SALVI, Gaspare
SALVI, Gaspare. – Architetto, nacque a Roma il 6 gennaio 1786 da Antonio di Salvo Salvi e da Maria Clementina Costa.
La famiglia, di origini fiorentine, si era da non molto trasferita a Roma, dove Antonio svolgeva le mansioni di «maestro a reggere la domestica economia» di casa Carpegna (Visconti, 1850, p. 10). Assecondando l’interesse di Gaspare adolescente per la matematica, il padre lo pose sotto la guida del monaco camaldolese Mauro Cappellari. In seguito si formò nello studio di Joseph Subleyras e quindi nelle scuole accademiche di S. Luca, divenute statali a seguito della riforma napoleonica; del profitto negli studi sono prova i premi conseguiti nei concorsi Clementino (1805) e Balestra (1810). Giuseppe Camporese lo volle nel proprio studio come assistente; qui conobbe, tra gli altri, Clemente Folchi (1780-1868), con il quale stabilì una duratura amicizia.
Nel 1810 Salvi si recò a Firenze, dove risiedette per qualche tempo: nel 1812 fu eletto professore presso l’Accademia delle arti del disegno (Firenze, Archivio dell’Accademia delle arti e del disegno, Atti 1807-1827, c. 111). Richiamato a Roma in seguito della morte del padre e delle difficoltà in cui versava la famiglia, privata dell’unico sostentamento, non esitò a prendere il posto di Antonio in casa Carpegna, dedicando il tempo libero allo studio.
Nel 1813 prese parte al concorso bandito dal governo francese per la realizzazione, sul Moncenisio, del monumento commemorativo della sanguinosa battaglia svoltasi a Bautzen (Sassonia); fu quindi designato ingegnere della delegazione circondaria di Rieti.
In qualità di membro dell’Accademia Tiberina, da poco istituita e della quale sarebbe stato poi presidente per l’anno 1838, pronunciò l’orazione necrologica in memoria di Jean-Baptiste-Louis-Georges Seroux d’Agincourt, pubblicata nel 1815.
Ristabilito il governo pontificio, Pio VII, sulla scorta dell’eredità documentaria del Catasto del regno italico promosso da Napoleone, aveva avviato «sistematiche operazioni di rilevamento e restituzione grafica» su tutto il territorio. Per la città di Roma l’incarico fu affidato nel 1818 a Salvi e a Giacomo Palazzi e portato a termine dopo alcuni anni; i due architetti si avvalsero di una ‘base’, costituita dalla pianta di Giovanni Battista Nolli, ove fu riportata «ogni indicazione utile all’uso catastale cui era destinata [...] utilizzando il “disegno icnografico” tanto in rapporto alle diverse possidenze, tanto ai diversi usi ai quali servono, o al diverso genere di coltivazione» (Gremoli - Procaccia, 2002, p. 150).
Nel 1818 Salvi venne ammesso tra i membri dell’Accademia di S. Luca; nel 1821 curò, per conto del marchese Bartolomeo Capranica, l’intervento di ristabilimento dell’arcoscenio del teatro Valle, rovinato nella notte del 16 novembre a pochi mesi dalla sua realizzazione.
Nel 1822, alla morte del Camporese, Salvi ottenne la cattedra di architettura teorica presso le scuole accademiche; agli anni successivi risale la risistemazione di un palazzetto in via di Tor Sanguigna, oggetto di alcune note di Francesco Gasparoni.
Negli anni Venti il cardinale Giulio Maria della Somaglia, divenuto vescovo di Ostia e di Velletri, lo designò quale artefice di numerose opere: nominato «capo ingegnere del vescovato e governo» di Velletri (Cerutti Fusco, 2008, p. 206), sovrintese ai lavori di sistemazione dell’acquedotto cittadino. Su suo progetto furono inoltre compiuti il restauro in forme neocinquecentesche del palazzo comunale realizzato da Giacomo Della Porta e il nuovo palazzo delegatizio (1822-35).
Nel 1825, su proposta del prefetto del pubblico erario Belisario Cristaldi, venne nominato ingegnere consultore della Tesoreria apostolica (p. 207); a Frascati si occupò del progetto dell’acquedotto d’Algidosia, già intrapreso da Prospero Ferrari (ibid.).
A Roma a seguito dell’incendio in S. Paolo fuori le Mura, Gaspare elaborò in quegli stessi anni una proposta progettuale, che non trovò accoglimento, per la riedificazione della basilica. In qualità di architetto dei Pii Stabilimenti francesi si occupò della manutenzione e del restauro di alcuni immobili della congregazione, tra i quali la chiesa di S. Luigi, quella attigua di S. Salvatore (S. Salvatorello) e quella di S. Nicola dei Lorenesi. Nel 1827 redasse una perizia preliminare relativa ai lavori di restauro della cappella di S. Sebastiano in S. Luigi; in una successiva relazione descrisse le condizioni generali della chiesa, non rilevandovi particolari segni di degrado. All’anno successivo risale il progetto di abbellimento della cappella, in merito al quale Salvi propose l’inserimento di due colonne di marmo cipollino «che esistono inoperose entro l’atrio» (Una didattica per il restauro..., 2009, pp. 32 s.). Ancora per la congregazione realizzò gli apparati per l’incoronazione di Carlo X, allestiti in piazza di Spagna, e per le esequie del duca Ferdinando d’Orléans.
L’ascesa (1831) al soglio pontificale del Cappellari con il nome di Gregorio XVI segnò per Salvi l’inizio di un periodo di ancor più intensa attività professionale a Roma, ma non solo. In ambito architettonico e archeologico il pontefice promosse «limitate ma interessanti iniziative» (Cerutti Fusco, 2008, p. 207): l’architetto fu prescelto per redigere il progetto di risistemazione del monastero di S. Gregorio al Celio; nominato ispettore e membro del consiglio d’arte (ibid.), ebbe, inoltre, un ruolo di controllo sulle opere eseguite nell’intero territorio dello Stato.
