NOVELLI, Gastone
– Nacque a Vienna il 1° agosto 1925, primogenito di Ivan, addetto militare presso l’ambasciata italiana, e della nobildonna austriaca Margherita Mayer von Ketchendorf.
Poco dopo la sua nascita la famiglia tornò a stabilirsi a Roma. Nel 1941 si iscrisse all’Accademia di belle arti, in cui frequentò i corsi di scultura. Alla fine del 1943 si unì a un gruppo di partigiani e in ottobre venne arrestato e incarcerato a Regina Coeli. Condannato a morte, ebbe la pena commutata in carcere a vita grazie all’intervento della madre presso alte cariche del governo tedesco. Fu liberato nel giugno 1944 con l’entrata delle truppe alleate a Roma. Nel 1945 si trasferì a Firenze, dove riprese gli studi e si laureò in scienze politiche e sociali.
Nel febbraio 1948 partì per il Brasile. Durante questo primo soggiorno iniziò a dipingere e diede avvio a una piccola attività nel campo del design e degli allestimenti, realizzando bozzetti pubblicitari e ceramiche, e progettando stand e padiglioni per fiere ed esposizioni (alla Fiera folcloristica di San Paolo nel 1949; alla II Esposizione industriale di São Carlos nel 1950 e all’Esposizione del IV Centenario della fondazione di San Paolo nel 1954).
All’inizio del 1950, in occasione della sua prima mostra personale al teatro Palazzo Sistina di Roma, rientrò in Italia. Ad aprile sposò Giovanola Ripandelli e con lei ripartì per il Brasile, dove restò fino alla fine del 1954, avendo ottenuto nel 1953 l’incarico per l’insegnamento di composizione all’Istituto superiore del Museu de arte di San Paolo.
Tramite il colto ambiente che gravitava intorno a Pietro Maria Bardi, allora direttore del museo, entrò in contatto con la cultura artistica d’avanguardia brasiliana e internazionale. Nel 1953 incontrò Max Bill, invitato a San Paolo per alcune conferenze, ed ebbe modo di conoscere il lavoro di Paul Klee, dello stesso Bill, di Alexander Calder e di Le Corbusier, artisti a cui il museo brasiliano dedicò proprio in quegli anni ampie mostre monografiche.
Abbandonato il linguaggio espressionista delle opere giovanili, tra il 1951 e il 1955 indirizzò le sue ricerche verso l’astrazione concretista (Un cubo si sviluppa in n.p., 1953 e Serie di triangoli, 1955: in coll. privatacome le altre opere citateove non diversamenteindicato). A San Paolo tenne diverse mostre personali: alla Galeria Domus nel 1951, alla Galeria Ambiente e alla Galeria Tenreiro nel 1952, e al Museu de arte nel 1953. Prese parte inoltre ad alcune importanti esposizioni collettive, tra cui la I, la II e la III Biennale di San Paolo al Museu de arte moderna, nel 1951, nel 1953 e nel 1955.
Nel 1955 tornò a stabilirsi in Italia. Scelse allora la pittura come unico ambito delle sue ricerche. I contatti che stabilì con l’ambiente artistico romano, grazie all’amicizia stretta in Brasile con Emilio Villa, lo spinsero a sperimentare nuove tecniche e materiali. I suoi dipinti si arricchirono della presenza del collage e della materia grezza (Per un murale e Movimenti di una misura, 1955), per poi progressivamente perdere il rigido impianto geometrico e acquisire forme più libere, dalle sembianze simili a macchine, ingranaggi e automi (Serie di misure, 1955; Meccanica,1956). Una serie di questi lavori fu pubblicata nel 1956 nella prima monografia a lui dedicata, presentata da Corrado Cagli, e venne poi raccolta nella personale che si tenne alla galleria La Salita di Roma nel 1957.
Nel 1956 nacque il figlio Ivan. Nel 1957, insieme ad Achille Perilli, fondò la rivista L’Esperienza moderna, di cui vennero pubblicati cinque numeri fino al 1959 e che, grazie anche ai contatti stabiliti da Novelli proprio nel 1957 a Parigi (dove conobbe tra gli altri Tristan Tzara, André Masson, Man Ray e Hans Arp), si configurò come uno dei primi luoghi di elaborazione, a livello nazionale e internazionale, di quel rinnovamento linguistico che condusse un’intera generazione di artisti a superare le ormai consumate istanze della pittura informale.
