gelso (gelsa)
Il termine, con la sua variante di forma, compare due volte nel Purgatorio, in contesto comparativo, sempre con preciso riferimento alla pianta del noto episodio di Piramo e Tisbe (cfr. Ovid. Met. IV 55 ss.) che il sangue misto dei due amanti bagnò e " d'allora inanci quel moraro e gl'altri si féno le more rosse " (Lana). Questo appare evidente in XXVII 39 Come al nome di Tisbe aperse il ciglio / Piramo in su la morte, e riguardolla, / allor che 'l gelso diventò vermiglio, passo dove l'" alborem moris, cuius poma alba convertit in rubra quando se occidit manu propria Tysbes " (Benvenuto) con la ‛ metamorfosi ' dei suoi colori ha una funzione non meramente decorativa.
Più complesso il caso di XXXIII 69 se stati non fossero acqua d'Elsa / li pensier vani intorno a la tua mente, / e 'l piacer loro un Piramo a la gelsa, in cui il termine è calato con tutto il referente mitico all'interno di una similitudine in cui " dice Beatrice allo Autore: ‛ Se li tuoi pensieri non avessero convertita la tua mente... come l'acqua d'uno fiume chiamato Elsa... fa delle cose materiali ch'entro vi caggiono; e 'l piacere di quelli pensieri non fossero essuti alla mente tua un Piramo di Babilonia, che si uccise, e del suo sangue le gelse, prima bianche divennero sanguigne; cioè, se non avessi la chiara tua mente oscurata per tante circustanzie quale hai udite ' " (Ottimo).