FEDERIGO, Gaspare
Nacque a Venezia il 17 apr. 1769 da Antonio, avvocato di origine friulana, e da Angela Gozzi, sorella del conte Carlo. All'età di 14 anni fu indirizzato dal padre al seminario di Padova per una adeguata preparazione nelle lettere italiane, latine e greche, che raggiunse rapidamente; attorno ai 16 anni completò poi la propria formazione culturale con lo studio delle discipline filosofiche e matematiche. Successivamente, non riuscendogli gradito lo studio della giurisprudenza cui il padre avrebbe voluto avviarlo, dopo ripetute insistenze intraprese gli studi fisici, naturalistici e medici, per i quali nutriva spiccata inclinazione.
A Padova ebbe come maestri M. A. Caldani, S. Gallini, primo professore di "fisiologia e anatomia sublime", G. Dalla Bona, A. Comparetti, discepoli di scuola morgagniana, e tuttavia vincolati in sede clinica a quel ritorno all'ippocratismo che contrassegnava in specie la medicina padovana e viennese tra la fine del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento. Conseguito nel 1788 il dottorato in medicina, il F. esercitò dapprima la medicina pratica nella città natale come medico condotto nelle parrocchie di S. Luca e S. Paterniano nel sestiere di S. Marco, guadagnando la stima e la riconoscenza di numerosi malati. Nel 1796, durante le tragiche giornate dell'invasione di Venezia, seppe mantenere sempre posizioni equilibrate; nel corso delle gravi epidemie di tifo petecchiale, che ivi infierirono tra il 1801 e il 1817, svolse un'attività meritoria sostenuta da elevata dottrina e da generosità d'animo, mettendo in luce un non comune intuito clinico.
Il F., che si era imposto nei primi anni dell'Ottocento anche per un brillante saggio sulle opere mediche di G. Rasori e sulla nuova dottrina del contro-stimolo, per i meriti dottrinali e la notevole preparazione medica, fu chiamato nel 1821 a Padova a coprire la cattedra di clinica medica per lo studio chirurgico. Resasi vacante la cattedra di clinica medica superiore nel 1826, l'incarico di insegnamento venne affidato al F. che lo mantenne fino al 1834, guadagnandosi grande stima.
Come appare dall'esame critico dei suoi lavori e secondo le informazioni fornite dai suoi biografi, il F. fu un personaggio non di rottura, non pienamente aperto all'influsso del pensiero morgagniano e meno ancora agli esaltanti progressi della scuola medica parigina del primo ottocento, malgrado qualche apprezzabile apertura al nuovo mostrata in alcuni suoi scritti. Egli fu piuttosto un tiepido conservatore, di vasta cultura e ben formato alle opere di G. Baglivi, di E. Boerhaave, di G. B. Borsieri, di S. A. Tissot, di G. P. Frank; gli mancò tuttavia lo stimolo all'aggiornamento radicale, all'accostamento sicuro alla nuova impostazione della patologia su base anatomica, alla brillante e positiva semeiologia fisica, che non fu quindi in grado di comprendere e applicare praticamente. Sul piano dottrinale il F. si segnalò in particolare come fiero avversario del brownianismo.
Il brownianismo, dottrina che ebbe larga diffusione e momenti di floridezza pure in Padova (così chiamata dal nome del medico scozzese J. Brown che l'aveva formulata), si fondava sul principio che ogni deviazione dalla condizione di normale equilibrio tra la naturale eccitabilità degli organi e la continua azione degli stimoli sarebbe in grado di generare una alterazione morbosa: distingueva pertanto uno stato morboso "stenico" e uno "astenico", di cui costituivano adeguati rimedi i provvedimenti terapeutici sedativi o, rispettivamente, eccitanti. Tale concezione ebbe tra i suoi sostenitori medici illustri, quali V. L. Brera (Diz. biogr. d. Ital., XIV, pp. 164 s.) e soprattutto G. Rasori, che ne fu addirittura entusiasta e la perfezionò fondando la teoria detta del controstimolo. Il F. si pose essenzialmente contro gli eccessi cui il brownianismo induceva i suoi seguaci. La sua opera più significativa sull'argomento, Sulle opere mediche del dr. Giovanni Rasori e sulla nuova dottrina del contro-stimolo (Venezia 1813), si compone di tre parti: nella prima sono esaminate le "opere mediche pubblicate dal dottor Giovanni Rasori precedentemente alla nuova dottrina del contro-stimolo", nella seconda sono racchiuse le "riflessioni sulla nuova dottrina del contro-stimolo", nella terza è ribadito il concetto che fla nuova dottrina del contro-stimolo direttamente si oppone alle osservazioni ed ai fatti della clinica medicina".
Oltre che come avversario della teoria dei contro-stimolo e del brownianismo che l'aveva generato, il F. si segnalò anche come autore di opere non prive di un certo interesse.
