SILINGARDI, Gaspare
– Nacque a Modena verso il 1537. Suo padre, Geminiano, era probabilmente un notaio, così come suo fratello maggiore Bernardino.
Si formò nei circoli culturali della città sotto la guida dell’umanista Lazzaro Labadino, lasciando alcuni componimenti poetici in italiano e in latino (uno è edito in Tiraboschi, 1784, p. 124). Si indirizzò quindi verso il diritto canonico e civile e intraprese la carriera ecclesiastica. Assisté all’ultima sessione del Concilio di Trento al seguito del vescovo di Modena Egidio Foscarari che, il 9 settembre 1564, scriveva ai canonici della cattedrale preannunciando la designazione di Silingardi a vicario generale. Il 24 aprile 1565, giunto a Modena il nuovo vescovo Giovanni Morone, il giovane sacerdote recitò la sua prima messa (Modena, Archivio storico diocesano, Archivio capitolare, Atti capitolari, II, c. 58r). Di lì a poco fu aggregato al numero dei canonici e confermato come vicario vescovile. In stretta collaborazione con Morone, diede avvio alle riforme previste dal Concilio: prese parte al sinodo indetto per diffondere i decreti tridentini (settembre 1565), curò l’erezione del seminario diocesano tra il 1566 e il 1567 e il 10 giugno 1569 inaugurò una visita pastorale del territorio modenese.
A questa fase o al successivo periodo ravennate risale verosimilmente l’acquisizione di un manoscritto trecentesco contenente le Constitutiones provinciales et synodales provincie Romandiole et exarchatus Ravene ac epischopatus Mutine, recante una nota di possesso di Silingardi: il sacerdote se ne dovette servire per studiare l’attività sinodale e normativa dei secoli precedenti, in modo da armonizzarla con i provvedimenti presi in età postconciliare.
Dopo avere retto la diocesi modenese fino agli ultimi mesi del 1572, accanto al vescovo Sisto Visdomini, subentrato a Morone, fu chiamato a collaborare con il cardinale Paolo Burali che ne aveva ammirato le doti. Il porporato lo impiegò come vicario prima a Piacenza (1573-76) poi a Napoli (1576-78). Quegli anni consentirono peraltro l’incontro di Silingardi con Carlo Borromeo, in particolare durante i due concili provinciali del 1573 e 1576 cui partecipò in rappresentanza della diocesi piacentina. Alla scomparsa di Burali, il 17 giugno 1578, Silingardi entrò nella cerchia di Cristoforo Boncompagni, arcivescovo di Ravenna e nipote di Gregorio XIII, al cui servizio, nel ruolo di vicario, celebrò un sinodo diocesano (1580) e uno provinciale (1582).
Già premiato per le sue qualità con la nomina a referendario delle due Segnature (ante febbraio 1578), il 18 giugno 1582 divenne vescovo di Ripatransone, nelle Marche. Il suo ministero fu caratterizzato da un intenso sforzo per placare la violenza cittadina e ricomporre le faide tra le famiglie del luogo. Silingardi si adoperò inoltre nella predicazione e celebrò un sinodo il 18 ottobre 1584.
Non poté tuttavia dedicarsi a lungo alla cura pastorale, poiché nel 1587 il duca Alfonso II d’Este, dopo lunghe insistenze, ottenne di poterlo inviare come ambasciatore alla corte di Filippo II. Prima di recarsi in Spagna, il modenese passò nella città natale, dove, tra aprile e maggio, la comunità gli fece dono di quattro candelieri d’argento per l’onore procurato alla patria. Fu quindi a Parma per omaggiare il duca Alessandro Farnese e, imbarcatosi a Genova, raggiunse Madrid il 16 giugno seguente. Presso la corte iberica avrebbe dovuto ricercare garanzie per la delicata successione senza eredi diretti di Alfonso II, ottenere che anche il re di Spagna si uniformasse ai titoli onorifici concessi agli Este dall’imperatore Massimiliano II e guadagnare l’appoggio della diplomazia spagnola per varie questioni che coinvolgevano la S. Sede.
