BERETTA, Gaspare
Nacque a Milano nel 1624. Era figlio di Domenica, di modesta famiglia milanese (lo stesso B. si giovò poi di alcune disposizioni stabilite da Filippo II per la promozione dei militari di origine non nobile), e di una Anna non meglio identificabile. Rivoltosi alla carriera militare, entrò giovanissimo nell'esercito spagnolo dello Stato di Milano, a quanto pare nel 1638. Doveva avere già, tuttavia, qualche rudimento di matematiche e di balistica, se nel 1640 poteva ricoprire il grado di "ayudante de ingeniero" nell'artiglieria spagnola impegnata nella campagna di Piemonte contro i Francesi e l'esercito sabaudo della reggente Maria Cristina di Borbone. In quell'anno le sue vicende militari furono parecchio movimentate: partecipò all'assedio di Casale e qui fu ferito e preso prigioniero dai Francesi; liberatosi pagando a proprie spese il riscatto, combatté ad Ivrea e all'assedio di Chivasso. Forse nello stesso anno, o più probabilmente nel 1641, il B. fu inviato a Ponzone "a un servicio particular de Su Magestad ", seconda quanto testimoniava parecchi anni più tardi Alonso Perez de Vivero, conte di Fuensaldaña, senza dare tuttavia altri particolari sulle sue incombenze in questa circostanza. Durante questa missione il giovane artigliere milanese cadde ancora prigioniero, questa volta dei Monferrini, e fu nuovamente costretto a riscattarsi a proprie spese.
Nel 1645 il B. partecipò alla difesa del castello di Tortona e delle piazzaforti di Arona e di Finale Ligure. Nel 1647 diede prova della sua perizia di artigliere alla riconquista della rocca di Vigevano, guadagnandosi la promozione, il 9 apr. 1647, al grado di "ingeniero ", col quale nel 1648 partecipò alla difesa di Cremona. In un decennio di milizia il B., benché giovanissimo, doveva aver dato le più ampie prove non soltanto di coraggio e di fedeltà, ma anche del suo valore di tecnico delle artiglierie e delle fortificazioni, se il 31 dic. 1649 era chiamato a succedere al capitano Francesco Prestino nella carica di "ingeniero regio cameral ". Altrettanto significativo, nel 1650, il suo invio all'assedio di Porto Longone, quale responsabile tecnico dell'impresa, alle immediate dipendenze di don Giovanni d'Austria.
Nel 1652 il B. ritornò a combattere in Piemonte, partecipando al nuovo assedio e alla conquista di Casale. L'anno successivo, dopo l'occupazione di alcuni quartieri di Vercelli da parte dei Francesi, il marchese di Caracena gli affidò il comando della piazzaforte di Vico Longo, un importante nodo strategico la cui difesa era essenziale alla strategia difensiva degli Spagnoli. Il B. non fuinferiore al compito e seppe sostenere validamente l'urto francese, consentendo la vittoriosa resistenza del grosso dell'esercito del Caracena a Gattinara. Due anni dopo, in vista della nuova offensiva francese in Lombardia, gli fu affidato il compito di, provvedere al rafforzamento delle fortezze dello Stato di Milano.
Di particolare importanza fu il contributo apportato dal B. alla difesa di Pavia, sia nel perfezionare le fortificazioni prima dell'assedio, sia nella direzione della resistenza, quando la città fu sottoposta all'assedio di tre eserciti, quello francese, quello sabaudo e quello modenese. I contemporanei furono unanimi nell'attribuire ai provvedimenti presi dall'ingegnere milanese il merito principale della vittoriosa difesa. Il B., nonostante lo scarso tempo a sua disposizione, per l'imminenza dell'attacco dei nemici guidati da Tommaso di Savoia, realizzò il disegno di fortificare la zona di Borgo Ratto, oltre il Ticino, la cui conservazione garantì ai difensori non soltanto il controllo del fiume, ma i rifornimenti di legname, essenziale alla restaurazione delle opere difensive durante i combattimenti, e di grano, garantito dai tredici mulini che esistevano nel quartiere al di là del fiume. Il conte di Fuensaldaña scrisse poi a Filippo IV che appunto nella preveggenza con cui il B. aveva conservato ai difensori di Pavia il controllo di Borgo Ratto "consistió la conservación de la plaza ". In segno di gratitudine il Senato pavese concesse al B. l'anno successivo la cittadinanza onoraria.