La Topografia fisico-medica della città di Venezia, delle sue isole, estuarii e lagune, dei cangiamenti nati e dei mezzi profilattici di igiene, pubblicata a Padova tra il 1831 e il 1832, è un'opera pregevole di climatologia e meteoropatologia riguardante appunto il capoluogo veneto, che ebbe ampio riscontro tra gli studiosi italiani e stranieri e ancora oggi appare di attualità per l'impostazione igienico-sanitaria e urbanistica dei problemi veneziani. L'opera si suddivide in tre parti: nella prima l'autore delinea la configurazione antica e recente delle isole e dell'estuario veneti, l'insalubrità dell'aria prodotta dall'affluenza dei fiumi in laguna, i caratteri della popolazione e le malattie endemiche più comuni; nella seconda sono presi in considerazione la qualità dell'aria e delle acque, il temperamento e i costumi degli abitanti, le arti e i mestieri, le cause dell'incremento degli esposti e le carestie; nella terza è formulato un breve prospetto dell'epidemiologia prevalente in Venezia nel passato e si pratica una comparazione su pestilenze, morbi endemici, sui nati e sui morti e sui mezzi per rendere l'atmosfera veneziana più salubre con l'escavazione di nuovi canali, la disalveazione di fiumi e il prosciugamento di paludi.
Interessante pure il Sunto delle storie dei morbi osservati nella Clinica medica superiore dell'I. R. Università di Padova, in tre volumi editi a Padova nel 1835, 1836 e 1837. Attraverso la descrizione dei casi clinici raccolti tra il 1826 e il 1834, l'opera si presenta ora come una preziosa testimonianza del modo di fare medicina nel celebre Studio nel periodo immediatamente precedente i decisivi avanzamenti apportati da F. S. Verson, clinico medico triestino di formazione viennese, nello studio chirurgico dell'ateneo padovano tra il 1841 e il 1849. Nella suddivisione della materia trattata il F. segue i principi classificatori della patologia in ordini, una concezione che aveva preso l'avvio sul modello botanico proposto da C. Linneo e si configurava nella Nosologia methodica, sistens morborum classes, genera et species di F. Boissier Sauvages de Lacroix (Amstelodami 1768): riconosce così dodici ordini di malattie, dalle febbri continue, remittenti, intermittenti, ai "morbi dell'organo del cerebro e del sistema nervoso". Lo studio delle varie malattie è condotto con una tecnica precisa attraverso due tempi fondamentali: l'anamnesi, corretta, sufficientemente chiara e ragionata, che pone l'accento sullo status praesens del malato; l'esame somatico, fisico, circoscritto però all'ispezione, con particolare riguardo al controllo del polso e degli escreti e soprattutto all'uroscopia.
Compaiono qua e là tentativi di diagnosi differenziale, mentre abbastanza frequente risulta il riscontro necrotomico, tuttavia con carattere di mera curiosità diagnostica elementare. L'esame clinico, del resto, pur se attuato su casi occorsi tra il 1826 e il 1834, manca dell'ausilio semeiologico palpatorio, plessico e auscultatorio, già attuato sistematicamente a Parigi, e non soltanto a Parigi, nel secondo decennio del secolo. Nella stessa Padova un laureando della clinica del Brera, A. De Moulon, aveva già scritto nel 1825 intorno all'auscultazione (Padova 1826) se non con importanti contributi pratici almeno con la descrizione teorica dei fenomeni acustici rilevati e magistralmente raccolti da R. T. H. Laënnec in un'opera ormai classica, De l'auscultation médiate, edita in due volumi a Parigi nel 1819.
Il F. curò inoltre la versione dal francese dell'opera sulla tisi di A. Portal, Observations sur la nature et le traitement de la phtisie pulmonaire, che fu edita in tre volumi a Venezia nel 1801 e in 2 edizione a Padova nel 1824 col titolo Osservazioni sull'indole e sulla cura della tisi polmonare. Siinteressò pure ad argomenti di carattere storico: tenne l'elogio di F. Boaretti nel 1815 e di P. Alpino dieci anni più tardi (Elogio di P. Alpino marosticense, Venezia 1825). Fu chiamato a leggere il "Discorso inaugurale per l'apertura di tutti gli studi nel giorno 3 novembre 1835" sul tema Dei meriti dei più celebri professori che nelle mediche discipline fiorirono nell'università di Padova nei tre secoli XIV, XV e XVI, che fu pubblicato a Padova nello stesso anno: l'opera, invero, non appare un modello di ricerca storica né sul piano puramente descrittivo né su quello critico, tra l'altro non contiene menzioni di figure di rilievo quali A. Vesalio e R. Colombo e scarsa importanza viene conferita a G. Falloppia e a G. Fabrici d'Acquapendente.
Tra le opere del F. si ricordano ancora: Osservazioni sugli effetti del Gallico nel popolo, Venezia 1791; Animadversionum specimen in doctrinam medicam contrastimuli, ibid. 1827; Prospectus generalis ad morborum aetiologiam pertinens, Padova 1834.
Il F. morì a Padova il 7 marzo 1840.
Bibl.: G. Podrecca, Sulla vita e sugli scritti del professore G. F., Padova 1841; F. Cortese, Elogio funebre del prof. G. F...., Venezia 1873; L. Premuda, The revival of the anatomo-clinical method in Padua: the fondamental contribution of F. S. Verson (1805-1849) …, in Janus, LXVII (1980), 1-3, pp. 31-39; Id., Premier contact de Padoue avec l'"Inventio" de Laennec, in Clio medica, XX (1985-1986), pp. 135-139; A. C. P. Callisen, Medicinisches Schriftsteller-Lexikon..., VI, p. 214; XXVIII, p. 19; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Arzte. II, p. 494.