Dopo tre anni di missione diplomatica, scandita dai ripetuti richiami del pontefice affinché non trascurasse la residenza nella sua diocesi, ripartì da Madrid il 27 luglio 1590 con scarsi risultati. Al rientro, assurse al grado di consigliere del sovrano e fu ricompensato con una pensione di 1000 scudi gravante sul vescovado di Adria. Dovendosi trattenere stabilmente presso la corte di Ferrara, nel maggio 1591 presentò le sue dimissioni dalla sede di Ripatransone: il pontefice le accolse, concedendo a Silingardi di mantenere ad honorem il titolo vescovile. Di lì a poco si sarebbe comunque profilato il trasferimento alla cattedra vescovile di Modena, resasi vacante per la morte del cardinale Giulio Canani (27 novembre 1592). A patrocinare la nomina era stato Alfonso II che, il 31 gennaio 1593, ancora prima della designazione ufficiale di Silingardi, lo incaricava di recarsi a Roma al fine di perorare l’investitura ferrarese e risolvere alcune vertenze, tra cui il transito del sale e il matrimonio delle sorelle di don Cesare d’Este. Arrivato nell’Urbe il 10 febbraio, ne ripartì dopo aver constatato la difficoltà di raggiungere i risultati sperati.
Il 19 febbraio 1593 fu eletto alla diocesi di Modena e il 22 marzo seguente entrò solennemente in città. I rapporti che inoltrò a Roma sullo stato della sua Chiesa segnalano lo svolgimento di quattro visite, nel 1594, 1597, 1602 e 1605, seguite da altrettanti sinodi (l’unico di cui si conservino gli atti è quello del 15 giugno 1594). Molti furono i restauri e gli interventi promossi nella cattedrale cittadina e negli anni del suo episcopato vennero edificate la chiesa urbana di S. Bartolomeo, affidata ai gesuiti, e quella della Madonna del Paradiso. Non mancarono problemi: secondo alcuni resoconti, impiegò a favore dei propri familiari una parte dei beni destinati al soccorso dei bisognosi e non fu rigoroso nella selezione del clero, concedendo l’ordine sacro anche a candidati di costumi poco virtuosi o mal preparati.
Richiamato da Alfonso II, ormai prossimo alla morte e minacciato dalla perdita imminente di Ferrara, Silingardi si portò nella capitale del Ducato: lì pare raccogliesse informazioni per conto della S. Sede, desiderosa di affrettare la devoluzione del feudo ferrarese. In effetti, quando da Roma venne scagliata la scomunica contro il nuovo duca Cesare d’Este, il modenese mostrò un atteggiamento ambiguo: l’11 gennaio 1598, ordinò che il provvedimento fosse letto pubblicamente in cattedrale nonostante le archibugiate delle truppe estensi, impegnate a coprire con il frastuono la proclamazione del decreto. Un’altra occasione di discordia tra Silingardi e il sovrano si ebbe nel dicembre dello stesso anno, allorché il vescovo riuscì a ottenere dal papa per il nipote Paolo (figlio del fratello maggiore Bernardino e suo vicario diocesano) il beneficio di S. Leonardo di Ferrara, antico giuspatronato degli Este che in prima battuta glielo avevano negato.
Nel febbraio del 1599 il pontefice, ai cui occhi Silingardi aveva evidentemente dato prove di affidabilità, lo scelse per la nunziatura di Francia. Consegnata la berretta cardinalizia al principe Alessandro d’Este, fratello di Cesare, il nuovo eletto raggiunse Parigi il 30 aprile. Nella sua missione, fu chiamato ad affrontare l’intricato scioglimento del matrimonio di Enrico IV con Margherita di Valois, la pubblicazione del Concilio di Trento Oltralpe e la difesa della giurisdizione ecclesiastica e del concordato di Bologna soprattutto in materia beneficiale.
