Vedi GEMILA dell'anno: 1960 - 1994
ĞEMILA (v. vol. III, p. 806)
La fondazione della colonia di Cuicul, iscritta nella tribù Papiria, il cui territorio fu ricavato da quello della Confederazione di Cirta, è stata attribuita da J. Gascou a Traiano piuttosto che a Nerva. Il ruolo di tale colonia, nonostante l'estensione limitata del centro urbano, è essenziale dal punto di vista strategico per il controllo della via Costantina-Setif. P.-A. Février e C. Lepelley hanno insistito sulla vitalità della città nel Basso Impero, fondandosi sulle iscrizioni relative a opere edilizie (databili soprattutto alla seconda metà del IV sec.), sull'importanza dello sviluppo urbanistico e sulla ricchezza delle case, che nel IV e nel V sec. vengono ristrutturate e pavimentate a mosaico (tesi Blanchard).
La sorte di Ğ. dopo la conquista vandala è stata oggetto di discussione da parte di P.-A. Février, Ν. Duval e C. Lepelley. Non è escluso, sulla base dei titoli che compaiono nelle iscrizioni votive della basilica settentrionale del complesso episcopale, che Cuicul abbia costituito la residenza del governatore di quella parte della Numidia restituita a Roma da Genserico dopo il 442. Y. Allais sosteneva che Ğ. era stata abbandonata dopo la conquista vandala: ma la riconsiderazione dei mosaici (da cui si ricaverebbe una datazione più tarda), la presenza di iscrizioni, di materiale ceramico e di monete di età vandala e bizantina, e infine la vitalità della comunità cristiana inducono a domandarsi se la città non mantenne, almeno in parte, la sua prosperità nel V e nel VI secolo.
Dopo la riconquista bizantina essa probabilmente visse in simbiosi con la vicina Setif - dove venne costruita una cittadella - senza tener conto delle frontiere tra le Provincie.
La storia della città ha potuto essere precisata, soprattutto grazie al rilevante numero di iscrizioni: si attende la pubblicazione del Corpus (ILAlg, II, 3) redatto da H. G. Pflaum. Alcune tesi o Mémoires de maîtrise sono state dedicate all'onomastica, alle istituzioni e alla società (Corbier, Mahboubi).
Non è stata ancora redatta una pianta completa, che comprenda cioè i quartieri scavati durante e dopo la seconda guerra mondiale sotto la direzione della signora de Cresolles e di Y. Allais a E e a O del settore centrale (quello a O è stato oggetto di un rilevamento parziale: Y. Allais, 1971), dei quali facevano parte alcune case, soprattutto a E del foro (in parte studiate da M. Blanchard), una basilica con alcune tombe e varie costruzioni a carattere utilitario disposte tra grandi muri di sostruzione sul pendio assai ripido a O, nonché un'altra chiesa sulla collina a E.
L'urbanistica è stata oggetto di un interessante studio da parte di P.-A. Février (1964), il quale ha messo ben in evidenza la distinzione tra il nucleo originario, l'estensione del III sec. verso S e il quartiere cristiano che si aggiunse a SE a partire dal IV secolo.
La basilica civile, eretta nel IV sec. sul foro severiano, scavata nel 1938-40 e rimasta a lungo quasi ignorata, è stata sommariamente pubblicata da P.-A. Février, da M. Leglay (insieme al sottostante Tempio di Saturno) e da M. Blanchard. Interessante è la sua pianta ad abside sopraelevata, soprattutto se confrontata con quella della quasi contemporanea basilica vestiaria in prossimità dell'arco (per questo tipo di basiliche civili si veda lo studio di J. Christern).
L'interesse degli studiosi si è soprattutto concentrato sulle case private, alcune delle quali sono state pubblicate da Y. Allais. La «Casa dell'Asino» è stata oggetto di sondaggi e di rilievi particolareggiati, che ne hanno messo in evidenza le diverse fasi di età tardo-imperiale. Il mosaico con l'asino vincitore, con i suoi tralci popolati da varie figure, è stato accostato da I. Lavin alle più tarde pavimentazioni medio-orientali: lo stile è però decisamente più schematico e i rapporti restano difficili da definire. La «Casa di Bacco» è stata studiata, con una serie di nuovi sondaggi, da P.-A. Février e M. Blanchard, che ne hanno annunciato la pubblicazione. Si è rinunciato a riconoscere in tale casa la sede di un'associazione, e la grande sala tricliniare a sette absidi è stata identificata da J. Lassus: date le dimensioni, si può ritenere che la sua funzione fosse pubblica o ufficiale, e perciò si è pensato di riconoscervi la residenza del governatore.
