BARBERA, Gasparo
Nacque a Torino il 12 genn. 1818 da Pietro e Rosa Guerra; i genitori, originari di Biella e mercanti di stoffe, erano di modeste condizioni, ma ebbero cura che il figlio avesse una discreta istruzione. A quindici anni entrò in un negozio di stoffe. In quegli anni l'amore alla lettura gli dette familiarità coi libri; letterati preferiti: S. Pellico, C. Marenco, A. Brofferio, D. Bertolotti, F. Romani, F. Sclopis, C. Balbo e L. Cibrario. Per essersi procurato da Parigi una copia dell'opera Dell'Italia libri cinque di N. Tommaseo, corse il rischio di essere arrestato. Più tardi, desiderando vivere sotto un governo liberale, si trasferì a Magadino, nel Canton Ticino, dove fece il commesso presso uno spedizioniere. Tornato a Torino, dapprima entrò nella rinomata casa dei fabbricanti di stoffe Giovanni e Gregorio Sella, poi ottenne un posto presso il libraio Fiore e più tardi, nel novembre 1840, per interessamento di G. Pomba, presso l'editore milanese P. Fumagalli, che si era stabilito da una diecina di anni a Firenze. Quì prese a frequentare il gabinetto Vieusseux, dove conobbe G. Libri, E. Rubieri e altri. Il B. rimase col Fumagalli solo pochi mesi, e passò quindi a lavorare col bibliofilo M. Malagoli-Vecchi; nell'autunno del 1841 fu assunto da F. Le Monnier. Con questo rimase per quattordici anni, con piena fiducia dell'editore, del quale condivideva gli intenti e di cui fu consigliere ed efficace cooperatore nella pubblicazione di quella "Biblioteca Nazionale" che tanto giovò a ravvivare e allargare l'amore degli studi in Italia.
Di quel periodo il B. ricorda lo studio e la lettura per migliorare la propria cultura, e i rapporti che strinse con molti letterati del tempo, fra i quali erano P. Giordani, G. B. Niccolini, F. D. Guerrazzi e G. Giusti.
Nel 1854 si separò in buon accordo dal Le Monnier e, dopo una esperienza negativa presso la stamperia granducale, riuscì a realizzare il vecchio desiderio di aprire una stamperia per proprio conto. Aiutato finanziariamente dal marchese Filippo A. Gualterio, entrò in società nella tipografia dei fratelli Beniamino e Celestino Bianchi, sull'orlo del fallimento e, con l'operosità e la prudente amministrazione, riuscì a riassestarla. L'impresa ebbe il nome di "Tipografia Barbera, Bianchi e C." e si aprì al pubblico nell'ottobre 1854- Il B. acquistò ben presto buona fama di editore e stampatore.
Il Tommaseo da Torino gli fornì il primo manoscritto, dal titolo Il supplizio di un italiano a Corfù; l'edizione porta la data del 1855 e reca l'impresa della rosa con l'ape e il motto "Non bramo altr'esca", suggerito da C. Guasti. Nel frattempo il B. aveva intrapreso la pubblicazione di un giornale letterario, Lo spettatore (diretto dal socio Celestino Bianchi e al quale collaborarono i più noti scrittori del tempo), ma che cessò dopo un anno le pubblicazioni. Nel 1855 apparvero le prime opere: il Vocabolario di Parole e modi errati di F. Ugolini, le Lezioni di mitologia di G. B. Niccolini e un volume di Pensieri e giudizi letterari di V. Gioberti, raccolti dall'Ugolini, che ebbero largo successo e varie ristampe. Nel 1856 iniziò anche la "Collezione Diamante", notevole per la diffusione di opere di ogni letteratura, che gli fruttò molti elogi e molto successo commerciale.
Di tendenza liberale, assecondando il bisogno sentito in Italia di mettersi al corrente degli avvenimenti europei e di sprovincializzarsi, tra il '58 e il '60 diffuse varie pubblicazioni di carattere politico, che si diffusero a migliaia di copie. Questa attività gli procurò qualche fastidio: nel 1858, per la stampa della Storia del Concilio di Trento del Sarpi, su querela dell'arcivescovo G. Lamberti fu sottoposto a processo, ma fu assolto dal tribunale. Fra il 1858 e il '59 accettò di stampare la "Biblioteca civile dell'Italiano" che, nel marzo '59, per l'opuscolo Toscana e Austria, gli valse una perquisizione e un sequestro nella stamperia. Per il suo comportamento, oltre che per l'opera editoriale, il B. acquistò una grande popolarità, che gli giovò quando, mutate di Il a poco le condizioni politiche, si fondò (14 luglio 1859) il giornale La Nazione, che egli fu il primo a pubblicare e al quale cooperò come tipografo e come aniministratore sino al 1870. In quell'anno, passata La Nazione ad altra tipografia, il B. fondò il quotidiano Italia nuova, che durò poco più di un anno.
