MASSI, Gaspare
– Nacque intorno al 1698 a Roma, dove fu attivo come incisore a bulino e ad acquaforte tra il secondo e il terzo decennio del XVIII secolo.
Le notizie in merito ai natali del M. si possono ricavare da un’indicazione di P.L. Ghezzi che, ritraendolo in una delle caricature contenute nel Mondo nuovo (Biblioteca apost. Vaticana, Ott. lat., 3116, c. 55), ne ricorda la morte nel 1731, all’età di trentadue o trentatré anni.
Il M. lavorò prevalentemente nell’ambito della ritrattistica per esponenti della nobiltà romana e per committenti legati alla corte pontificia; le sue incisioni, tuttavia, rivelano anche l’interesse per altre tematiche come la rappresentazione di architetture, di scenografie teatrali, di apparati effimeri, nonché l’attenzione per soggetti religiosi, legati a pubblicazioni di stampo devozionale. Nulla si conosce della sua formazione artistica e scarse sono le notizie relative alla sua biografia.
Il M. dovette presto specializzarsi nel settore della stampa di traduzione, realizzando numerosi ritratti di cardinali entrati a far parte del grande corpus di incisioni pubblicate a Roma dalla stamperia De Rossi alla Pace.
Secondo una prassi ormai consolidata nell’ambito della ritrattistica ufficiale, infatti, era consuetudine che i cardinali appena eletti commissionassero il proprio ritratto, affinché da questo potessero essere tratte incisioni destinate alla divulgazione; solitamente a una prima tiratura effettuata all’atto della nomina facevano seguito ristampe, talvolta caratterizzate da piccole modifiche.
Alcune incisioni realizzate dal M. per conto della stamperia De Rossi, per esempio, furono successivamente inserite nella raccolta intitolata Vitae, et res gestae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium a Clemente X usque ad Clementem XII, scritta da M. Guarnacci in prosecuzione dell’opera di A. Chacón ed edita a Roma nel 1751.
I ritratti incisi dal M. presenti in questo testo, complessivamente 22, testimoniano il ripetersi di un’iconografia ben codificata in cui l’effigie del cardinale è inserita all’interno di un ovale tra le insegne della casata di appartenenza e quelle che competono al suo nuovo status: in alto a sinistra si trova lo stemma del pontefice che gli ha conferito l’investitura, a destra quello della famiglia di origine sormontato dal cappello cardinalizio. Il nome, i titoli del porporato e la data della nomina sono riportati nell’iscrizione che si trova in basso, mentre ancora sotto vengono inseriti i nomi dell’inventore, a sinistra, e dell’incisore a destra. Il riferimento all’editore, invece, è riportato con caratteri più piccoli in corrispondenza del margine inferiore. Solitamente la data di morte del cardinale veniva aggiunta, postuma, nella targa dell’iscrizione, talvolta anche sul bordo ovale della cornice. Il porporato è ritratto sempre a mezzo busto, di tre quarti, con gli abiti tradizionali, la mozzetta e talvolta la papalina; grande rilievo viene dato al volto, solitamente idealizzato, pur nella caratterizzazione dei lineamenti. Basandosi su un dipinto realizzato da F. Trevisani, il M. incise il ritratto di Pietro Ottoboni, nominato cardinale durante il pontificato del prozio Alessandro VIII (Tozzi). Appartengono al M. anche le effigi di Giuseppe Renato Imperiali e di Francesco Barberini, investiti del titolo dallo stesso papa, mentre risalgono al tempo di Clemente XI le nomine di altri due cardinali ritratti dal M.: Giorgio Spinola e – su disegno di Ghezzi – Lorenzo Corsini (ibid.). Di quest’ultimo esiste anche un’altra versione in cui lo stesso Corsini, papa Clemente XII, è rappresentato in abiti pontificali. Tra i cardinali nominati al tempo di Benedetto XIII, quelli incisi dal M. riprendono in prevalenza alcune invenzioni di P. Nelli. La maggior parte delle immagini inserite nelle Vitae di Guarnacci sono in tiratura posteriore rispetto alla prima e talvolta vengono riutilizzate in testi successivi: è il caso del citato ritratto del cardinale Imperiali già incluso nell’Oratio… in funere I.R. card. Imperialis… (Neapoli 1737) di B. Cangiano o di quello di Angelo Maria Querini ristampato nei De templo et coenobio Ss. Bonifacii et Alexii monumenta historica di F.M. Nerini editi a Roma nel 1752. Tra le varianti di questa tipologia di ritratto va menzionata, inoltre, l’immagine del cardinale Álvaro Cienfuegos, ripresa da un disegno di B. Poli e inserita nell’Orazione in lode di s. Giovanni Nepomuceno a lui dedicata da S. Paoli, pubblicata a Roma nel 1733.
Nel corso della sua attività, il M. si dedicò anche alla rappresentazione di cerimonie e spettacoli organizzati in occasione di particolari ricorrenze religiose, descrivendo con cura i grandiosi apparati effimeri allestiti per tali festeggiamenti; attraverso le sue immagini è possibile ricostruire le fastose macchine ideate da A. Specchi per il principe Fabrizio Colonna, in occasione della presentazione della chinea celebrata ogni anno nel giorno della festa dei Ss. Pietro e Paolo: in un’incisione del 1725 è rappresentata la seconda macchina con Il tempio della Pace e della Concordia, mentre in un’altra – risalente al 1727 – si vede la prima macchina con Il tempio della Gloria. Al M. spetta anche una delle immagini riprese dalla cerimonia del 1730, organizzata eccezionalmente l’8 e il 9 settembre, con Il cavallo di Troia ideato da B. Poli e realizzato da M. Specchi per la prima macchina. Allo stesso anno appartiene anche l’incisione con l’Arco trionfale fatto innalzare da Antonio Farnese, duca di Parma e Piacenza, per celebrare il possesso di Clemente XII.
