GABRIELI (Gabrielli), Gaspare
Figlio di Ludovico, nobile padovano, nacque a Padova nel 1494. Studiò medicina nel celebre ateneo patavino. All'età di 31 anni fu ammesso nel Collegio dei medici della città. Nel 1538 il suo nome compare per la prima volta nei documenti dell'università di Ferrara, dove fu allievo del celebre Antonio Musa Brasavola, medico e illustre studioso del mondo vegetale, dal quale ebbe modo di imparare non solo l'arte medica, ma anche la lingua greca, strumento fondamentale per avvicinare i testi della medicina e della botanica classica che avrebbe poi commentato nelle sue lezioni ferraresi.
Dai mandati di pagamento dello Studio ferrarese si apprende che i rapporti professionali tra l'ateneo e il G. risalgono all'anno accademico 1537-38, ma i documenti non specificano l'incarico tenuto dal G. prima dell'anno accademico 1540-41, quando egli appare per la prima volta deputato all'insegnamento della filosofia naturale. Con l'istituzione a Ferrara della cattedra dei semplici, nel 1543, venne incaricato della Lectura simplicium medicamentorum, ossia dello studio delle piante medicinali, di cui tenne per primo l'insegnamento in questa università, negli anni tra il 1543 e il 1546. Dopo questa data il nome del G. non ricorre più nell'elenco dei lettori dello Studio.
Gli anni documentati di permanenza presso l'ateneo ferrarese sono quindi solo dieci, anche se la data del suo primo soggiorno in città può essere fissata al dicembre del 1536, poiché dalle carte dell'archivio parrocchiale di S. Maria in Vado risulta che egli vi tenne a battesimo, a quella data, "Lucia Bartolomea di Domenico Frigeri". Dopo poco più di dieci anni, dunque, il G., la cui fama come botanico si era straordinariamente diffusa in seguito all'insegnamento ferrarese, fece ritorno nella natia Padova, dove nel 1550 diede alle stampe presso Giacomo Fabiano un volume dedicato al nobile Girolamo Obizzo contenente gli scritti In quaestionem H. BonipertiNovariensis de materiae imminutione in principio morbi, dissolutiones e De totius evacuandae materiae ratione, perbrevis explicatio.
Il libro, ricordato dal Van der Linden nel De scriptis medicis libri duo, divenne ben presto estremamente raro (attualmente l'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane registra 7 copie in altrettante biblioteche italiane), mentre andarono perduti gli scritti di argomento retorico rimasti inediti e ricordati da alcuni biografi: Carminum libri tres, Orationes panegyricae quinque, De diversis argumentis, Epistulae Latinae, Liber de claris Gymnasii discipulis.
Nella Bibliotheca instituta et collecta C. Gesner registra soltanto, con titolo corrotto, l'"insigne opus" De materiae immutatione [sic!]. La stessa opera, con titolo esatto, è attribuita da molti manuali di storia medica a Gabriele Gabrieli (cfr. per es. S. De Renzi, Storia della medicina ital., III, Napoli 1845, p. 516). Tra le opere inedite, invece, G.F. Tommasini ricorda l'Oratio Gasparis Gabrielis praemissa lecturae simplicium in Academia Ferrariensi anno 1543, e i Consilia medica; la prima delle due opere è conservata dallo stesso Tommasini - ora nella Biblioteca dell'Orto botanico di Padova - in cui si trova anche la versione latina del primo libro del De medicinali materia di Dioscoride sotto il titolo Pedacii Dioscoridis Anazarbei de medicinali materia liber primus Gaspare Gabrielis Patavino interprete (l'Oratio e il primo capitolo De iride del De medicinali materia sono stati editi da F. Gioelli, pp. 31-73).
La traduzione latina di Dioscoride, tradizionalmente considerato il maggior conoscitore dell'antichità delle piante medicinali o semplici, s'inserisce nel contesto del rinnovato interesse per il De medicinali materia che si registra già agli inizi del sec. XVI. La versione del G. risale verosimilmente al periodo di insegnamento nello Studio ferrarese, cui fece seguito, con il ritorno a Padova, il periodo degli "ozi letterari", durante il quale egli trascurò la medicina per dedicarsi alle lettere, sua passione già al tempo dell'insegnamento a Ferrara, dove, secondo alcuni biografi, teneva lezioni così curate nell'esposizione da sembrare più un retore o un poeta che non un medico. A lungo andare questa situazione provocò una sensibile diminuzione degli studenti, con la conseguente soppressione del suo insegnamento.
Tornato a Padova, dunque, il G. si ritirò dalla vita pubblica e dall'esercizio della professione, rifiutando le numerose offerte di lavoro, come insegnante e medico, che gli giungevano dalle città vicine. La fama seguita alla pubblicazione del De materiae imminutione era infatti notevolissima. Circa due anni dopo il suo rientro a Padova egli accettò l'incarico di medico a Portogruaro; dopo non molto tempo fu però colpito da una febbre maligna che lo costrinse a tornare con la sua famiglia a Padova.
Qui si spegneva il G., nel giro di pochi giorni, il 31 luglio 1553.
Fonti e Bibl.: Amato Lusitano, Dioscoridis Anazarbei de materia medica enarrationes, Venetiis 1554, IV, p. 448; B. Scardeone, Historiae de urbis Patavii antiquitate, Basileae 1560, II, p. 223; C. Gesner, Bibliotheca instituta et collecta, Tiguri 1583, p. 257, col. 2; I.F. Tomasini, Bibliothecae Patavinae manuscriptae publicae et privatae, Utini 1609, pp. 130 s.; J.A. Van der Linden, De scriptis medicis libri duo, Amstelodami 1651, p. 193; N.C. Papadopoli, Historia gymnasii Patavini, II, Venetiis 1726, p. 201; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae gymnasii, II, Ferrara 1735, p. 153; G. Guarini, … Supplementumet animadversiones, II, Bologna 1741, p. 45; G. Camus, Historique. Premier Herbiers, in Malpighia, IX (1895), p. 296; G.A. Saccardo, La botanica ital., Venezia 1895, I, pp. 76 s.; II, p. 51; F. Gioelli, G. G. primo lettore dei semplici nello Studio di Ferrara, in Atti e mem. della Deputazione ferrarese di storia patria, s. 3, X (1970), pp. 5-74.