiarda investita dal 1500 di importanti cariche civili e militari) e l'alleanza contratta per matrimonio con "l'antica ed illustre famiglia Chissé de Pollinge": egli aveva infatti sposato Josèphe Chissy de Pollinge. Ebbe tre figli: Edoardo, Anna ed Olimpia.
Il C. morì a Torino, prematuramente, 1124 luglio 1828.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Arch di Corte, Ministero Interno, Polizia, Relazioni a S. M., 15 dic. 1821, n. 655 bis; Alta Polizia, Conte Roget de Cholex (1821-1830), mazzo unico; Ibid., Materie econ., Agricolt., Carte da ordinare, mazzo I, 1786-1826; Ibid., Arch. Camerale, Patenti controllo finanze, reg. 3, 1814, f. 201; reg. 9 1816, f. 52; reg. 23, 1821, f. 253 bis; reg. 24, 1821, ff. 45, 204; reg. 33, 1824. f. 174; reg. 34, 1824, f. 209; reg. 49, 1828, f. 248; Torino, Bibl. naz., A. Manno, Il patriz. subalpino (dattiloscritto), XXVI, p. 440. Cfr. inoltre Gazzetta piemontese, 22 luglio 1828, n. 88; 5 ag. 1828, n. 94. f. 706; 30 ag. 1928, n. 105. f. 791; L. Costa, Inscriptiones pro exeauiis et pro sepulchro Gasparis Hieronymi Rogeti Cholexii, Torino 1828; F. Carron di San Tommaso, Orazione in lode del conte R. de Ch. Torino 1835; F. Sclopis, Storia della legislazione italiana, Torino 1863-64, p. 255; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, Torino 1881, 11, p. 47; G. Pastore, Il ponte Mosca ed il piano regolatore del borgo Dora, in Torino, Rasi. mensile ..., XIV (1934), 3, pp. 23 s.; Rubriche della polizia piemontese (1821-1848), a cura del R. Archiviodi Stato di Torino, Roma 1938, pp. XIXIV; G. Astuti, Gli ordinam. giuridici degli Stati sabaudi, in Storia del Piemonte, Torino 1961, pp. 544 s.; R. Romeo, Cavour e il suo tempo, I, Bari 1971, ad Indicem.