ZACCHI, Gaspare (Gaspero, Gaspar de Vulterris, il Volterrano)
– Nacque il 25 maggio 1425 a Volterra da Antonio di Ottaviano Zacchi, esponente dell’oligarchia urbana e gonfaloniere, e da Camilla di ser Tieri Baronti di Firenze.
Fu inviato giovanissimo a Costantinopoli a studiare il greco e qui entrò in contatto con il circolo del cardinale Bessarione. Il suo apprendistato nelle lettere greche fu fruttuoso, ma tutto sommato breve: nel 1442 risulta già rientrato in Italia e nell’agosto di quell’anno Ciriaco d’Ancona mostrò di essere a conoscenza delle sue qualità.
Recatosi quest’ultimo a Volterra da Firenze (dove assisteva al concilio, nel quale si prospettava l’unione con i cristiani d’Oriente in funzione antiturca), l’umanista scrisse a Zacchi una lettera, nella quale gli chiedeva di porgere i suoi saluti a Bessarione (Commentariorum Cyriaci Anconitani nova fragmenta notis illustrata, a cura di P. Compagnoni - A. degli Abbati Olivieri,1763, p. 7), mentre in un’altra missiva coeva, indirizzata all’umanista faentino Girolamo Ronco, lo lodava come un giovane dotato di non comune sensibilità (ibid., p. 9).
Nel 1445 Zacchi risulta già presbitero e dotato di prebende beneficiali. Non è noto peraltro il momento del suo ingresso nella Curia pontificia: nel 1447 è documentato come acolitus papae e nel 1450 come protonotario apostolico. Negli anni della sua permanenza a Roma svolse la funzione di segretario di Bessarione.
In riferimento a questi anni, Zacchi è stato confuso dall’erudizione storica settecentesca (Benedetto Falconcini, Pompeo Compagnoni) con Jacopo Gherardi da Volterra, notaio della Camera apostolica e anche lui animato da passioni letterarie. Anche Gherardi svolse in effetti funzioni di segretario del cardinale, in particolare nell’organizzazione dell’ingente mole della corrispondenza; la designazione abbreviata di G. de Vulterris (e in alternativa il Volterrano), attestate per entrambi, hanno dunque alimentato equivoci.
Quando nel 1450 Niccolò V nominò Bessarione legato a latere per Bologna, per la Romagna e la Marca di Ancona, Zacchi seguì il cardinale nella sua missione nella città felsinea, ove restò forse per tutti i cinque anni in cui fu presente Bessarione. Alla fine di luglio del 1460 si recò a Pavia per prendere possesso, a nome dell’amico Iacopo Ammannati, della cattedra episcopale a questi assegnata. Subito dopo, l’8 agosto 1460 fu nominato da Pio II vescovo di Osimo (non di Osimo e Cingoli, come in gran parte degli studi erroneamente si afferma, poiché a quest’altezza cronologica Cingoli non era sede di diocesi). Si dedicò al ministero pastorale con intensità e costanza, garantendo la residenza e continuando a coltivare le sue passioni erudite e filologiche. Nel 1461 chiese al Comune di Osimo di indicare il nome di un giovane da destinare alla formazione nel diritto presso lo Studio di Perugia, in ottemperanza alle volontà testamentarie del cardinale Niccolò Capocci (morto nel 1368): tali disposizioni prevedevano un sussidio per studente destinato al collegio di S. Gregorio di Perugia, designato dal vescovo e dal capitolo della cattedrale di Osimo.
Zacchi rivolse la sua attività pastorale a diversi centri della diocesi. Nel settembre del 1461 diede inizio all’edificazione della chiesa collegiata di Cingoli; mentre nel novembre dello stesso anno aprì un contenzioso con le magistrature comunali di Montecassiano su alcuni edifici all’interno del castello, rivendicati dall’episcopato. Diversi anni più tardi, nel 1472, inviò a questa stessa comunità suo fratello Giovanni come podestà, mentre qualche anno più tardi, nel 1477, è documentato un altro fratello, Bartolomeo, come pievano a Cingoli. Un terzo fratello, Benedetto, risulta invece aver ricoperto la funzione di scriptor camere dal 1462 al 1470.
Nel 1462 Zacchi armò una fusta, destinata con ogni probabilità a una spedizione contro i Turchi, secondo il programma politico perseguito in quegli anni da papa Pio II. Pagò infatti 25 fiorini a Benedetto di Trapani, proprietario dell’imbarcazione ancorata nel porto di Ancona, per farla riarmare. Negli anni seguenti dedicò le sue cure ai beni della mensa episcopale osimana, soprattutto nell’area rurale di Monte Torto, e intraprese pure una politica edilizia urbana. Fece elevare, infatti, nel 1469 la torre campanaria della cattedrale e selciare la strada che saliva al complesso episcopale; concesse inoltre al Comune di edificare una cappella nel palazzo priorale. A Cingoli fece riattare il palazzo episcopale; nella facciata fu posta un’epigrafe della quale dettò egli stesso il testo.