La datazione dei mosaici rinvenuti nelle case (e spesso trasportati in maniera assai rozza nel museo) viene in genere abbassata da M. Blanchard, forse però non abbastanza. Un'ipotesi, proposta da P.-A. Février e accettata da N. Duval, considera bizantini i mosaici delle pavimentazioni della basilica meridionale del complesso episcopale, il mosaico della caccia della grande sala della «Casa di Bacco» e, forse, anche il mosaico dell'Asino. Le datazioni proposte da K. Dunbabin per questa specifica «scuola», che è stata assai ben individuata da M. Blanchard, sono ancora troppo tradizionali.
La decorazione architettonica di Ğ., e in particolare i capitelli e le cornici modanate, alcuni dei quali studiati da M. Blanchard, presentano spesso caratteristiche parimenti originali. Per quanto riguarda la scultura votiva, le stele dedicate a Saturno, che costituiscono un tipo caratteristico della regione, sono state pubblicate da M. Leglay.
Il complesso episcopale, che era stato sommariamente descritto dall'architetto Ballu, da E. Albertini e P. Monceaux, è stato al centro delle discussioni, riguardanti soprattutto la sua organizzazione (in particolare da parte di J. Lassus, N. Duval, P.-A. Février). Si tratta di uno dei migliori esempi di vero e proprio «quartiere cristiano», disposto intorno a due chiese e comprendente un battistero, terme, una terza cappella e forse un edificio con funzione abitativa. Si è a lungo discusso a proposito della sua cronologia relativa: sino a pochi anni fa si datava la chiesa settentrionale al IV sec. e quella meridionale al momento della promulgazione dell'editto di unione tra cattolici e donatisti successivo al concilio del 411. La datazione proposta da P.-A. Février e N. Duval per le iscrizioni votive della chiesa settentrionale sposterebbe quest'ultima al V sec., così come lo stile dei mosaici della chiesa meridionale e la menzione di un vescovo di nome Cresconius, identificabile preferibilmente con quello del VI sec. citato nel 553 piuttosto che non con quello che prese parte al concilio del 411, hanno indotto P.-A. Février a proporre una datazione al VI sec. per la sua pavimentazione. In ogni caso l'allusione allo «scisma» sconfitto che si era creduto di scoprire nella dedica di Cresconius in realtà non esiste. D'altra parte P.-A. Février, riesaminando le cripte e i muri E delle due chiese, nelle quali non si riscontra alcuna cesura, si domanda se queste ultime non siano in effetti contemporanee. In tal caso soltanto i mosaici apparterrebbero a epoche diverse. Tale ipotesi, che modifica radicalmente lo schema di evoluzione sino a ora accreditato, dovrà essere confermata o smentita da scavi in profondità che sino a oggi non sono stati effettuati, così come non disponiamo ancora di un rilievo particolareggiato (siamo infatti costretti a riprodurre la schematica pianta del Ballu, in forma più o meno modificata). J. Christern, che per ultimo si è occupato del problema, ha studiato anche alcuni aspetti particolari dell'architettura (pilastri di sostegno della chiesa meridionale, tribune), dell'organizzazione liturgica (cripte destinate a un pellegrinaggio) e della decorazione architettonica curiosamente imparentata con quella di Tebessa, nel SO dell'Africa Proconsolare.
Uno degli ultimi scavi effettuati da Y. Allais nel quartiere occidentale ha avuto per oggetto una basilica costruita in maniera sommaria tra due muri di sostegno e caratterizzata da un grosso interro. Soltanto l'abside risulta costruita ex novo. Suscita interesse la presenza, sotto l'abside, di una cripta visibile dalla navata, dove era collocata una tomba evidentemente ritenuta di particolare importanza e, senza dubbio, fatta oggetto di pellegrinaggio.
Nel corso della seconda guerra mondiale, una seconda basilica cimiteriale era stata scavata sull'altro lato del torrente che costeggia la località a E. Per quanto molto danneggiata, non vi è dubbio che anch'essa fosse dotata di una cripta sotto l'abside. Vi si è ritrovato il bell'epitaffio di una clarissima femina, datato al 452, nel periodo in cui Cuicul era stata restituita all'impero romano.
