GEISHA (lett. artista; dal sino-giapp. gei "arte" e sha "persona")
Nella società giapponese la geisha non è, come talvolta si crede, una prostituta, ma una vera artista cui l'uso lascia una grande libertà, la quale, almeno come norma, non suole degenerare in libertinaggio. Questa indipendenza, che la rende padrona dei proprî sentimenti, fa sì che nel suo ambiente si svolgano e si siano svolti quasi tutti i romanzi d'amore che la vita giapponese ci offre. La sua iniziazione comincia assai per tempo (7-10 anni), di solito ad opera di una vecchia geisha, cui la novizia, una volta formata e lanciata, per patto e durante un certo numero di anni, verserà i suoi proventi, e comprende, anzitutto, il canto e la danza, poi l'arte del conversare con grazia, la cerimonia del tè (cha-no-yu), la composizione di poesie, ecc. La geisha è l'ornamento classico delle riunioni private e pubbliche del vecchio stile. L'introduzione di istituzioni occidentali, specialmente dei banchetti, dei caffè e delle orchestre, che hanno sostituito l'antica chitarra nazionale (shamisen), loro strumento, hanno oggi limitato assai l'attività, e un po' anche il numero, di queste sacerdotesse di un'arte sempre delicata e caratteristica.
Bibl.: B. H. Chamberlain, Møurs et coutumes du Japon, Parigi 1931.