L’interesse del M. per le scenografie teatrali è documentato dalla sua partecipazione alla redazione del libretto intitolato Carlo Magno. Festa teatrale, dato alle stampe in tre diverse versioni nel 1729, presso A. De Rossi.
Autore del dramma, messo in scena in occasione della nascita del delfino di Francia, fu il cardinale Pietro Ottoboni, protettore degli affari della Corona francese a Roma; gli episodi – accompagnati dalla musica di G.B. Costanzi – erano inseriti all’interno di fastose scenografie realizzate da N. Michetti, responsabile anche dei disegni utilizzati per le 14 incisioni incluse nella seconda e nella terza edizione: l’antiporta con una veduta del teatro della Cancelleria, 11 tavole che accompagnano lo svolgersi dell’azione e 2 illustrazioni dedicate alla macchina finale. Gli incisori coinvolti nell’impresa furono B. Gabbuggiani, C. Grandi, P. Pilaja e F. Vasconi, oltre al M., autore di due tavole: quella che illustra la prima scena del secondo atto, Mura esteriori di Roma colla porta Carmentale, e quella con la Machina, che termina il dramma con la rappresentazione della reggia del Sole. La versione di lusso del libretto, la stessa dei due esemplari inviati in dono ai reali di Francia e decorati – su disegno di F. Trevisani e S. Conca – con preziose legature in seta e oro, comportò un maggiore coinvolgimento del M., impegnato anche nell’esecuzione delle ricche cornici – con il motivo della greca e quattro cammei sorretti da amorini – per le quali l’inventore G. Odam si ispirò a quattro gemme facenti parte della ricca collezione del cardinale (Michel; Matitti).
Incisioni eseguite dal M. si trovano pure all’interno di testi di natura devozionale che ripercorrono la vita esemplare di alcuni santi: il ritratto di S. Caterina da Siena è inserito in Scelta di alcune considerazioni su la mirabil vita, virtù e dottrina della… s. Caterina da Siena (Roma 1723) di A.M. Bonucci, quello di S. Francesco di Paola in Vita e miracoli di s. Francesco di Paola (Roma 1731) di I. Toscano, mentre la figura di S. Giuliana Falconieri, per la quale il M. si basò su un’invenzione di Ghezzi, si trova nella Vita di s. Giuliana Falconieri (Roma 1738) di F.M. Lorenzini.
Appartengono sempre al M., tra le incisioni di tematica religiosa, l’Entrata di Cristo a Gerusalemme, l’Imago marmorea Beatae Mariae Virginis su disegno di D. Vellani, La Resurrezione tratta da un’invenzione di Raffaello, il S. Aloijsius Gonzaga, la Vera effigies s. Francisci Xaverij (Davoli, p. 144) e il S. Pellegrino Laziosi su ideazione di A. Masucci.
L’attività artistica del M. era ormai ben avviata quando lo colse la morte il 28 febbr. 1731 a Roma.
Fonti e Bibl.: Ritratti italiani della raccolta Cicognara-Morbio, Roma 1893, pp. 1, 8, 30, 40, 54; P. Arrigoni - A. Bertarelli, Le stampe storiche conservate nella raccolta del Castello Sforzesco, Milano 1932, pp. 58 s.; A. Schiavo, La definitiva sepoltura di Alessandro VIII in una lettera del cardinale Ottoboni, in Strenna dei romanisti, XLV (1984), p. 511; Roma sancta. La città delle basiliche, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1985, p. 173; O. Michel, in Carlo Magno. Festa teatrale (1729), a cura di O. Michel, Roma 1987, p. 13; M. Gori Sassoli, Della chinea e di altre «Macchine di Gioia» (catal.), Milano 1994, pp. 87, 89 s., 95; F. Matitti, Due doni del cardinale Ottoboni alla Corona di Francia, in Strenna dei romanisti, LVI (1995), p. 393; Indice delle stampe De’ Rossi, a cura di A. Grelle Iusco, Roma 1996, pp. 58, 206, 508, 510; Corpus delle feste a Roma. Il Settecento e l’Ottocento, a cura di M. Fagiolo, II, Roma 1997, pp. 56, 63, 80-82; La festa a Roma dal Rinascimento al 1870 (catal.), a cura di M. Fagiolo, Torino 1997, p. 136; La festa a Roma dal Rinascimento al 1870. Atlante (catal.), a cura di M. Fagiolo, Torino 1997, p. 242; Matrici calcografiche in Italia, a cura di A. Grelle Iusco, Roma 2000, pp. 172, 177, 180; S. Tozzi, Libro de’ ritratti degli eminentissimi signori cardinali… Ritratti incisi dei cardinali al Museo di Roma, in La porpora romana (catal.), a cura di M.E. Tittoni - F. Petrucci, Roma 2006, p. 39; Z. Davoli, La Raccolta di stampe «Angelo Davoli», VI, Reggio Emilia 2006, pp. 144-147, 149; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 220.