Bibl.: P.-A. Février, in Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, pp. 249-250, s.v. Cuicul·, id., Djemila, Algeri 19782; id., Approches du Maghreb romain. Pouvoirs, differences et conflits, 1-2, Aix-en-Provence 1989-90. - Si vedano inoltre le relazioni di M. Leglay, J. Lassus e Y. Allais in Libyca (Archéologie - Epigraphié), 1955 ss.; H. G. Pflaum (ed.), ILAlg, II, 3, in corso di stampa. - Storia tardo-imperiale: C. Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au Bas Empire, II, Parigi 1981, pp. 402-415. - Istituzioni: J. Gascou, La politique municipale de l'Empire romain en Afrique Proconsulaire de Trajan à Septime-Sévère, Roma 1972, pp. 108-110; id., Politique municipale de Rome en Afrique du Nord, in ANRW, X, 2, 1982, pp. 177-178. - Società: P. Corbier, La société de Cuicul (diss.), Parigi 1965; M. Mahboubi, Les élites municipales de la Numidie, in ANRW, X, 2, 1982, pp. 673-681, passim (riassunto di una tesi inedita, Aix 1974). - Urbanistica e sviluppo della città: P.-A. Février, Notes sur le développement urbain en Afrique du Nord: les exemples comparés de Djémila et de Sétif, in CArch, XIV, 1964, pp. 1-24; Y. Allais, Le quartier occidental de Djémila (Cuicul), in AntAfr, V, 1971, pp. 95-119; P.-A. Février, Urbanisme et urbanisation en Afrique du Nord, in ANR W, X, 2, 1982, in part, pp. 321-396, figg. A11, B4. - Monumenti pubblici: La maggior parte di essi è stata studiata in tesi sui monumenti dell'Africa settentrionale rimaste inedite. Unica opera pubblicata: C. De Ruyt, Macellum. Marché alimentaire des Romains, Lovanio 1983, pp. 61-67. - Basilica civile del IV sec.: P.-A. Février, Notes sur le développement..., cit., pp. 13-14 (con pianta); M. Leglay, Saturne africain, Monuments, II, Parigi 1966, pp. 202-206 (sulle stele dedicate a Saturno); J. Christern, Die 'Gerichtsbasilika' beim Forum von Tipasa (Neuaufnahme). Ihre Funktion und die Frage nach den Vorbildern für den basilikalen Kirchenbau, in Studien zur spätantiken und byzantinischen Kunst τ. F. W. Deichmann gewidmet, Bonn 1986, pp. 181-183, fig. 7 a-b. - Case e mosaici: I. Lavin, The Hunting Mosaics of Antioch and Their Sources, in DOP, XVII, 1963, pp. 218, 220 s., 237, 250, 256 n. 334, 271; J. Lassus, La salle à sept absides de Djémila-Cuicul, in AntAfr, V, 1971, pp. 193-207; M. Blanchard-Lemée, Maison à mosaïques du quartier central de Djemila (Cuicul) (Etudes d'antiquités africaines), Aix 1975; K. Dunbabin, The Mosaics of Roman North Africa, Oxford 1978, p. 256 e passim·, M. Blanchard-Lemée, Nouvelles recherches sur le mosaïques de Djemila (maison de Bacchus), in R. Farioli Campanati (ed.), Il mosaico antico. III Colloquio Internazionale sul mosaico antico, Ravenna 1980,1, Ravenna 1983, pp. 277-286; Y. Thébert, Histoire de la vie privée, I, Parigi 1985, pp. 301-398 e passim. - Stele con dedica a Saturno: M. Leglay, Saturne africain..., cit., II, pp. 201-237, tavv. XXXII-XXXIV. - Storia dell'età cristiana, monumenti e iscrizioni: P.-A. Février, Notes sur le développement..., cit., pp. 14-26; id., Remarques sur les mosaïques de basse époque à Djémila, in BAntFr, 1965, pp. 85-92; id., Inscriptions chrétiennes de Djémila (Cuicul), in BAAlger, I, 1962-1966, pp. 207-226; Y. Allais, Une basilique cimétériale à Djémila (Cuicul), ibid., pp. 189-205; N. Duval, P.-A. Février, Groupes épiscopaux de Syrie et d'Afrique du Nord, in «Apamée de Syrien Actes du Colloque tenu à Bruxelles, 19J2, Bruxelles 1972, pp. 215-251; A. Chastagnol, N. Duval, Les survivances du culte impérial dans l'Afrique du Nord à l'époque vandale, in Mélanges d'histoire ancienne offerts à W. Seston, Parigi 1974, pp. 88-94; J· Christern, Das frühchristliche Pilgerheiligtum von Tebessa, Wiesbaden 1976, in part. pp. 137-144; N. Duval, L'évêque et la cathédrale en Afrique du Nord, in Actes du Xle Congrès International d'Archéologie chrétienne, Lyon 1986, I, Roma 1989, pp. 345-403; P. de Palol, El baptisterio en el ámbito arcquitectónico de los conjuntos episcopales urbanos, ibid., pp. 559-605; W. Muller-Wiener, Bischofsresidenzen des 4.-7. Jhs. in östlichen MittelmeerRaum, ibid., pp. 651-709; N. Duval, P.-A. Février, La basilique cimétériale de l'Est à Djémila: une église à crypte méconnue, in Aervum inter utrumque. Mélanges Sanders, Steenbruge-Aia 1991, pp. 133-141; N. Duval e altri, Inventaire des basiliques chrétiennes d'Algérie, Parigi 1992, n. 27, tavv. LXVII-LXXIII.