genealogia
Propriamente la g. è la disciplina che tratta dell’origine e della discendenza di famiglie e di stirpi. Con riferimento a determinati individui, la g. è invece l’enunciazione degli ascendenti fino a un capostipite o, viceversa, l’enunciazione dei discendenti dal capostipite all’individuo di cui si tratta. Tali sono, per es., nella Bibbia le g. del Vecchio Testamento (Genesi, Cronache ecc.) e, nel Nuovo (Matteo 1, 1-17; Luca 3, 23-88), la g. di Giuseppe, padre putativo di Gesù. Nell’antica Grecia e a Roma l’aristocrazia di sangue attese con grande cura alla ricostruzione della propria genealogia. Tali ricostruzioni tendevano a risalire molto indietro nel tempo e a collegarsi, all’apice della g. con un dio, o, quanto meno, con un eroe. La g. è, infatti, anche una particolare forma d’espressione del pensiero mitologico; carattere e funzione di una divinità (o di un eroe) si precisano mediante i nessi genealogici che la collegano ad altre. Già Ecateo (500 a.C. ca.) dubita però delle g. tradizionali e più tardi esse riscuotono un certo credito solo in quanto, come computo per generazioni, possono fornire una base alla cronologia. In Roma invece, nelle case nobili, si conservavano le maschere e gli elogia degli antenati. Nel Medioevo, nei gruppi sociali caratterizzati da una stretta solidarietà del singolo con la famiglia e il gruppo gentilizio, a causa della corresponsabilità in materia civile e penale e della rigorosa disciplina matrimoniale del diritto canonico, la g. ebbe grande importanza. Ancora di più nell’epoca moderna, quando il conferimento degli uffici più importanti nelle monarchie assolute e la partecipazione ai consigli maggiori nelle repubbliche aristocratiche furono fatti dipendere dalla nascita. Per sopravvivenza di antiche consuetudini, l’ammissione in taluni ordini cavallereschi e nei capitoli religiosi, cosiddetti nobili, poteva essere conseguita solo se il richiedente era in grado di dimostrare la sua appartenenza a famiglia nobile da più generazioni, accertata dapprima «per inchiesta», ossia con prove testimoniali, poi con la presentazione di atti autentici, tre per ognuna delle generazioni più recenti, due per le più antiche. Ancora oggi i rapporti genealogici hanno rilevanza giuridica in materia di successione. Gli studi genealogici, iniziati nel sec. 16°, già dal sec. 17° produssero opere di pregio, fondate su serie indagini, anche se molto spesso, specie in Italia e in Francia, favorirono la produzione di numerosi falsi diplomatici e di ricostruzioni fantasiose e interessate. Con il sec. 18° la nuova erudizione pose gli studi genealogici su rigorose basi critiche; essi si giovarono poi di pubblicazioni come l’Almanach de Gotha (dal 1764) e il Peerage and Baronage inglese (dal 1838). Noto è il Manuel d’histoire, de généalogie et de chronologie di A.M.H.J. Stokvis (1888-93). A partire dalla seconda metà del 20° sec. in molti Paesi sviluppati per effetto della cultura di massa e delle migrazioni interne ed esterne, l’interesse per le ricostruzioni genealogiche si è diffuso ben oltre la cerchia della nobiltà e attualmente costituisce una delle ragioni principali per la frequentazione di archivi e siti archivistici.