FUMAGALLI, Gaspare
Nacque probabilmente a Roma nei primi anni del XVIII secolo. Non si hanno notizie sulla sua famiglia e sulla formazione, né sui motivi che lo portarono in Sicilia, dove risulta attivo dagli anni Trenta. Tra il 1734 e il 1735 collaborò probabilmente con G. Borremans alla decorazione del palazzo arcivescovile di Palermo, mettendo in opera gli ornati con prospettive illusionistiche che incorniciano le scene figurate.
Nel 1749 progettò gli apparati effimeri per la festa di s. Giacomo a Caltagirone. Nello stesso anno, insieme con Gaspare Giottino e Giuseppe Cavarretta, ricevette pagamenti per le architetture dipinte nel cappellone della chiesa palermitana di S. Sebastiano. Sempre nel 1749 dipinse la volta di S. Chiara con "isfondo di architetture e angeli nell'aria" (Di Giovanni, 1827), opera perduta a causa dei bombardamenti aerei del 1943. Nella medesima S. Chiara rimangono l'affresco con Il trionfo dell'arca dell'alleanza, nel catino absidale, e Virtù nei pennacchi della cupola (la Sapienza fu probabilmente realizzata con l'intervento di aiuti: Gulisano, 1986, p. 60).
In queste prime opere siciliane il F. appare sintonizzato sui più diffusi motivi del classicismo romano, di C. Maratta e L. Garzi. Nella successiva attività di decoratore per ville e palazzi tale tendenza lascerà il passo a soluzioni stilistiche "più ariose e leggere, vicine al gusto arcadico di derivazione rocailles" (ibid., p. 51).
Si può supporre che dopo il 1749 il F. sia rientrato a Roma, dove acquisì nuovi orientamenti culturali, in gran parte derivati dai modi di G. Guglielmi e di G.B. Chiari, oltre che dal paesista A. Locatelli. Nel 1758 datò e firmò, definendosi "Romanus", la decorazione di palazzo Bongiorno a Gangi: realizzò scene allegoriche e mitologiche raffiguranti Apollo e Calliope, Il trionfo della Giustizia e Il trionfo della Fede sulla Scienza, riprendendo "formule del barrocchetto romano" e ispirandosi agli "affreschi del Maratta e del Chiari a palazzo Altieri" a Roma (Siracusano, 1986, p. 264).
Dipinse inoltre Abramo e i tre angeli, un'Allegoria del tempo e le Virtù teologali nella cappella del palazzo di Gangi. Nelle decorazioni raffiguranti Mesi e Fasidel giorno il F. si rifece esplicitamente all'Iconologia di C. Ripa. Nei paesaggi tradusse, ma in tono minore, le composizioni pittoriche del Locatelli.
Sono tradizionalmente attribuite al F. altre opere conservate a Gangi: una Diana, proveniente da palazzo Miceli e ora presso casa Naselli; decorazioni nel santuario dello Spirito Santo; decorazioni e una tela con S. Pasquale Baylón nell'oratorio del Ss. Sacramento (Gulisano, 1986, p. 65, n. 10).
Riferibili al rapporto che il F. ebbe a Gangi con i Bongiorno sono anche le decorazioni architettoniche con cartigli, volute, riquadri e cassettoni, realizzate in quattro sale del piano nobile e nella cappella della masseria di Cacchiamo (oggi nel comune di Calascibetta, in provincia di Enna): dal 1733, infatti, i Bongiorno avevano acquisito il titolo di baroni di Cacchiamo.
Gli elementi culturali riscontrabili nei lavori a palazzo Bongiorno sono alla base della decorazione di villa Spina a Palermo dove, negli anni Sessanta, con i figli Eugenio ed Ermenegildo, raffigurò cicli delle Stagioni e dei Mesi, oltre a paesaggi e nature morte. Tra le varie attribuzioni di cicli riferiti al F., convincente risulta l'ipotesi di un suo coinvolgimento nella decorazione della volta del salone da ballo di villa Niscemi, a Palermo, anche per i confronti che si possono istituire con i dipinti di analogo soggetto, Allegorie delle stagioni, eseguiti dal pittore romano a villa Spina.
Nel 1764 firmò e datò le decorazioni presenti sulle pareti del salone da ballo di villa Resuttano a Palermo, dove eseguì pannelli a fresco, alcuni dei quali monocromi, aventi come soggetto le Arti liberali; nella stessa residenza, in sale attigue al salone da ballo, dipinse Episodi della Gerusalemme liberata, già attribuiti a Vito D'Anna che aveva operato due anni prima nella villa.
Negli stessi anni dovrebbero essere stati realizzati gli affreschi, perduti, di villa Trabia ai colli, citati da A. Gallo, che ricorda anche le architetture dipinte, oggi in pessimo stato di conservazione, della chiesa palermitana della Concezione. Perduta è anche la decorazione del padiglione, detto Floretta, nel giardino di villa Lampedusa a Palermo.
Non si conosce l'anno di morte del F., la cui attività fu portata avanti dai figli Eugenio, Ermenegildo ed Epifanio, che furono probabilmente autori a Palermo, tra l'altro, degli affreschi in palazzo Oneto di Sperlinga e di quelli di villa Adriana.
Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca comunale, ms. 2 Qq A 49: L. Di Giovanni, Le opere d'arte nelle chiese di Palermo (1827), f. 81v; Ibid., Biblioteca centrale della Regione siciliana, ms. XV H 19: A. Gallo, Notizie dei pittori siciliani (prima metà sec. XIX), c. 1275; S. Agati, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo 1907, p. 51; G. Di Equila, Vito D'Anna, Firenze 1940, pp. 42, 54; M. De Simone, Ville palermitane, Genova 1968, pp. 269-280; S. Naselli, Il Palazzo Buongiorno a Gangi e gli affreschi di G. F., Palermo 1968; M.G. Mazzola, Profilo della decorazione barocca nella volta delle chiese palermitane, in Storia dell'arte, 1979, nn. 36-37, pp. 218, 244; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, ad Indicem; M.C. Gulisano, in La chiesa di S. Chiara a Palermo. Ricerche e restauri, Palermo 1986, pp. 49-68; C. Siracusano, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 520, 721; G. Davì, Gli affreschi di villa Resuttano, Palermo 1991, pp. n.n.; L. Sarullo, Dizionariodegli artisti siciliani, Palermo 1993, pp. 214-216 (anche per i figli).