Hackman, Gene
Attore cinematografico statunitense, nato a San Bernardino (California) il 30 gennaio 1930. Frequentemente utilizzato dal cinema hollywoodiano in ruoli negativi o ambigui, ha saputo dar vita negli anni a uno stile di recitazione che unisce un'estrema precisione nella costruzione del personaggio a un'istintività nervosa, con violenti sfoghi alternati a rabbia implosa. Lo caratterizzano fortemente lo sguardo che lascia affiorare continuamente le emozioni e i cambiamenti di umore dei suoi personaggi, i tratti duri del volto, nonché la fisicità adatta soprattutto ai film d'azione. Tra gli interpreti statunitensi più attivi dalla metà degli anni Sessanta, non si è mai legato al cinema di un particolare autore e ha sempre lasciato il segno della sua presenza, anche nei ruoli secondari. Ha vinto l'Oscar nel 1972 come migliore attore per The French connection (1971; Il braccio violento della legge) di William Friedkin, nel 1993 come miglior attore non protagonista per Unforgiven (1992; Gli spietati) di Clint Eastwood e l'Orso d'argento a Berlino nel 1989 come miglior attore per Mississippi burning (1988; Mississippi burning ‒ Le radici dell'odio) diretto da Alan Parker.
All'età di 16 anni si arruolò nei Marines. Diplomatosi poi in giornalismo alla University of Illinois si trasferì in California all'inizio degli anni Sessanta per realizzare la sua aspirazione di diventare attore: sin da bambino infatti aveva sviluppato una passione particolare per il cinema ed Erroll Flynn era tra i suoi idoli. Si iscrisse così alla Pasadena Playhouse School quando aveva già trent'anni e divenne amico di Dustin Hoffman, suo compagno di corso. Gli inizi furono difficili. Recitò in alcuni spettacoli off-Broadway mentre contemporaneamente lavorava per un'impresa di traslochi, come commerciante di calzature, autista di camion e cameriere. Esordì sul grande schermo in Lilith (1964; Lilith, la dea dell'amore) di Robert Rossen seguito, tra gli altri, da Hawaii (1966) di George Roy Hill. Con il ruolo di un fuorilegge fratello del protagonista in Bonnie and Clyde (1967; Gangster story) di Arthur Penn ebbe i primi riconoscimenti ottenendo una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. Dopo aver lavorato in The gipsy moths (1969; I temerari) di John Frankenheimer e nel fantascientifico Marooned (1969; Abbandonati nello spazio) di John Sturges, fu al fianco di Robert Redford in Downhill racer (1969; Gli spericolati) diretto da Michael Ritchie, e di Oliver Reed e Candice Bergen in The hunting party (1971; Il giorno dei lunghi fucili) di Don Medford. Interpretò quindi il suo ruolo più rappresentativo, quello dell'agente della narcotici Doyle, dai modi bruschi e risoluti e dalla rabbia trattenuta a fatica, in The French connection, ripreso poi nel sequel del 1975 French connection II (Il braccio violento della legge n° 2) di Frankenheimer. È stato in seguito un sacerdote in The Poseidon adventure (1972; L'avventura del Poseidon) di Ronald Neame, un barbone sarcastico e sognatore in Scarecrow (1973; Lo spaventapasseri) di Jerry Schatzberg ed è apparso in un divertente cammeo, nella parte di un eremita cieco, in Young Frankenstein (1974; Frankenstein junior) di Mel Brooks, prima che Francis Ford Coppola in The conversation (1974; La conversazione) gli consentisse di interpretare uno dei suoi ruoli migliori e più complessi, quello dell'ambiguo e solitario tecnico del suono Harry Caul che usa la sua conoscenza per fini poco edificanti sino alla scoperta finale della propria umanità. Dopo Zandy's bride (1974; Una donna chiamata moglie) di Jan Troell, i suoi personaggi, apparentemente forti e virili, sono apparsi sempre più disincantati e malinconici come il cowboy di Bite the bullet (1975; Stringi i denti e vai!) di Richard Brooks e il detective privato di Night moves (1975; Bersaglio di notte) di Arthur Penn. È stato inoltre diretto da Stanley Donen in Lucky Lady (1975; In tre sul Lucky Lady) e da Stanley Kramer in The domino principle (1977; Il principio del domino: la vita in gioco); è apparso tra i protagonisti dei film di guerra A bridge too far (1977; Quell'ultimo ponte) di Richard Attenborough e March or die (1977; La bandera ‒ Marcia o muori) di Dick Richards, prima di caratterizzare, con volontari eccessi misti a tocchi autoironici, un 'cattivo da fumetto', il folle Lex Luthor antagonista di Superman in Superman (1978) diretto da Richard Donner, Superman II (1980) di Richard Lester e Superman IV: the quest for peace (1987; Superman IV) di Sidney J. Furie.Anche negli anni Ottanta la sua attività è continuata senza soste. Dopo un ruolo secondario in Reds (1981) di Warren Beatty, ha alternato figure positive (il colonnello che con i suoi soldati cerca di liberare il figlio in Uncommon valor, 1983, Fratelli nella notte di Ted Kotcheff; il giornalista che si trova nel Nicaragua alla vigilia della rivoluzione in Under fire, 1983, Sotto tiro di Roger Spottiswoode; l'ex agente della CIA al quale viene rapita la moglie in Target, 1985, Target ‒ Scuola omicidi di Penn; il tenace allenatore di basket in Hoosiers, 1986, Colpo vincente di David Anspaugh; il risoluto federale antirazzista di Mississippi burning) e figure negative (l'uomo d'affari che trascura il figlio maggiore in Misunderstood, 1984, Incompreso ‒ L'ultimo sole d'estate di Schatzberg; il segretario della Difesa di No way out, 1987, Senza via di scampo di Roger Donaldson). Sempre legato a personaggi d'azione, come in Power (1986) di Sidney Lumet, Bat 21 (1988) di Peter Markle, Split decisions (1988; Boxe) di David Drury e The package (1989; Uccidete la colomba bianca) di Andrew Davis, è tuttavia entrato con estrema disinvoltura nel clima bergmaniano del cinema di Woody Allen con Another woman (1988; Un'altra donna), in cui ha interpretato il ruolo dello scrittore un tempo innamorato della protagonista.
Tranne rare eccezioni, come il biografico Postcards from the edge (1990; Cartoline dall'inferno) di Mike Nichols, dagli anni Novanta il suo volto è stato spesso utilizzato dal cinema di genere: nel filone giudiziario (l'avvocato che ha come avversario la propria figlia in un'aula di tribunale in Class action, 1991, Conflitto di classe di Michael Apted; l'ambiguo avvocato e boss di The firm, 1993, Il socio di Sidney Pollack; il nonno di un giovane avvocato, membro del Ku Klux Klan, che sta per essere condannato a morte in The chamber, 1996, L'ultimo appello di James Foley), nel western (lo sceriffo di Unforgiven; il generale di Geronimo ‒ An American legend, 1993, Geronimo, di Walter Hill; il padre avvocato di Wyatt in Wyatt Earp, 1994, di Lawrence Kasdan; il padrone despota, nonché esperto pistolero della cittadina di Redemption, in The quick and the dead, 1995, Pronti a morire di Sam Raimi), nella commedia (il regista di film insignificanti di Get shorty, 1996, di Barry Sonnenfeld; il suocero di un omosessuale in The birdcage, 1996, Piume di struzzo di Nichols), nell'action movie (il viceprocuratore che viene inseguito, con la sua testimone, da alcuni killer in Narrow margin, 1990, Rischio totale di Peter Hyams; il capitano del sommergibile Alabama in Crimson tide, 1995, Allarme rosso di Tony Scott; l'ex spia di Enemy of the State, 1998, Nemico pubblico di Scott; il ricco possidente sospettato dell'omicidio di un ragazzino in Under suspicion, 2000, di Stephen Hopkins) e nel noir crepuscolare (l'attore che sta morendo di cancro in Twilight, 1998, di Robert Benton). Tutti questi personaggi spesso sono stati costruiti da H. sulla base di un modello interpretativo efficace, talvolta ripetitivo. Diretto ancora da Eastwood in Absolute power (1997; Potere assoluto), nella parte del presidente degli Stati Uniti coinvolto nell'omicidio della propria amante, è riuscito invece a conferire al suo personaggio un'ambiguità nascosta, che risulta positivamente anomala rispetto ai suoi ruoli abituali. È stato ancora protagonista di The replacements (2000; Le riserve) di Howard Deutch e di Heist (2001; Il colpo) di David Mamet, prima di sprigionare una contagiosa follia impersonando il capofamiglia Royal Tenenbaum in The Royal Tenenbaums (2001; I Tenenbaum) di Wes Anderson.
A. Hunter, Gene Hackman, London 1987; M. Munn, Gene Hackman, London 1997.