Nel settembre 1601 tornò nella sua diocesi, dove fu colpito da malattia. Sul finire dell’anno seguente si incamminò verso Roma per chiedere a Clemente VIII la facoltà di rinunciare il vescovado a favore del nipote Paolo, ma la cattiva fama di quest’ultimo fece sfumare il piano.
Morì a Modena il 13 luglio 1607. Fu sepolto in cattedrale.
Opere. Durante i suoi ultimi anni pubblicò varie opere ascetiche e spirituali, il cui elenco è riportato dall’erudito Girolamo Tiraboschi (1784). Molti furono gli scritti destinati alle monache: le Regole per le Vergini di S. Orsola (Modena 1603), il Discorso sopra le parole di Giobbe (1605), dedicato alle nipoti Erminia ed Emilia, monache presso il convento di S. Chiara a Modena, il Della perfezione della vita regolare, massime per le suore (1607) e le Costituzioni et ordini per il buon governo de monasteri di monache della diocesi di Modena, manoscritte (Modena, Biblioteca Estense Universitaria, ms. it. ALFA.G.8.20). Di argomento analogo fu anche il Trattato delle tentazioni (1605), redatto per la duchessa di Urbino Lucrezia d’Este. La sua opera principale fu una raccolta di biografie dei vescovi modenesi, il Catalogus omnium episcoporum Mutinensium (1606), composta nel solco della storia e dell’erudizione sacra dell’età controriformistica. Con l’aiuto del canonico modenese Ercole Pazzani, collezionò vari documenti sui vescovi che lo avevano preceduto, ricostruendo per la prima volta una storia completa della diocesi.
Fonti e Bibl.: Notizie sull’avvio della sua carriera ecclesiastica in Modena, Archivio storico diocesano, Archivio capitolare, Atti capitolari, II, Libro dei memoriali 1542-1601, c. 58r; la lettera con cui Foscarari diede notizia della sua elezione a vicario è ibid., Capitolo, 109; una biografia manoscritta è stata compilata da Pacifico da Ripatransone, Breve istoria intorno alla persona, patria, qualità e successi dell’illustrissimo e reverendissimo mons. Gaspare Sillingardi da Modena (Modena, Biblioteca Estense Universitaria, ms. it. ALFA.Q.9.37). Le Constitutiones provinciales et synodales, di proprietà del Seminario di Modena, sono attualmente in deposito presso l’Archivio storico diocesano di Modena, Archivio capitolare, ms. O.V.32. Tra le opere manoscritte di Silingardi va segnalata una Summa moralis theologiae, conservata presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena (ms. it. ALFA.N.8.4). Per i suoi incarichi diplomatici per conto degli Estensi, si veda Archivio di Stato di Modena, Carteggi di ambasciatori, Spagna e Roma, ad annum.
Si vedano inoltre: Synodus dioecesana ecclesiae et dioecesis Ripanae habita a... d. Gaspare episcopo eiusdem civitatis sub die 18 octobris 1584, Montalto 1586; Constitutiones synodi Mutinensis a... d. domino Gaspare Sillingardo Dei et apostolicae sedis gratia episcopo Mutinensi habitae in ecclesia cathedrali sub die 15 mensis iunii 1594, Modena, 1594; L. Vedriani, Catalogo de vescovi modonesi, Modena 1669, pp. 151-153; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 119-124; B. Ricci, Le ambascierie estensi di G. S., vescovo di Modena, alle corti di Filippo II e di Clemente VIII, I-II, Pavia 1907; Les negociations du nonce Silingardi évêque de Modène relatives a la publication du Concile de Trente en France (1599-1601): documents, a cura di V. Martin, Paris 1919; Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, III, a cura di G. van Gulik - C. Eubel, Monasterii 1923, pp. 252, 285; G.B. Spaccini, Cronaca di Modena. Anni 1588-1602, Modena 1993, pp. 3 s., 89 s., 193; Correspondance du nonce en France Gasparo Silingardi évêque de Modène (1599-1601), a cura di B. Haan, Roma 2002; F. Forciroli, Vite dei modenesi illustri, a cura di S. Cavicchioli, Modena 2007, pp. 221-223.