Il legame fra Zacchi e questa città fu intenso, se Bessarione, in una lettera dell’agosto del 1465, consigliava a un suo interlocutore, Giovanni di Ermete, di affidare i figli dell’esule Tommaso Paleologo all’ospitalità offerta a Cingoli dal vescovo di Osimo.
Nel 1471 fu inviato da Sisto IV come commissario papale a Tivoli, con l’obiettivo di sedare gli scontri politici interni. Durante il periodo che trascorse nella città tiburtina, fra l’autunno del 1471 e la primavera dell’anno successivo, inviò tre lettere autografe a Lorenzo de’ Medici concernenti la città di Volterra e compose un trattatello politico, intitolato Bononiensium res publica, dedicato al collegio dei Sedici della città felsinea, in relazione alla missione svolta venti anni prima al seguito del cardinale Bessarione. Nel maggio del 1473 si recò a Roma presso la Curia per rappresentare il Comune di Osimo nella richiesta di poter riedificare il castello diruto di Monte Cerno.
Morì a Roma il 23 novembre 1474 e fu sepolto nella basilica di S. Maria Maggiore, nel cui pavimento fu posta la sua epigrafe sepolcrale (oggi perduta).
Risulta che dopo la morte uno dei fratelli di Zacchi abbia recuperato a Roma 170 libri che erano stati in suo possesso.
Durante il lungo periodo di residenza presso la Curia compose per espressa volontà del cardinale Bessarione un Volumen antiquarum rerum basilicae XII Apostolorum, ossia una ricostruzione delle vicende storiche della basilica, corroborata dalla trascrizione di documenti riguardanti la basilica stessa. L’opera, conservata in un manoscritto della Vaticana (Vat. lat. 7928), può essere fatta risalire al 1454: l’identificazione di Zacchi come autore del testo si deve a Enrico Carusi (Il Diario romano di J. Gherardi da Volterra dal VII settembre MCCCCLXXIX al XII agosto MCCCCLXXXIV, 1904, p. XVII). Risale forse a questi stessi anni la composizione di un De origine, situ et qualitate urbis Romae, opera perduta che figura in un inventario quattrocentesco della biblioteca del cardinale Domenico Capranica. Tradusse inoltre in latino un’omelia di s. Basilio in lode di s. Gordio (Monfasani, 2008).
Al periodo osimano risale la produzione di altri testi eruditi. Entro il 1464 Zacchi portò a compimento un’operetta, nota con il titolo di Auximatis ecclesiae descriptio, nella quale raccolse in forma di catalogo le memorie storiche dei vescovi osimani, a partire dal protovescovo Leopardo; quindi descrisse il territorio della diocesi, i diritti dell’episcopato e persino le produzioni agricole derivanti dalle terre della mensa. Il testo è noto attraverso una copia cinquecentesca. Qualche anno più tardi scrisse un’orazione in onore dell’incoronazione poetica del veronese Leonardo Montagna (il testo è edito in Avesani, 1984, pp. 30-33).
I due umanisti poterono incontrarsi probabilmente nella prima parte dell’anno nel 1471, allorché Montagna fu nelle Marche a servizio di Lorenzo Zane e del cardinale Bartolomeo Roverella, governatore papale della Marca di Ancona. L’orazione pubblica molto probabilmente non fu mai pronunciata, ma essa risulta comunque di grande interesse sia come espressione della cultura dell’autore, sia per il cerimoniale cui egli fa ricorso. In particolare, la formula augurale, che ricalca la cerimonia dottorale impiegata allo Studio di Perugia, può essere messa forse in relazione al legame già accennato fra l’episcopato osimano e l’ateneo umbro.
Zacchi fu autore anche di un’opera alquanto stravagante: un repertorio bibliografico, compilato sotto forma di un inventario sistematico, nel quale sono riportate cinquecentosettanta voci di autori e titoli, in maggior parte greci (il testo, conservato a Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. X.71, è edito in Di Benedetto, 1978, pp. 185-203).
