gastigare
Il verbo, variante di ‛ castigare ' (forma che sembra non attestata nelle opere dantesche), ricorre in Rime CVI 95 Colpa è de la ragion che nol gastiga, e lf V 51 Maestro, chi son quelle / genti che l'aura nera sì gastiga?. Testimone, come ‛ gastigamento ' (v.), di un'oscillazione grafica comune in vari testi e codici dell'epoca (ove compaiono le forme castigare, chastigare e gastigare), la parola appare assai comune nella lingua dei primi secoli, da Rugieri Apugliese (v. Monaci, Crestomazia 249 v. 22 " io mi disdico di tute l'altre esere amico, / e cortese, ch'io gastico ") a Brunetto Latini (Tesoretto 1905 [in Contini, Poeti II 242] " poi quando ti lice / l'amico tuo gastiga "), fino al Boccaccio (Dec. I 1 45): " ci era venuto [in casa di questi usurieri] per dovergli ammonire e gastigare ". Presenze anche in Fiore X 1 Ragion mi gastigava / perch'i' al Die d'amor era 'nservito; LXII 7, CV 14 porto tuttor... l'arco teso, / per dar a quel cotal male e damaggio / che 'n gastigarmi stesse punto inteso; CX 14, CXXIV 7 e 9, CXXXII 11, CCIV13.