DIANO, Gaspare di
Nacque nel 1390 - secondo il Toppi a Teano (prov. di Caserta) e secondo il Chioccarelli a Napoli - da Giacomo, detto Perreco conte di Cales, fratello dell'arcivescovo di Napoli Nicola, ciambellano del re Ladislao, signore di numerosi castelli in Terra di Lavoro, e da Letizia di Monte Agnano, sorella dei condottieri Francesco e Giacomo.
Il Chioccarelli riferisce che il D., adolescente, fu rinchiuso in carcere, insieme con i componenti maschi della sua famiglia, dal duca di Sessa, Giovanni Antonio Marzano, che aveva mosso guerra al conte di Cales per sottometterlo ed ottenerne i feudi e che, rimesso in libertà, fu accolto nel palazzo arcivescovile di Napoli, dove compì studi teologici e giuridici sotto la protezione dello zio Nicola. Ma la data di tali avvenimenti, che il Chioccarelli riporta come successivi al 1415, non si concilia con il fatto che il D., il 10 ott. 1412, a ventidue anni, fu costituito commendatario della diocesi di Teano da Gregorio XII in sostituzione dello zio, destinato alla guida dell'arcidiocesi napoletana. Se le notizie riferite dal Chioccarelli fossero vere, dovrebbero allora riportarsi a un periodo precedente al 1412.
A causa del grande scisma, il D. dovette ottenere la legittima consacrazione episcopale della sede teanense solo dopo l'elezione di Martino V (1417) e prima, comunque, del 19 maggio 1422. In questa data, infatti, come riferisce l'Ughelli, egli fu nominato vescovo di Conza mentre si trovava alla guida effettiva della diocesi di Teano. Come vescovo di Conza, si ricordano gli abbellimenti che fece eseguire nella cattedrale della città e le ricche suppellettili di cui la dotò.
Nel 1431 il D. fu chiamato a Roma dall'appena eletto papa Eugenio IV come vicario e riformatore del clero romano, insieme col vescovo di Potenza Daniele, e vi rimase fino al 1434.
Il delicato e importante incarico di eliminare gli abusi della corte e del clero romano, affidatogli nell'ambito del piano generale di riforma della Chiesa che seguì il concilio di Costanza, attesta la considerazione e la fiducia di cui il D. godeva presso Eugenio IV. Lo stesso pontefice, del resto, alle prese con i tentativi di rivolta delle più potenti famiglie romane culminati nella sommossa del maggio 1434, lo nominò anche amministratore dei titoli e diaconie cardinalizi vacanti e, tra il marzo e il maggio del 1433, lo impegnò nella soluzione della vertenza tra il Comune di Terracina e Giacomo (IV) Caetani per il giuspatronato della chiesa di S. Maria della Surresca.
Il 21 febbr. 1438 il D. fu destinato al seggio arcivescovile di Napoli, rimasto vacante dalla morte dello zio (1435) per l'instabile situazione politica determinata dalla guerra tra Alfonso d'Aragona e Renato d'Angiò per la successione al trono di Napoli. Tuttavia, per il perdurare di tale instabilità probabilmente egli non ne poté prendere possesso che nel 1440. Nel 1439, sempre per incarico di Eugenio IV, partecipò alle sessioni del concilio, apertosi a Ferrara l'8 genn. 1438 e trasferito nel 1439 a Firenze, che doveva stabilire l'unione della Chiesa greca con quella latina.
La partecipazione del D. a tale concilio, assieme a personaggi della cultura e della levatura del Bessarione, di Gemisto Pletone, del Traversari e del Parentucelli, non solo è indice della sua preparazione teologica e delle sue doti diplomatiche - requisiti indispensabili alla difficile opera di mediazione che impegnò i partecipanti di entrambe le parti - ma presuppone anche la sua appartenenza a quella cerchia di umanisti protetti da Eugenio IV e impiegati dal pontefice in diversi incarichi di Curia. Il D., tuttavia, non dovette partecipare alle sessioni conclusive del concilio, non trovandosi il suo nome tra quelli dei sottoscrittori del documento finale che sancì l'unione (5 luglio 1439).
Nel febbraio del 1440 fu mandato dal papa a Perugia come governatore pontificio della città, per sostituire nell'incarico Alberto di Giovanni Alberti, eletto cardinale il 17 dic. 1439.
