GASTRORRAGIA (dal gr. γαστήρ "ventre, stomaco" e -ragia di emorragia; ted. Magenblutung)
È l'emorragia gastrica, che può essere dovuta a diverse cause, di cui le più frequenti sono: l'ulcera rotonda, il carcinoma dello stomaco, la gastrite cronica erosiva, le varici gastriche o una notevole stasi venosa dello stomaco (come si verifica nella cirrosi epatica per ingorgo della vena porta), le diatesi emorragiche (porpora, emofilia, ecc.), infezioni acute gravi (come vaiolo, scarlattina, ecc.), avvelenamenti (da fosforo, mercurio, acidi e alcali caustici), traumi, ecc. Si manifesta con vomito sanguigno (ematemesi); il sangue emesso è per lo più di colore posa di caffè per modificazioni subite da parte del succo gastrico, ma se l'emorragia è cospicua, il sangue vomitato può anche conservare il suo colore rosso vivo. Inoltre una parte del sangue passa nell'intestino e fa assumere alle feci un colorito piceo (melena). Anzi talora, se la quantità di sangue stravasato è piccola o si ha solo uno stillicidio di sangue, non si produce ematemesi, e la gastrorragia è rivelata solo dalla presenza di sangue nelle feci o macroscopicamente (feci nerastre) o soltanto con mezzi chimici (emorragie occulte). Se l'emorragia è abbondante, si manifestano i segni dell'anemia cerebrale (pallore del volto, vertigine, ronzio alle orecchie, scintillii e oscuramento della vista, lipotimia) e in alcuni casi può anche aversi la morte. Effetto secondario d'una gastrorragiȧ, anche se di piccole proporzioni ma duratura o rinnovantesi, è lo stabilirsi d'una anemia generale più o meno grave. Per la cura v. ematemesi. Appena le condizioni dell'infermo lo permettano, si cureranno le diverse cause.