GEA (Γαῖα, Γῆ)
Dea greca, la madre terra, l'elemento femminile passivo in contrapposto ad Urano, l'elemento attivo maschile, ha una parte importante nella Teogonia di Esiodo. G. è, con Chaos e Eros, uno dei principî originarî, da essa hanno origine il cielo, le montagne, i mari; G. è inoltre la madre dei Titani e dei Ciclopi.
Dalle gocce di sangue raccolte da G. alla mutilazione di Urano per opera di Kronos eseguita con il falcetto da lei inventato, nascono le Erinni, i Giganti e le ninfe di Milo. Essa è inoltre madre di un'altra numerosa discendenza: in unione con Ponto partorisce Nereo, Taumas e Forchide, divenendo attraverso Nereo nonna delle Nereidi. Provoca la caduta di Urano per opera di Kronos; nella lotta degli dèi olimpici contro i Giganti, sostiene i proprî figli, finisce però con l'accettare la dominazione di Zeus. Varianti poetiche antiche e recenti e amplificazioni delle storie esiodee inventano sempre nuove genealogie, ponendo G. in un complicato sistema teologico (Orfici). Fu posta pure in rapporto con la nascita di Erittonio (v.): essendosi Atena sottratta all'amplesso di Efesto, dal seme di questi caduto nel grembo della Terra vien concepito il bimbo, consegnato solo dopo la sua nascita da G. ad Atena. G. ebbe molti luoghi di culto: Dodona, Delfi e specialmente Atene, dove, secondo Tucidide (II, 15, 4), vi era uno speciale sacrario di G.; inoltre sul pendio occidentale della rocca giaceva l'antica regione della G. Kourotròphos (nutrice di infante), vicino a quella di Demetra Chlòe (Paus., i, 22, 3). In epoca posteriore G. pare venisse sostituita da Themis o con questa fusa (Paus., i, 22, 1). Un importante luogo di culto dedicato a G. si trovava anche in Aigai (Acaia), e altri in Olimpia, Sparta, Micene e Termessos.
Nelle sue prime raffigurazioni G. partecipa alla gigantomachia, nell'atto di chiedere agli dèi pietà per i suoi figli (già in un vaso a figure nere dell'Acropoli) o alla nascita di Erittonio, che essa, emergendo a metà dalla terra, consegua ad Atena, presenti Zeus e Efesto; più noti sono lo stàmnos di Hermonax, a Monaco, una coppa del Pittore di Kodros a Berlino e un'hydrìa di Londra. Va ricordato inoltre un rilievo "melio" di Berlino, spesso riprodotto, con la stessa scena, in parte alterato da restauri moderni. Sembra invece che un rilievo marmoreo del Vaticano, e la sua replica al Louvre, risalgano ad un modello del V secolo. Anche figure di vasi più tardi riproducono la scena, così un cratere a calice di Palermo.
Vediamo l'intera figura di G. nella scena dell'uccisione di suo figlio Tityos ad opera di Apollo su un vaso di Monaco. Compare inoltre, sempre come supplice, chiedente misericordia, nelle gigantomachie, così nella coppa di Aristophanes di Berlino e particolarmente nel fregio con gigantomachia sull'altare di Zeus a Pergamo, in cui, staccandosi a metà dalla terra, chiede ad Atena di risparmiare suo figlio. La grandiosità della composizione fa supporre un modello più antico o per lo meno una tradizione iconografica. È incerto se potesse venir rappresentata da sola nell'atto di sorgere dalla terra: in questo caso il tipo della rappresentazione si confonde con quelli di Pandora, Persefone e Afrodite. Pare però che così sia stata rappresentata sulle monete (Lampsaco). In un mosaico della Siria G. appare insieme con Aion. È difficile trovare statue che la rappresentino; Pausania tuttavia ricorda un'immagine cultuale a Aigai (vii, 25, 13), un'altra, seduta, a Patrasso (vii, 21, 11) e inoltre un gruppo dell'Acropoli (i, 24, 3) in cui G. invoca la pioggia da Zeus; naturalmente in quest'ultimo caso si può trattare di un rilievo. In epoca più tarda va sempre più affermandosi l'immagine della dea giacente in terra, spesso con cornucopia, cesto di fiori, diadema o ghirlanda di spighe; serve da riempitivo o da simbolo della "terra". In quest'atteggiamento appare sui sarcofagi con il ratto di Kore, con Prometeo o Endimione. Può avere fiori o frutta in grembo, accanto le sta spesso un giovenco o una pecora, talvolta si accompagna ad essa anche il serpente. Nella sua qualità di dispensatrice di cibo al genere umano ha anche intorno a sé fanciulli mortali. Fu in questa forma che venne identificata con la romana Tellus (v.).
Monumenti considerati. - Vaso dell'Acropoli: Ephemeris Arch., 1886, tav. 7. Stàmnos di Monaco: Cook, Zeus, iii, tav. xxxiii. Coppa di Berlino: Cook, op. cit., 186, f. 95. Hydria di Londra: id., ibid., tav. xxii. Rilievo melio: id., ibid., 182, f. 93. Rilievo in Vaticano: W. Amelung, Vat. Kat., i, tav. 81. Cratere a calice di Palermo: Cook, op. cit., tav. xxiv. Vaso a Monaco: Furtwängler-Reichhold, tav. 55. Coppa di Aristophanes: id., tav. 127. Coppa di Pergamo: Altertümer von Pergamon, iii, 2, tav. 12. Monete: Cat. of Greek Coins Brit. Mus., Mysia, 81, n. 26. Mosaico della Siria: Annales Archéologiques Syr., iii, 1953, 27. Sarcofagi: C. Robert, Sark.-rel., iii, i, tav. 12-25.
Bibl.: A. Dieterich, Mutter Erde, Lipsia-Berlino 1925; Drexler, in Roscher, I, 2, c. 1566 ss.; Eitrem, in Pauly-Wissowa, VII, i, c. 467 ss.; A. B. Cook, Zeus, Cambridge 1925, III, 181 ss.; A. Plassart, in Rev. Ét. Anc., 1940, 293 ss.; W. Peek, Zeitschrift f. Kirchengesch., 942, p. 27 ss.; M. Marconi, in Acme, V, 1952, pp. 56 ss.; E. Suhr, in Am. Journ. Arch., LVII, 1953, p. 251 ss.