È stata peraltro formulata da Paolo Cherubini l’ipotesi (Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere, a cura di P. Cherubini, 1997, p. 335) che il catalogo potesse essere stato concepito da Zacchi nel corso del suo viaggio compiuto a Pavia nel 1460, dove avrebbe potuto visitare la ricchissima biblioteca viscontea conservata nel castello della città ticinese. Nonostante l’accuratezza della descrizione dei pezzi, il catalogo non rappresenta la biblioteca reale del vescovo, bensì una biblioteca immaginaria. Fra i libri elencati figurano infatti sessantacinque commedie di Menandro, settantadue tragedie di Eschilo, cinquantatré di Sofocle e sessanta di Euripide. Pur attenendosi formalmente ai canoni tradizionali dell’inventariazione, Zacchi propose dunque un raffinato gioco erudito, sorretto da genuina bibliofilia, maturata all’ombra del cardinale Bessarione.
Sono stati finora censiti cinque manoscritti latini posseduti e/o annotati da Zacchi (Di Benedetto, 1978, p. 183); a questi si aggiunge ora un manoscritto greco (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pl. 60.16) nel quale è stata riconosciuta la sua mano (Speranzi, 2016, p. 65).
Opere. Testi editi: Auximatis ecclesiae descriptio, in D. Pannelli, S. Benvenuto vescovo d’Osimo prete secolare, Osimo 1765, p. 57-82; Mobilium rerum adnotatio, in F. Di Benedetto, Il curioso inventario dei libri di Gaspero Zacchi da Volterra (1425-1474), in Miscellanea Anna Saitta Revignas, Firenze 1978, pp. 185-206; Oratio in laureatione Leonardi congnomento Montagna poetae Veronensis, in R. Avesani, L’orazione di Gaspare Zacchi per l’incoronazione poetica di Leonardo Montagna, in Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Billanovich, a cura di R. Avesani, Roma 1984, pp. 23-33; Volume delle antiche memorie della Basilica dei XII Apostoli composto dal R. P. don G. Volaterrano Protonotario della Sede Apostolica [...] anno MCCCCLIII, introduzione, trascrizione e note a cura di A. Coccia, in Bessarione. La cristologia nei Padri della Chiesa, Roma 1985, pp. 175-263. Testi inediti: Bononiensium res publica, Beinecke Library, Yale University, ms. 694: cfr. J.J.G. Alexander, A.C. de la Mare, The Italian Manuscripts in the Library of Major J.R. Abbey, London 1969, pp. 99-100.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat., 435, c. 52v; Osimo, Archivio Diocesano, Pergamene, n. 182. Commentariorum Cyriaci Anconitani nova fragmenta notis illustrata, a cura di P. Compagnoni - A. degli Abbati Olivieri, Pesaro 1763, pp. 7-9; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, a cura di G. Zippel, in RIS, XXVI, 3, Città di Castello 1904. p. 34 n. 2; Il Diario romano di J. Gherardi da Volterra dal VII settembre MCCCCLXXIX al XII agosto MCCCCLXXXIV, a cura di E. Carusi, in RIS, XXIII, 3, Città di Castello 1904; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano (1458-1471). I libri annatarum di Pio II e Paolo II, a cura di M. Ansani, Milano 1994, p. 47; I. Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, Roma 1997, pp. 155, 334 s., 339.
F.A. Zacharia, Auximatium episcoporum series, Osimo 1764, pp. 97-100; B. Falconcini, Elogio di mons. Jacopo Gherardi detto il Volterrano, in Raccolta d’elogi di uomini illustri toscani, II, Lucca 1770; P. Compagnoni, Memorie istorico-critiche della chiesa e de’ vescovi di Osimo, III, Roma 1782, pp. 389-417; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi, II, Monasterii 1901, p. 112; F. Di Benedetto, Il curioso inventario dei libri di Gaspero Z. da Volterra (1425-1474), in Miscellanea Anna Saitta Revignas, Firenze 1978, pp. 181-206; R. Avesani, L’orazione di G. Z. per l’incoronazione poetica di Leonardo Montagna, in Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Billanovich, a cura di R. Avesani, Roma 1984, pp. 23-33; G. Avarucci, A. Salvi, Le iscrizioni medievali di Cingoli, Padova 1986, pp. 45-49; R. Avesani, Epigrammi maceratesi (e marchigiani) di Leonardo Montagna, in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Macerata, XXII-XXIII (1989-1990), pp. 47-56; A. Marrucci, Z., Gaspero, in I personaggi e gli scritti. Dizionario biografico e bibliografico di Volterra, Volterra 1997, p. 1238; J. Monfasani, Some Quattrocento translators of St. Basil the Great: G. Z., Episcopus Anonymus, Pietro Balbi, Athanasius Chalkeopoulos, and Cardinal Bessarion, in Philanagnostes. Studi in onore di Marino Zorzi, a cura di C. Maltezou - P. Schreiner - M. Losacco, Venezia 2008, pp. 249-264; D. Speranzi, Omero, i cardinali e gli esuli. Copisti greci di un manoscritto di Stoccarda, Madrid 2016, pp. 61-70.