Nell'aprile del 1656, su proposta del cardinale Teodoro Trivulzio, il B. ottenne il grado di "sargento mayor" in un reggimento di fanteria italiana da reclutarsi: ormai i suoi servigi erano ritenuti indispensabili dalle autorità militari spagnole, specialmente per l'esperienza che egli aveva acquistato nella difesa delle fortezze assediate. Perciò, in quello stesso anno, fu inviato a Valenza, assediata dai Francesi, con l'incarico di penetrarvi clandestinamente e di assumere la direzione della difesa. In effetti il B. penetrò nella piazzaforte assediata "por el Po agua ariba eri una pequefía varquilla ", e per quasi tre mesi diede il decisivo contributo del suo "ingenio de siencia y pratica ", come certificava ancora il Fuensaldaña, alla vittoriosa impresa.
Fu ora la volta del Senato milanese di esprimere pubblicamente il proprio apprezzamento nei riguardi del B., raccomandandolo calorosamente alla protezione di Filippo IV, "mosso ad ogni modo lo Stato di Milano - come si esprimeva il documento senatorio al sovrano, il 23 dic. 1656 - da giusto impulso di dovuta gratitudine verso di questo soggetto dal valore e ingegnoso spirito del quale riconosce buona parte della propria difesa nelle frequenti occasioni che si sono offerte in questi anni, o d'espugnationi, o di difese di piazze dello Stato medesimo… e particolarmente in quelle di Tortona, Arona e Finale, ricuperationi di Vigevano, difese gloriose di Cremona e Pavia e ultimamente nell'haver egli con tanta meraviglia dell'arte e dei valore per tanto tempo sostenuto l'assedio memorabile di Valenza del Po ". E per proprio conto il marchese di Caracena confermava nello stesso anno a Filippo IV questi calorosi apprezzamenti, indicando il B. come uno "de los mejores sujetos que en esta profession sirven a V. M. en Lombardia".
Ma dal punto di vista tecnico il contributo più rilevante dato dal B. alle campagne spagnole in Piemonte fu probabilmente la sua partecipazione alla campagna del 1657, intesa a liberare Alessandria dall'assedio dei Francesi.
Lo stesso ingegnere milanese sottolineava poi l'importanza e la novità dell'espediente messo in atto nella circostanza, riferendo come l'esercito del re cattolico avesse potuto approssimarsi agli assedianti "por nueva imbención suya, y digna de las historias, pues se atacó el exercito enemigo con trincheras, come se haze en el sitio de una plaza, y esto por no aventurar el nuestro a una batalla ". In virtù degli accorgimenti messi in opera dal B. secondo questa impostazione tattica, gli Spagnoli poterono passare la Bormida sotto gli occhi stessi dei Francesi e raggiungere la linea delle fortificazioni degli assedianti praticamente senza perdite, costringendo i Francesi a togliere precipitosamente l'assedio.
Anche in questa occasione l'apprezzamento delle autorità spagnole per il B. si tradusse in un aumento di responsabilità: il 5 genn. 1658 infatti era nominato "ingeniero mayor" dell'esercito e delle fortezze dello Stato di Milano, carica che comportava la direzione di tutti i lavori di ingegneria e dì architettura militare e il comando delle artiglierie così in Lombardia, come negli eserciti spagnoli operanti in Italia settentrionale, e il 9 apr. 1660 otteneva il grado di "theniente de maestro de campo general ", che allargava le sue competenze dalla sfera più propriamente tecnica a quella della direzione generale delle operazioni di guerra nel nord della penisola. Nel 1661, su richiesta del primo ministro di Filippo IV, don Luis de Haro, il B. fu chiamato alla corte di Madrid "para servir en esta guerra de España", come scriveva lo stesso de Haro al governatore di Milano; ma si trattò probabilmente di una ispezione alle fortezze del paese: in ogni caso questo impegno gli consentì di essere nuovamente a Milano già nell'ottobre seguente "a que no os falte un instrumento que puede ser tan importante en esse govierno ", come scriveva ancora il de Haro a Luis Guzmán Ponce, de Leon.