Nel 1832 fu eletto vicepresidente dell’Accademia di S. Luca; divenuto presidente l’anno successivo, rimase in carica per quattro anni dedicandosi al riordino dello statuto e alla riforma della didattica. Dalla fine degli anni Trenta curò, inoltre, in collaborazione con Antonio Sarti e Pietro Camporese il Giovane, la realizzazione della nuova sede delle scuole accademiche alla passeggiata di Ripetta.
Nell’ambito delle escavazioni da tempo in atto al foro Romano, e in ragione dei consistenti movimenti di terra che avevano precluso l’accesso al portico della chiesa di S. Lorenzo in Miranda, Salvi provvide allo sgombero degli «umili abituri» circostanti (p. 283) e alla costruzione (1835) di un ponte in muratura, demolito nel 1875; tracciò quindi una strada – la via detta Maurina – lateralmente alla cella dell’adiacente tempio di Antonino e Faustina. Al medesimo periodo risalgono il disegno e l’avvio dei lavori di quello che avrebbe costituito il primo nucleo del cimitero di Campo Verano, progettato in diverse forme e portato a compimento da Virginio Vespignani. Di notevole interesse per la sua valenza paesaggistica l’intervento di riqualificazione dell’area dall’arco di Costantino verso il Celio, che comportò la realizzazione della piazza di S. Gregorio e della ‘passeggiata’: Salvi eseguì, inoltre, la sistemazione dell’orto botanico con la realizzazione dei propilei e di un piccolo casino che prese il suo nome, in seguito adibito ad Antiquarium.
Nominato architetto dei Sacri Palazzi apostolici, curò tra l’altro il nuovo allestimento del cortile superiore del Belvedere e la realizzazione (1836-38) del Museo Gregoriano-etrusco; al Quirinale eseguì vari lavori interni, e quindi il restauro della coffee-house e l’elegante edificio adibito a serra degli ananas.
A Terracina realizzò, in qualità di ispettore idraulico, il molo intitolato a Gregorio XVI e il porto-canale: l’opera gli valse il conferimento della commenda dell’Ordine di S. Gregorio Magno (1847).
Tra le numerose opere eseguite negli anni Quaranta furono, in Roma, il restauro della cappella del Crocefisso nella chiesa di Gesù e Maria e la ristrutturazione della Dogana del porto di Ripa Grande; al 1845 risale il discutibile intervento in S. Maria dei sette dolori (Caperna, 2002, pp. 507, 515).
Come architetto della nazione toscana eseguì numerosi interventi di restauro e di risanamento nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini. Sono noti, infine, i lavori di consolidamento (1843) approntati al portico di Ottavia a seguito del crollo di un arco.
Salvi morì a Roma l’8 dicembre 1849. Le esequie si svolsero in forma privata per volontà espressa nel testamento; sua moglie Maria Fusignani volle però rinnovarle con una cerimonia solenne il successivo 22 dicembre presso la chiesa dell’Archiginnasio romano. Fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini.
Noto e stimato in vita, Salvi non ricevette in seguito alcuna attenzione da parte della critica; studi recenti hanno rivalutato la figura di questo architetto, archeologo e restauratore che, pur legato a una cifra stilistica «di impronta classicista e neorinascimentale, [riuscì] però a inserire spunti innovativi nel linguaggio artistico romano della prima metà dell’Ottocento» (Cerutti Fusco, 2008, p. 208).
Un disegno attribuito al Salvi raffigurante alcuni ornati architettonici, tra i quali il dettaglio di un sopracamino, è conservato presso il Cooper-Hewitt Museum di New York.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio dell’Accademia delle arti e del disegno, Atti 1807-1827, c. 111.
F. Gasparoni, Una casa in via di Torsanguigna, in L’architetto girovago. Opera piacevole ed instruttiva di Francesco Gasparoni, I, Roma 1841, pp. 260-264; P.E. Visconti, Orazione funebre in lode del commendatore G. S. architetto, Roma 1850, p. 10; M. Caperna, Il restauro delle chiese romane durante il pontificato di Pio IX: preesistenze e rinnovamento figurativo, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, XXXIV-XXXIX (2002), pp. 505-516; A. Cerutti Fusco, G. S. (1786-1849): architetto e professore di architettura teorica nell’Accademia di S. Luca e il dibattito architettonico del tempo, in La cultura architettonica nell’età della Restaurazione, Atti... 2001, a cura di G. Ricci - G. D’Amia, Milano 2002, pp. 279-290; S. Gremoli - C. Procaccia, Il catasto urbano pio-gregoriano. Note per una banca dati, in I territori di Roma. Storie, popolazioni, geografie, a cura di R. Morelli - E. Sonnino - C.M. Travaglini, Roma 2002, pp. 137-185; A. Cerutti Fusco, G. S. (1786-1849). Architetto, restauratore e archeologo, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, XLIV-L (2007), pp. 243-260; Ead., G. S., in Architetti e ingegneri a confronto, III, L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII, Roma 2008, pp. 205-210 (con ampia bibliografia e indicazioni archivistiche); Ead., S., G., in Atlante del giardino italiano. Dizionario biografico di architetti, giardinieri, botanici, committenti, letterati ..., a cura di V. Cazzato, Roma 2009, pp. 805-807; Una didattica per il restauro II. Esperienze a S. Luigi dei Francesi e S. Nicola dei Lorenesi, a cura di C. Bellanca - O. Muratore, Firenze 2009, passim (con regesto delle fonti e appendice documentaria).