BOTTI, Gaudenzio
Pittore, nato a Brescia il 22 luglio 1698, è uno dei numerosi figli del dottor Orazio e della seconda moglie Paola Casari. Dalle polizze d'estimo del padre, con cui convisse a lungo insieme con i fratelli, si desume che la sua famiglia godeva d'una buona agiatezza: v. allegate alla polizza d'estimo del 1722 (Brescia, Arch. Stor. Civ., Faldone 276) le successive portate catastali. In una portata del 1727 Orazio denuncia l'acquisto di una casa a Manerbio, località dove si trova l'unico complesso pubblico attribuito al Botti. Morì di un colpo apoplettico il 6 marzo 1775, mentre dipingeva un quadro rappresentante i Ss. Faustino e Giovita;il titolo di dottore nell'atto di morte ci fa arguire che egli avesse condotto a termine i propri studi, circa i quali però non abbiamo notizie. Fu seppellito nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Domenico.
La posizione economica e sociale permise al B. di rimanere più un dilettante generoso (non chiedeva mai mercede per le sue opere, accettava solo regali) che un professionista; simile in questo al suo maestro, F. Raineri, al quale si avvicinò dopo aver studiato da autodidatta. Il Raineri gli insegnò a copiare dal vero nelle frequenti gite pittoriche che i due facevano nelle valli bresciane e gli indicò gli esempi del Tempesta di cui egli stesso era divenuto un abilissimo imitatore. Come tutti i piccoli maestri paesaggisti bresciani, anche il B. studiò i pittori fiamminghi - specialmente il Berchem -, assimilandone talmente i modi da poter essere confuso con loro, a dir degli scrittori settecenteschi: affermazione di cui oggi possiamo dubitare, per quel senso schiettamente bresciano nel timbro narrativo che le sue opere tradiscono. La sua pittura si avvale d'un colore lucente, quasi smaltato, ottenuto, dicono le fonti, con una triplice stesura del pigmento, e giocato con sbattimenti e forti giochi di luce, specie negli interni, fra cui famose le sue cucine, illuminate dalla luce di candele o di fuochi, con toni ramati che preludono all'Inganni a cui certamente sono stati d'esempio. A questo va unita una minuziosità lenticolare che però non infirma l'unità della composizione. L'attribuzione tradizionale delle dodici tele decoranti l'organo e la cantoria della chiesa parrocchiale di Manerbio è confermata dal confronto con l'unica opera documentata, un ex voto con Interno di cucina, nella chiesa del Patrocinio di Maria Vergine a Ronchi di Brescia, in cui il B. si giova per le figure della collaborazione di F. Savanni. Le tele di Manerbio, da ritenere terminate entro il 1743 (anno di inaugurazione della chiesa) sono più giovanili, dovendosi l'opera di Brescia datare oltre il 1760: in esse troviamo lo stesso linguaggio dell'opera più tarda di circa venti anni, il che sta a dimostrare una immobilità stilistica del Botti. Un punto dubbio rimane la sua opera di figurista. Il documento parrocchiale riguardante la sua morte documenta una attività anche in questo campo, il che porta ad attribuirgli le figure, sino a che non si ritrovino eventuali documenti che affermino il contrario, delle telette di Manerbio. Tali figure peraltro in alcune scene (come l'Infanzia di Gesù)sono assai vicine al Savanni per quel gusto pittoniano in certi tipi umani ravvivati, come nella Adorazione dei pastori, da più forti notazioni luministiche fiammingheggianti sul tipo tradizionale di un Gherardo dalle Notti. Del B. si conoscono ancora due Interni di cucina a Brescia (collez. Brunelli) e una Lite alla locanda a Lonato (Fondaz. Da Como), oltre a poche altre opere in collezioni private apparse nelle varie mostre bresciane.
Fonti e Bibl.: Brescia, Archivio parrocchiale di S. Lorenzo, Libro dei battezzati, 22 luglio 1698; Ibid., Libro dei defunti, 7 marzo 1775; G. B. Carboni, Notizie istoriche delli pittori,scultori ed architetti bresciani [1776], a cura di C. Boselli, Brescia 1962, pp. 21, 22, 23, 43; P. Orlandi, Abecedario pittorico, Firenze 1788, coll. 1329-31; F. Niccoli Cristiani, Vita ed opere di L. Gambara con brevi notizie intorno ai più celebri pittori bresciani, Brescia 1807, pp. 41 s.; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 232; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 60 s.; P. Da Ponte, L'eposiz. di pittura bresciana... [1878], in Commentari dell'Ateneo di Brescia, LXXVIII (1879), pp. 46, 49; P. Guerrini, La gall. d'arte del patrizio bresc. P. Brognoli,ibid., CXXVI (1927), pp. 222, 237, 244; E. Calabi, La pittura in Brescia nel '600 e '700, Brescia 1935, p. 14; P. Guerrini, Manerbio, in Memorie storiche della diocesi di Brescia, 1937, p. 157; Id., La chiesa prepositurale di S. Lorenzo,ibid., 1940, p. 80; C. Boselli, Le opere d'arte della chiesa del Patrocinio di Brescia,ibid., 1961, p. 108; B. Passamani, La pittura dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 664 s.; U. Thieme-F. Becher, Künstlerlexikon, IV, Leipzig 1910, ad vocem.