Il lungo periodo di pace che seguì destinò il B. a compiti diversi da quegli che gli erano sino allora toccati negli eserciti combattenti, impegnandolo in lavori di ingegneria civile e anche in missioni diplomatiche di un qualche rilievo. Così nel 1666, allorché, su incarico del governatore di Milano, Ponce de Leon, ed in occasione del viaggio dell'infanta di Spagna promessa sposa dell'imperatore alla volta di Vienna, egli costruì una strada che collegava il Finale allo Stato di Milano. Con questa strada, che attraversava gli Appennini, come scriveva l'imperatrice, "hizo gustoso y apacibile lo que antes por su aspreza era impracticabile y sumamente peligroso ". Sebbene lo stesso ingegnere milanese avesse proposto di denominare "imperiale" la nuova strada, il Ponce de Leon dispose che essa prendesse il nome di "strada Beretta ", perché, come lo stesso governatore gli scriveva, "hasta en essas montafias quede el nombre de V. S. en beneficio del bien comun ".
Nello stesso anno 1666 il Ponce de Leon inviò il B. a Mantova con una missione politica il cui carattere segreto era rafforzato dal fatto che ne era incaricato un militare piuttosto che un diplomatico di mestiere: si trattava essenzialmente di ottenere dal governo ducale l'impegno a non consentire che i Francesi introducessero un presidio in Casal Monferrato. Il B. si trattenne a Mantova per circa un mese e fece ritorno a Milano con le più ampie assicurazioni su quanto stava a cuore al governo spagnolo.
Nel 1668 il B. si recò a Genova per ispezionare, su richiesta della Repubblica, le fortificazioni di quello Stato alleato della Spagna. L'anno seguente la sua opera fu richiesta in Borgogna ed in Savoia: in ambedue i casi con il compito di ispezionare le fortificazioni e consigliare modifiche e miglioramenti: pare tuttavia che il viaggio in Savoia, avvenuto nell'autunno, comportasse anche un segreto incarico diplomatico, del quale tuttavia non si hanno notizie precise, tranne un rapido cenno fattone dallo stesso Beretta.
Il 27 maggio 1672 fu nominato "maestro di campo" della fanteria italiana, continuando tuttavia ad esercitare la carica di ingegnere maggiore dello Stato. Di una nuova missione diplomatica fu incaricato nel 1673 dal governatore di Milano, duca di Osuna, che lo inviò in Valtellina ed in Svizzera a trattare con quelle popolazioni il passaggio di un forte contingente militare milanese destinato alla Borgogna. Il B. riuscì ad ottenere il consenso, nonostante l'alleanza di Berna con la Francia. L'anno successivo i suoi servigi vennero richiesti dal generale imperiale Raimondo Montecuccoli. Non si hanno molte notizie su questo servizio imperiale del B.: si sa che nel 1675 fu incaricato di ispezionare le fortificazioni ai confini con i Grigioni, con il Tirolo e con i territori in possesso della Svezia; probabilmente prese parte attiva alla campagna di quell'anno contro i Francesi. Non si sa quando ritornasse a Milano: Vi era certamente nel 1682, allorché inviava alla corte spagnola una Memoria de G. B. ingeniero mayor de Lombardia, en la que se notifica quienes fueron los ingenieros y matematicos que delinearon las fortificaciones hechas en el estado de Milan e una Memoria de las plazas, fuertes y castillos fortificados en el estado y después desmantelados con grandisimos gastos segun el ingeniero Beretta (Archivo general de Sìmancas, Estado, leg. 3402, ff. 201, 202).
Colmato di onori e di prebende dal governo spagnolo, il B. trascorse gli ultimi suoi anni in una intensa attività letteraria, rivolta tutta all'architettura militare; questa sua produzione rimase largamente inedita: al tempo del Mazzuchelli, secondo quanto questo stesso scrittore riferisce. gli eredi ne conservavano in quantità tale da poteme ricavare "parecchi volumi" (p. 921).Tra questi scritti il Mazzuchelli cita una Istruzione e parere per fortificare Pizzighittone e renderlo una fortezza inespugnabile e un Parere per formare un ponte sopra l'Adda presso Cassano con due fortini alli due capi dello stesso. Fu pubblicata, invece, sempre secondo il Mazzuchelli, un Relazione generale della rivista e consegna della fabrica del castello di Milano fatta da Francesco Maria Ricchino e capitano Gaspare Beretta, s.l. 1652.
Il B. morì a Milano nel 1703.
Fonti e Bibl.: La fonte principale è una raccolta di documenti curata dallo stesso B., che il Mazzuchelli cita col titolo di Serviciosdel conde y maestre de campo Beretta, con breve noticia de sucessos empezando desde el ano 1639 hasta el de 1702, Milan 1702; se ne conserva una copia. senza frontespizio e con pagine non numerate, nella Biblioteca Braidense di Milano; da essa sono tratte le citazioni nel testo. Cfr. inoltre: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2. Brescia 1760, pp. 920 s.