BIONDO, Gaspare
Primogenito, a quanto pare, dei dieci figli di Flavio e di Paola Maldenti, al B. fu imposto il nome di Gaspare in onore del nonno paterno. La data di nascita non è nota, ma si deve porre tra il 1423, anno del matrimonio dei genitori, e il 1443, quando il padre in una lettera indirizzata ad Alfonso d'Aragona parla dei suoi dieci figli da sostentare.
Il B. dovette la sua carriera anzitutto ai meriti del padre: il 1º genn. 1463 gli successe nella carica di notaio della Camera apostolica e il 9 giugno dello stesso anno, pochi giorni dopo la sua morte, anche in quella di segretario pontificio. Paolo II lo nominò maestro o custode del registro della Camera apostolica (24 ott. 1466) e da Sisto IV ottenne gli uffici di scrittore apostolico (29 sett. 1476) e di "clericus Camerae apostolicae numerarius" (12 dic. 1481), questo ultimo con la dispensa di poter mantenere contemporaneamente le cariche di segretario e di scrittore e per altri due anni quella di notaio di Camera, che rassegnò infatti, il 10 genn. 1483, al fratello Francesco.
Quale maestro del registro, il B. tentò di conservare la posizione privilegiata goduta dai suoi predecessori nei confronti degli altri notai di Camera e soprattutto le entrate speciali connesse con questa carica. Ne nacque una lunga controversia con i suoi colleghi, la cui decisione il 23 giugno 1470 fu affidata ai vescovi di Feltre e di Lesina. Ma i dissidi si protrassero fino al 1479, quando Sisto IV con bolla dell'11 ottobre abolì la carica di custode del registro deludendo così le speranze del Biondo.
Nel 1486, nella sua qualità di notaio di Camera, sottoscrisse la pace conclusa da Innocenzo VIII con Napoli, Firenze e Venezia. Quando lo stesso papa, il 31 dic. 1487, aumentò il numero dei segretari da sei a trenta, il B. dovette contribuire al pagamento di 62.400 fiorini d'oro, ottenendo in cambio anche certi privilegi, e entrate. Alla fine del 1493 il papa Alessandro VI lo inviò a Cesena per comporre certi dissensi sorti tra i cittadini. Nel corso di questa missione si intromise per pacificare Guido Guerra dei conti di Bagno con la madre, ma il conte, uomo violento, gli tese un'imboscata, mentre tornava da Cesena a Roma, e lo uccise "alla Cattolica su l'Hosteria verso Pesaro il sabbato delli 7 decembre". La notizia della morte del B. arrivò immediatamente a Roma dove destò molto compianto. Il papa non riuscì a punire l'uccisore, che anzi nel 1495 fece impiccare un cursore pontificio latore di un monitorio, con la pergamena legata al collo.
Il B. aveva sposato Lucrezia Margania o Margani, di nobile famiglia romana, che morì nel 1544. Dal matrimonio nacque un figlio, di nome Paolo, il quale viene confuso talvolta con il cugino omonimo, figlio di Francesco, scrittore e segretario apostolico.
Dell'attività letteraria del B. non abbiamo che prove indirette: era in buone relazioni con Domenico Domenichi, vescovo prima di Torcello, poi di Brescia, che insieme con Ermolao Barbaro era stato amico del padre. Per suo invito curò le prime edizioni a stampa delle opere paterne, come afferma egli stesso in una lettera al Domenichi premessa alla prima edizione dell'Italia Illustrata, stampata a Roma nel 1474 per cura di Giovanni Filippo De Lignamine, dove espone anche i criteri adottati: informa di aver fatto un'accurata revisione del testo sui numerosi esemplari manoscritti ereditati dal padre e di aver premesso al volume l'indice particolareggiato dell'opera con i nomi di luogo e di persona e gli argomenti notevoli che l'autore di solito aggiungeva ai margini. Dalla lettera apprendiamo che con lo stesso metodo aveva curato la stampa della Roma Instaurata (forse quella riportata da L. Hain, n. 3242) e sperava di fare altrettanto coi libri della Storia e della Roma Trionfante. In alcuni esemplari al posto della lettera del B. al Domenichi figura un'altra dello stampatore De Lignamine a Sisto IV (così in Hain, n. 3246). Tuttavia negli incunaboli delle altre opere che il B. afferma di aver dato alle stampe, o di star preparando, non figura mai il suo nome.
Il B. fece parte dell'Accademia di Pomponio Leto: questi gli dedicò una vita del poeta Stazio contenuta in una lettera premessa ad un codice della Tebaide (Vat. lat. 3279, cfr. Nolhac, pp. 200 s.) trascritto dallo stesso Leto per la famiglia Mazzatosta; così pure l'edizione a stampa (Roma 1471: Hain, n. 11899) di Nonio Marcello curata dal Leto è preceduta da una lettera al Biondo. "Buon patre et protectore del nome romano" lo chiama nei suoi Nuptiali Marcantonio Altieri, fedele discepolo del Leto.
Fonti e Bibl.: M. A. Altieri,Li nuptiali, Roma 1873, p. 149; L. Cobelli,Cronache forlivesi, Bologna 1874, pp. 397, 467; Sigismondo dei conti da Foligno,Le storie de' suoi tempi dal 1475 al 1510, II, Roma 1883, p. 40; Iohannis Burchardi Liber notarum, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani,ad Indicem; Dispacci e lettere di G. Gherardi, a cura di E. Carusi, Roma 1909,ad Indicem; G. Marini,Degli Archiatri pontifici, Roma 1784, I, pp. 200, 230, 278; II, pp. 175 s., 246 s.; A. Masius,Flavio Biondo. Sein Leben und seine Werke, Leipzig 1879, pp. 14, 25, 29 (cfr. anche la recensione di A. Wilmanns in Göttingische gelehrte Anzeigen, 1879, pp. 1800-1503); G. Gatti,Alcuni atti camerali rogati dal notaro G. B., in Studi e documenti di storia e diritto, VII (1886), pp. 59-83; E. Müntze-P. Fabre,La Bibliothèque du Vatican au XVe siècle, Paris 1887, p. 309; P. de Nolhac,La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887, pp. 200 s.; A. Gottlob,Aus der Camera Apostolica des 15. Jahrhunderts, Innsbruck 1889, p. 249; L Carini,La "difesa" di Pomponio Leto, Bergamo 1894, p. 21; V. Zabughin,Giulio Pomponio Leto, Grottaferrata 1910, II, pp. 25, 47, 280; L. v. Pastor,Storia dei Papi, Roma 1925, II, pp. 30 s.; III, pp. 243, 261; W. von Hofmann,Forsch. zur Geschichte der kurialen Behörden, Rom 1914,ad Indicem; G. Mercati,Per la cronologia della vita e degli scritti di Niccolò Perotti vescovo di Siponto, Roma 1927, pp. 13, 81; B. Nogara,Scritti inediti e rari di Biondo Flavio, Roma 1927,ad Indicem (cfr. anche la recensione di A. Campana in La Romagna, XVI [1927], pp. 487-97); M. E. Cosenza,Dictionary of Italian Humanists, Boston 1962, I, p. 622; V, p. 288.