La durata della permanenza del D. a Perugia è controversa. Secondo il Diario detto del Graziani, egli sarebbe stato presente all'ingresso in città di Niccolò Piccinino (10 febbr. 1440), avrebbe tentato una mediazione tra il Piccinino e il papa nel luglio dello stesso anno, nel 1442 avrebbe sostenuto e partecipato personalmente alla guerra contro Assisi e avrebbe lasciato l'incarico di governatore all'inizio del 1444, sostituito da Marino Orsini, giunto a Perugia il 22 marzo dello stesso anno. Il Pellini, invece, ne registra la permanenza nella città umbra solo per il 1440, dando notizia della sua opera di mediazione durante l'occupazione e il passaggio del Piccinino, aggiungendo che nel luglio di quell'anno i Priori perugini gli assegnarono in dono 100 fiorini d'oro in segno di riconoscenza. Questa versione, che darebbe il D. presente in Perugia solo pochi mesi nel 1440, sembra essere la più attendibile, confortata dal fatto che in quello stesso anno egli si sarebbe trovato in Napoli, avendo fatto pubblicare nuovamente le prescrizioni sinodali e le consuetudini della curia arcivescovile di quella città, compilate nel 1337 per volontà dell'arcivescovo Giovanni Orsini, ed essendo stato incaricato da Eugenio IV di unire l'ospedale napoletano fondato da Attanasio I nel sec. XIII insieme con la contigua chiesa di S. Andrea, all'ospedale della Ss. Annunziata. Il D. si trovava comunque a Napoli il 26 febbr. 1443, quando presenziò all'ingresso trionfale di Alfonso I nella città e lo accolse solennemente nella piazza del Mercato.
Nel 1444, dopo che Alfonso si era riappacificato con Eugenio IV ed aveva ottenuto dal papa la bolla di investitura del Regno di Napoli, il D. fu nominato dal re presidente del Sacro Consiglio, il tribunale supremo di appello istituito nel 1442 al quale facevano capo tutti i tribunali dello Stato, incarico che gli venne riconfermato il 20 dic. 1449.
L'attività pastorale svolta dal D. come arcivescovo di Napoli è ricordata, oltre che per la già citata riedizione delle costituzioni orsiniane, soprattutto per la particolare venerazione dedicata al culto di s. Gennaro, che ebbe in questo periodo grandissimo incremento. Fu infatti il D. a introdurre l'obbligo di recitare la colletta per il santo in ogni messa celebrata e di farne commemorazione solenne una volta al mese con il doppio ufficio. Il D. fu particolarmente attento alle istanze e alle necessità del clero napoletano. Presule egli stesso dei frati di S. Maria della Mercede, il 22 dic. 1446 concesse agli ebdomadari della cattedrale una casa posta in piazza Capuana per la Congregazione del Salvatore. Il 25 giugno 1447 autorizzò fra' Benedetto degli eremiti di Caponapoli, detti di Gesù Cristo, alla costruzione dell'oratorio, nucleo primitivo della cinquecentesca chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli. Il 10 sett. 1448 emanò una bolla di indulgenza dietro richiesta dell'abate Palamede per la canonica di S. Pietro ad Aram, sede dei canonici regolari della Congregazione lateranense, protetta da Alfonso I. Nel 1450 ottenne da Niccolò V l'estensione del giubileo per l'arcidiocesi napoletana all'anno seguente.
Le ultime notizie che danno ancora vivente il D. riguardano un'udienza da lui concessa il 13 ott. 1450 nel palazzo arcivescovile - dove però, secondo quanto riferisce il Chioccarelli, non risiedeva per le precarie condizioni dell'edificio, avendo stabilito la propria dimora nel vicino palazzo eretto dal cardinale Capece Minutolo - e un pagamento di 200 ducati in suo favore effettuato nel 1451, per spese da lui sostenute per la cattedrale.
Non corrisponde quindi al vero che il D. sia morto il 29 apr. 1450, come sostiene il Chioccarelli, che asserisce di trarre la notizia da un diario manoscritto di anonimo, e dopo di lui l'Ughelli. Parrebbe comunque trattarsi di un'indicazione errata solo per quanto riguarda l'anno, poiché l'Eubel riferisce come data della morte del D. quella del 29 apr. 1451.
Il D. fu sepolto nella cattedrale di Napoli nella cappella di S. Nicola accanto alle spoglie dello zio, suo predecessore nella guida dell'arcidiocesi. Quello dei due Diano è ricordato come il primo esempio di nepotismo nella storia della Chiesa napoletana.
Fonti e Bibl.: Cronaca di Perugia dal 1309 al 1491 nota col nome di Diario del Graziani, in Arch. stor. ital., s. 1, XVI (1850), 1, p. 448 e passim; Regesta chartarum, a cura di G. Caetani, IV, Sancasciano Val di Pesa 1929, pp. 135 s., 141; B. Chioccarello, Antistitum praeclarissimae Neapolitanae Ecclesiae catalogus, Neapoli 1643, pp. 251, 275-278; N. Toppi, De origine tribunalium urbis Neapolis, II, Neapoli 1659, p. 138; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, II, Venetia 1664, pp. 445, 447, 453 ss., 460, 465; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VI, Venetiis 1720, pp. 144, 571, 818; L. Parascandolo, Mem. storiche, critiche, diplomatiche della Chiesa di Napoli, IV, Napoli 1851, pp. 36-41, 200-204; S. d'Aloe, Storia della Chiesa di Napoli, II, Napoli 1873, p. 155; P. Gentile, Lo Stato napoletano sotto Alfonso I d'Aragona, in Arch. stor. per le prov. napol., n. s., XXIII (1937), p. 4; D. Ambrasi, La vita religiosa, in Storia di Napoli, III, Cava dei Tirreni 1969, ad Indicem; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevii, I, Monasterii 1913, pp. 203, 481; II, ibid. 1914, p. 221.