Forse africano (benché in una lettera si dica romano); successore di Felice III il 1º marzo 492 (m. 496). Combatté lo scisma anomeo e i residui di pelagianesimo e di paganesimo, e distrusse nuclei manichei scoperti a Roma. Gli era attribuito un Sacramentarium, libro liturgico; suo è un Liber apologeticus, scritto contro il ripristino dei Lupercali voluto dal senatore Andromaco. Tra le lettere, importante quella rivolta all'imperatore d'Oriente Anastasio, che ebbe larga fortuna per tutto il Medioevo; la lettera introduce la distinzione tra i due poteri, spirituale e temporale, autonomi ciascuno nel proprio ambito, e afferma contemporaneamente la superiorità del potere spirituale su quello temporale. Oculato amministratore, a lui risale l'istituzione del libro delle affittanze e dei censi; apocrifo invece è il Decretum Gelasianum. Fu sepolto in S. Pietro. Festa, 20 novembre.