gattamortismo
s. m. (iron.) La tendenza a nascondere il proprio modo di essere dietro atteggiamenti falsamente ingenui e perbenisti.
• [Anne Sinclair è] la giornalista che tutte le giornaliste vorrebbero essere. Elegante e affascinante fa sempre grandi ascolti, e sa porre con garbo le domande giuste senza mai diventare caricatura, senza rifugiarsi nel pittoresco, senza ricorrere al gattamortismo di chi si finge debole e indifesa per lucrare consenso. Ed è la tipica donna che piace alle donne, ruolo complicato da incarnare. (Francesco Merlo, Repubblica, 24 maggio 2011, p. 1, Prima pagina) • Dopo l’esilarante indagine sul «gattamortismo» del primo libro (trentamila copie vendute), centrato sulla tipica sfigata che va sempre in bianco (al contrario delle gatte morte, infallibili nel tessere ragnatele seduttive intorno ai maschi), ne «La vita non è un film (ma a volte ci somiglia)» la [Chiara] Moscardelli edifica un rosa tendente al giallo (con delitto anomalo e misterioso stalker) pervaso da citazioni argute (distribuite per ora 25 mila copie e già vendute 15 mila). (Leonetta Bentivoglio, Repubblica, 26 ottobre 2013, p. 54, Cultura) • [Nicolas] Carlson dà la colpa al «paradosso nello stile manageriale di [Marissa] Mayer: quando si tratta di prodotti tecnologici, è ossessionata da dati e statistiche. Ma quando si tratta di media, prende decisioni di pancia». Come quella sull’attrice e autrice di libri di cucina peggio che vegana Gwyneth Paltrow. Mayer, secondo una fonte di Carlson, rifiutò di ingaggiarla per Yahoo Food «perché non era andata al college». Forse non è andata così. Forse Mayer, come altre, era disturbata dal gattamortismo new age di Paltrow e provava un certo fastidio a pensarla in una trasmissione di cucina, a dire cose strane contro i carboidrati. (Maria Laura Rodotà, Corriere della sera, 19 dicembre 2014, p. 27, Cronache).
- Derivato dal s. f. gattamorta con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 20 settembre 2000, p. 5, Cronache (Maria Laura Rodotà).