GEDEONE
. Quinto giudice, o capitano, di Israele, figlio di Gioas, della tribù di Manasse. Secondo la narrazione biblica (Giudici, VI segg.) facevano allora irruzioni ogni anno in Palestina i Madianiti, gli Amaleciti e altri popoli nomadi del deserto, rapinando e distruggendo ogni cosa. G. è designato da Jahvè liberatore del suo popolo. Un angelo gli appare e glie ne dà incarico. Per prima cosa, come prova di fedeltà a Jahvè, distrugge l'ara del Baal (v.), che nella sua tribù si adorava; e per questo fatto gli venne dato il soprannome di Ierobaal ("Baal si vendichi"). Raduna quindi gli uomini della sua tribù e quelli della tribù di Aser, Zabulon e Neftali: in tutto 32.000 uomini. A sua richiesta viene assicurato della protezione divina con un duplice miracolo: un vello nella sua aia si inumidisce di rugiada mentre tutt'attorno è asciutto; e poi il medesimo vello rimane asciutto mentre tutt'attorno è bagnato. Volendo Jahvè che la vittoria sui nemici fosse più attribuita al suo intervento che al numero dei soldati, diede comando a G. di rinviare tutti i timidi e i lenti. Rimasero pertanto solo 300 uomini. Questi divise in tre schiere, e diede in mano a ciascuno una tromba e una face ardente racchiusa in un vaso di argilla. Di nottetempo dovevano entrare nel campo nemico da tre lati diversi e a un dato segnale, rotti i vasi, agitare i tizzi accesi dando nel frattempo fiato alle trombe, e producendo in tal modo sul nemico l'impressione di essere assalito da un grande esercito. Così fu fatto, e tale fu lo spavento nell'esercito nemico che tutti si diedero alla fuga, uccidendosi fra loro. G. inseguì i fuggitivi fin oltre il Giordano, facendo strage dei superstiti e menando prigionieri i due principi Zebee e Salmana, mentre altri principi madianiti Oreb e Zeb gli erano già stati recati dagli abitanti della tribù di Efraim. Di ritorno punisce gli abitanti di Soccot e Fanuel che avevano ricusato di soccorrere le sue truppe durante l'inseguimento dei nemici. Reduce a Efra, sua patria, ricusa il regno offertogli dal popolo; né chiede altro per sé se non gli orecchini d'oro presi ai nemici (1700 sicli: 27 kg. circa). Con essi fece un "efod" (v.), che poi fu occasione di idolatria per il popolo e di scandalo e rovina per la sua famiglia.
La vittoria riportata da G. restò famosa nei ricordi d'Israele, perché segnava la fine dell'oppressione madianita. G. stette nell'ufficio di "giudice" per 40 anni, secondo la cronologia biblica (v. giudici); uno dei suoi figli, fu Abimelech (v.).