Ancora pienamente ascrivibili al linguaggio informale sono nondimeno le opere che Novelli realizzò in quegli stessi anni, come Muro tragicomico e Merde sur ma merde (Torino, Galleria d’arte moderna) del 1957, Che non si adopera mai e Alzabestemmia del 1958, in cui densi segni neri si alternano a macchie e colature di colore, sovente disposti su spesse stratificazioni di materia: opere esemplari dei vari indirizzi saggiati dall’artista nel percorso che di lì a poco lo avrebbe condotto alla piena maturità; una maturità che iniziò a configurarsi proprio allo scadere del decennio, quando Novelli spostò gradualmente i suoi interessi dal segno liberamente tracciato sulla tela verso il segno-scrittura, come in Era glaciale e Più inutile del 1958 (Barcellona, Fondació Suñol), o La liberazione del 1959 (Washington, National Gallery of art).
Un nucleo dei lavori informali fu esposto nella sua seconda mostra personale alla galleria La Salita di Roma nel marzo 1958, con un testo di Cesare Vivaldi in catalogo. Altre personali si tennero nel 1959 alla galleria L’Ariete di Milano e nel 1960 alla Tartaruga di Roma. Negli stessi anni prese parte a diverse e importanti mostre collettive in Italia e all’estero: a Milano, a Londra, a Charleroi, a Bruxelles, a Città del Messico e a Tokyo, dove nel 1961 fu tra gli espositori della VI Biennale. Nel 1959 partecipò al premio Morgan’s Paint a Rimini e al XI premio Lissone. Nel 1960 fu tra gli artisti riuniti da Cesare Vivaldi nella mostra Crack alla galleria Il Canale di Venezia. Dal 1961 espose a Roma, Torino e Milano con il gruppo di Continuità, presentato da Giulio Carlo Argan e da Guido Ballo.
In quegli stessi anni avviò le sue prime collaborazioni con scrittori e letterati nel campo della grafica editoriale. Nel 1957 illustrò Un Eden-Précox di Emilio Villa e pubblicò una cartella di incisioni con poesie di Dacia Maraini. Nel 1961 avviò con Samuel Beckett il progetto, rimasto tale, di pubblicare con alcune sue illustrazioni l’opera Comment c’est. L’anno successivo realizzò una serie di disegni originali ispirati all’Histoire de l’oeil di George Bataille. Nel 1964 illustrò il volume Pelle d’Asino di Alfredo Giuliani e Elio Pagliarani ed eseguì una serie di disegni per l’Hilarotragedia di Giorgio Manganelli. Nel 1965 realizzò una cartella di incisioni dal titolo Das Bad der Diana, ispirate all’omonimo volume di Pierre Klossowski.
Nel 1959 conobbe Afro Basaldella, di cui divenne assistente al liceo artistico di Roma.
Diversi soggiorni compiuti a Parigi nel 1961, durante i quali conobbe intellettuali e scrittori come Beckett, Bataille, Klossowski, Claude Simon e René de Solier, lo spinsero ad approfondire il suo interesse per il rapporto tra la pittura e la scrittura, alimentato anche dai forti legami che l’artista ebbe in quegli stessi anni con i letterati e poeti del Gruppo 63, come Manganelli, Pagliarani, Nanni Balestrini e Giuliani. Saggiando ogni possibile declinazione visiva dei segni-lettera e dei segni-parola, proprio nel 1961 realizzò alcuni dei suoi capolavori, tra cui Il re delle parole (Milano, Museo del Novecento) e Poetry reading tour (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna): dipinti in cui lettere, vocaboli, frammenti di parole e di frasi appaiono combinate tra loro in maniera non lineare e logica, ma in una struttura fatta di porzioni separate di spazio, di caselle, di griglie verticali e orizzontali, la cui combinazione, in una sequenza continuamente variabile, genera sempre nuove letture e interpretazioni, secondo una concezione dell’immagine come «flusso ininterrotto di materiale linguistico» (Rinaldi, 2011, p. 55).