Frattanto, scioltasi nel '59 la società coi fratelli Bianchi, la stamperia aveva assunto la ragione "Tipografia G. Barbera" e aveva progredito nella sua attività. Ebbero particolare fortuna due opuscoli di Marco Monnier sul brigantaggio e la camorra nel Napoletano, più volte ristampati, e nel 1868 i Miei ricordi di M. D'Azeglio, di cui il B. era stato amico in vita e che assisté amorosamente negli ultimi momenti; presso il B. pubblicarono N. Tommaseo, G. Capponi, I. Del Lungo, M. Tabarrini, A. Aleardi, G. Prati, G. Zanefia, M. Lessona, T. Mamiani, P. Mantegazza.
Fra i meriti del B. è anche quello di avere accolto con entusiasmo la proposta del giovane G. Carducci (cfr. G. Carducci a B., 3 ott. 1857, in Annali bibliografici e Catalogo ragtonato..., p.128) di pubblicare un'edizione di tutte le opere del Poliziano con l'aggiunta di una sua prefazione, oggi ricercatissima rarità bibliografica. Al Carducci affidò le sorti della collezione "Diamante", facendogli curare parecchi volumi dell'Alfieri, del Tassoni, del Monti e di altri; pubblicò inoltre la sua prima raccolta di versi (Poesie di G. Carducci, Firenze 1871), e gli propose di scrivere articoli letterari per La Nazione.
Le principali collezioni ideate e attuate dal B. furono, oltre la ricordata "Diamante", la "Collezione gialla", iniziata nel 1855 con la pubblicazione delle opere del Tommaseo, e una "Collezione scolastica", molto economica, iniziata nel 1867, che comprendeva vocabolari e traduzioni, libri di storia e geografia di autori come il Sommerville, lo Smith, il Bevan, ecc. Tra le ultime opere stampate dal B. fu il libro del generale A. La Marmora, Un po, di luce sugli eventi politici e militari dell'anno 1866, che destò molto scalpore e per il quale si interessò anche il parlamento italiano e il governo prussiano nella persona di Bismarck.
A lungo paralizzato, continuò ad occuparsi degli affari della stamperia, affidata alla direzione del figlio Piero, fino a che si spense a Firenze il 13 marzo 1880.
Postume furono pubblicate le sue Memorie di un editore, pregevoli anche per la forma letteraria, con una prefazione dei figli Piero e Luigi datata gennaio 1883, e, in appendice, una commossa "Nota", un "Epistolario" e un catalogo per ordine cronologico delle edizioni.
Un elenco analitico di quanto il B. operò nel campo tipografico ed editoriale - contributo prezioso p ér la storia dell'editoria e insieme delle lettere - fu raccolto, per il cinquantenario della casa, nel volume Annali bibliografici e Catalogo ragionato delle edizioni di Barbèra, Bianchi e C., e di G. Barbèra; con elenco di libri, opuscoli e periodici stampati per commissione (1854-1880), Firenze ottobre 1904 (Addenda et corrigenda,ibid. 1918). I titoli sono disposti in ordine cronologico di stampa; di ciascun libro sono esposte le trattative preliminari con l'autore, le considerazioni economiche e morali che convinsero a stamparlo, la fortuna incontrata, e i più autorevoli giudizi espressi.
Bibl.: Necrologio in L'Illustrazione Italiana, 28 marzo 1880, pp. 193 s.; G. Mestica, Ricordo di G. B. , Bologna 1880; G. Barbera, Memorie di un editore pubblicate dai figli, Firenze 1883; P. Galeati, Di due tipografi, F. Le Monnier e G. B., Imola 1895; Onoranze a G. B. nel XX anniversario della sua morte, Firenze 1900; G. Gargano, Onoranze a un editore, in Il Marzocco, V (1900), pp. 2 S.; Onoranze a G. B. in Torino nel cinquantesimo anniversario della fondazione della ditta editrice Barbera, Torino 1904; A. D'Ancona, Notizia letteraria, in Nuova antologia, il dic.1904, pp. 399-408; F. Fornaciari, La Casa editrice Barbera nel suo 500 anniversario, in La Rass. nazionale, CXXXIX (1904), pp. 417-425; P. Barbera, Il primo editore del Carducci (G. B.), in A. Lumbroso, Miscellanea Carducciana, Bologna 1911, pp. 353-364; T. Rovito, Letterati e giornalisti contemporanei, Napoli 1922, p. 422; La Nazione nei suoi cento anni, 1859-1959, Firenze 1959, ad Ind.; Biblioteca Comunale. Milano, Le case editrici G. B. e Bemporad Marzocco. Mostra di libri e documenti, Milano 1961; Diz. del Ris. Naz., II, p. 172; Enicl. Ital., VI, p.137.