Pittore (Valduggia 1480 circa - Milano 1546); a Milano fu, secondo G. P. Lomazzo, presso Stefano Scotto; ma fin dalle tavolette della pinacoteca di Torino (Padre Eterno e scene della vita dei santi Anna e Gioacchino) il F. appare dominato dall'arte del Bramantino, che egli traduce in un linearismo, di gusto ancor gotico, accordato a effetti coloristici e decorativi (affreschi nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo, 1507-13). In altre opere risentì del Perugino, di Leonardo (specialmente nella Pietà, ora a Budapest), e del Correggio. Il suo linearismo, dapprima incisivo, descrive forme più ampie e bizzarre nella cappella del Crocifisso (Sacro Monte di Varallo, 1523). Negli affreschi in S. Cristoforo a Vercelli (1532-34), suo capolavoro, il colore appare disteso in larghe superfici cromatiche, indicando il suo interesse per la pittura veneta. I suoi ultimi lavori, del periodo milanese, sono più deboli, salvo gli affreschi già in S. Maria della Pace, ora a Brera.