Vedi GEMILA dell'anno: 1960 - 1994
GEMILA (Cuicul)
Sul luogo dell'odierna G. (Algeria) sorgeva la città di Cuicul, colonia romana della Numidia occidentale. Cuicul fu colonia probabilmente di Nerva: il nome, di origine berbera, fa credere che fosse esistito nel luogo della città un piccolo centro indigeno, del quale tuttavia non si ha traccia. La colonia ebbe rapido sviluppo nel II secolo, e un momento di particolare prosperità nella prima metà del III; in età cristiana fu sede vescovile. Comunque non fu in antico nulla più che un modesto centro provinciale: oggi i suoi monumenti, rimessi in luce dagli scavi a partire dal 1909, ne fanno uno dei centri archeologici più importanti dell'Africa romana. Le conferisce maggiore attrattiva anche la sua posizione, su uno stretto sperone fra due torrenti dal letto profondamente incassato, in mezzo ad un variare di dossi montuosi che raggiungono in media l'altezza di 8oo-1000 m sul mare. Allungata da N a S, la città ebbe il suo primo nucleo nella parte settentrionale del pianoro, e la sua pianta fu, per quanto possibile, regolare secondo lo schema romano: ebbe mura, di cui tuttavia non restano che incerti avanzi, ma alle quali si connettono le due porte alle estremità del cardo maximus; al centro era collocato il Foro. La piazza, quasi quadrata (m 48 × 44), con portici su due lati, aveva sul lato settentrionale il Campidoglio, e nell'angolo nord-orientale la curia; lungo il lato occidentale si estendeva la basilica; il centro era occupato da monumenti onorarî. Attigui al Foro erano il tempio di Venere Genitrice, eretto al fondo di un'area recinta trapezoidale, il macellum e un edificio termale di modeste proporzioni: il resto del quartiere più vecchio, nella parte finora scavata, era occupato soprattutto da abitazioni private, delle quali le più importanti sono quelle dette, dai mosaici che le ornavano, di Anfitrite e di Europa: vaste case, caratterizzate dalla presenza nel nucleo centrale di uno spazio aperto, un peristilio rallegrato da giochi d'acqua, sul quale di solito si apriva, fra altri ambienti minori, una grande sala ornata con particolare dovizia di marmi o di mosaici. Ma l'angustia dello spazio e altre considerazioni consigliarono ben presto agli abitanti di innalzare case private e edifici pubblici fuori dell'ambito delle mura, verso S, dove il terreno, allargandosi, offriva maggiore comodità di espansione. Appoggiato ad una collina verso E fu costruito il teatro (era già terminato alla fine del regno di Antonino Pio); più lontano, sotto Commodo, un ampio edificio termale. Questo ampliamento della città verso S determinò la fondazione di un nuovo Foro, più vasto e più ricco del primo, che dovette essere iniziato da Caracalla, al quale fu dedicato un arco ad un fornice, particolarmente interessante per la decorazione architettonica dell'attico, e terminato da Alessandro Severo, con la costruzione, sul lato meridionale della piazza, di un tempio alla Gens Septimia: il terreno in declivio obbligò ad erigere il tempio su un alto podio e a dare ai portici della piazza un andamento assai irregolare. Tra gli altri edifici di età classica sono ancora da ricordare la basilica vestiaria - per il commercio delle stoffe -, una piccola fontana conica, analoga, naturalmente in proporzioni molto ridotte, alla Meta sudans di Roma, - un grande stabilimento termale del tipo ad asse centrale, una grande sala fiancheggiata da sei absidi e terminata da una settima abside, che, con altri annessi, dovette verosimilmente servire come sede di un collegio addetto al culto di Bacco, poiché uno degli ambienti era decorato da un mosaico con scene dionisiache, le quali, tra l'altro, presentano notevoli punti di contatto con il ciclo pittorico della Villa dei Misteri di Pompei.
Nello stesso quartiere meridionale sorse in età cristiana, in mezzo a molte altre costruzioni più modeste, un grande e interessante complesso di edifici sacri, costituito da due basiliche, una cappella, un battistero e una grande casa, probabilmente la residenza episcopale: alcune strutture appartengono forse ad un battistero più antico. (La più antica menzione episcopale è del 255: Pudentianus a Cuiculi, cfr. Sententiae Episcoporum in Hartel, Cyprian, p. 457). I varî elementi non sorsero tutti contemporaneamente, ma certo a non grande distanza di tempo l'uno dall'altro: comunque non par dubbio che restassero poi in uso tutti insieme, così come riscontriamo anche in altri luoghi, sia in Africa che altrove. Le due basiliche, parallele l'una all'altra, e orientate entrambe verso occidente, hanno la forma consueta; la minore, più antica, è a tre navate, la maggiore a cinque; ambedue hanno cripta sotto l'abside e sono decorate da pavimenti a mosaico con motivi geometrici e figurati: nella prima sono ricordati i nomi dei donatori, nella seconda una lunga epigrafe metrica, replica di altre esistenti a Tipasa, esalta l'opera del vescovo Cresconio e, con il ricordo della fine dello scisma donatista, viene a datare l'edificio al principio del sec. V. Al secolo precedente devono invece attribuirsi la basilica minore e, probabilmente, il battistero, che sembra connesso con essa. Assai ben conservato, questo è costituito da una rotonda con due ali rettangolari porticate. La prima ha un ambiente centrale contenente la vasca battesimale sormontata da un baldacchino: intorno gira un corridoio, nella cui parete sono ricavate alcune nicchie: in esse dovevano certamente deporsi le vesti dei battezzandi; il battistero era a sua volta unito ad un piccolo stabilimento termale. Il sacello, che ha un orientamento un po' diverso dagli altri edifici, non ha nulla d'interessante.
La città non ha restituito sculture di particolare valore, se non qualche elemento decorativo di accentuato carattere provinciale; molti e notevoli invece i mosaici, tra i quali, oltre a quello già ricordato di Dioniso, uno con rappresentazione del ratto di Europa, uno con la toletta di Venere e scene marine, uno con il trionfo di Anfitrite, e due nei quali si ripete la leggenda Asinus Nica: nel maggiore di essi una serie di medaglioni su più ordini racchiudono figure, soprattutto di animali.
Bibl.: Y. Allais, Djemila, Parigi 1938; L. Leschi, Djemila, Antique Cuicul, 3a ed., Algeri 1953, con bibliogr. anteriore; P. Monceaux, Cuicul chrétien (Numidie), in Mem. Pont. Acc. Arch., I, ii, Roma 1924, p. 89 ss.; P. Romanelli, Storia delle provincie romane dell'Africa, Roma 1959. Per il mosaico di Dioniso: L. Leschi, in Mon. Piot, XXXV, 1935-36, p. 139 ss.; XLVIII, 1954-56, p. 143.