Nell’estate del 1962 si recò per la prima volta in Grecia, dove poi ritornò ogni anno fino al 1966. Questi ripetuti viaggi rafforzarono in lui la convinzione dell’esistenza di un linguaggio primordiale e originario, dalle valenze magiche, che affondava le sue radici nella mitologia e nell’inconscio sotto forma di simboli e segni in grado di attraversare la storia e assumere significato per generazioni diverse di esseri umani. A partire dal 1962, al repertorio di immagini legate alle sue vaste conoscenze di letteratura, di psicologia, di filosofia, di musica, di politica e di attualità, si aggiunse così la riscoperta del mondo antico e dei suoi simboli. Spirali e greche, montagne e onfali, lune e soli, fossili, conchiglie, serpenti e piccole figure tra l’umano e l’animale, che Novelli annotò nei suoi taccuini, comparvero come reperti di questi viaggi nei dipinti, come in Gli dei e gli eroi (1962), Il gioco dell’oca (1963), Il grande linguaggio (1963, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
Le occasioni espositive, sia in Italia sia all’estero, divennero sempre più numerose. Nel 1961 tenne la sua prima mostra personale a Parigi presso la Galerie du Fleuve, presentato da Nello Ponente. Nel novembre del 1962 l’Alan Gallery di New York ospitò la sua prima personale negli Stati Uniti. L’anno successivo tenne anche la prima personale in Giappone presso la Tokyo Gallery. Molte furono anche le mostre collettive: al Musée Maison de la culture di Le Havre (1962), al National Museum of modern art di Tokyo (1962), allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1963), alla Lenbach-haus di Monaco di Baviera (1964).
Nel 1964 venne invitato per la prima volta a partecipare alla Biennale di Venezia, dove ottenne il premio Gollin. Lo stesso anno fu allestita una sua grande antologica al Kunstverein di Friburgo. Nel 1965 tenne una personale a Monaco alla Galerie Thomas e l’anno successivo a Copenaghen presso la Court Gallery.
Nel 1964 aveva anche dipinto la scenografia per Oh papà, povero papà, commedia di Arthur Kopit, messa in scena al teatro La Cometa di Roma, e il film in 16 mm, Parto addomesticato. Lo stesso anno fondò con Giuliani, Manganelli e Perilli la rivista Grammatica.
Oltre a creare illustrazioni per opere letterarie, pubblicò negli anni diversi volumi interamente da lui ideati: nel 1958 Scritto sul muro; nel 1962 l’Antologia del possibile; nel 1966 Viaggio in Grecia; nel 1967 il libro di fumetti I Viaggi di Brek.
Nel 1964 acquistò una casa a Saturnia nellaMaremma toscana. Lo stesso anno realizzò una serie di sculture in gesso e resina bianca: piccole e grandi montagne, ispirate al paesaggio della Grecia. Nel 1965 dipinse la grande tela Per una rivoluzione permanente (per Lev Trotsky), primo esempio dei quadri di matrice politica che caratterizzarono gran parte della produzione degli ultimi anni, come L‘Oriente risplende di rosso (1967), Omaggio a Ho Chi Minh (1968) e Cenfuegos (1968; New York, Museum of modern art [MoMA]). Partecipe sin da giovane della vita politica del paese, visse attivamente anche il clima di contestazione della fine degli anni Sessanta. Nel 1968, invitato con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia, il giorno dell’inaugurazione della mostra per protesta contro l’intervento della polizia all’interno dei Giardini rovesciò le opere contro le pareti, scrivendo dietro una di esse: «la biennale è fascista», e poi le ritirò tutte dalla mostra.
Nel 1968 si trasferì a vivere a Milano dove iniziò a insegnare all’Accademia di belle arti di Brera. Quell’anno il Musée de beaux arts di La Chaux-de-Fonds, la Galerie Semiha Huber di Zurigo e la Galerie Espace di Amsterdam gli dedicarono importanti mostre personali.
Morì a Milano il 22 dicembre 1968 per un collasso postoperatorio.
Fonti e Bibl.: N., a cura di Z. Birolli, Milano 1976; Gli scritti di G. N., in Grammatica [Roma], maggio 1976, n. 5, numero speciale a cura di A. Perilli; G. N. (1925-1968) (catal.), a cura di P. Vivarelli, Roma 1988; G. N. 1925-1968 (catal., Trento) a cura di P. Vivarelli, Milano 1999; G. N. Mostra antologica (catal.), a cura di F. Gualdoni - W. Guadagnini, Milano 2006; P. Bonani - M. Rinaldi - A. Tiddia, G. N. Catalogo generale 1. Pittura e scultura, Cinisello Balsamo 2011.