generale
Nel linguaggio filosofico, g. è l'opposto di ‛ speciale ', oppure (nell'unico caso di Cv III VII 6, per cui cfr. la nota di Busnelli-Vandelli, che riportano s. Tommaso) di ‛ singolare ' o ‛ particolare '. Si veda, per esempio, l'occorrenza di Cv II X 7 larghezza è una speziale, e non generale, cortesia, o le due di III XIV 1 come ne la litterale esposizione dopo le generali laude a le speziali si discende... così ora intende lo testo, dopo le generali commendazioni, a speziali discendere; soprattutto quest'ultimo passo spiega il valore da attribuirsi al termine: le generali laude saranno " le lodi che riguardano l'argomento nel suo complesso ", mentre le speziali si riferiscono a ogni particolare di esso, quasi punto per punto. E a quest'uso si ricollega la locuzione avverbiale ‛ in g. ' (cfr. Cv IV XXIII 5; per il testo vedi la nota di Busnelli-Vandelli).
Di valore analogo è l'occorrenza di Cv II VII 8, in cui si spiega il v. 15 della canzone Voi che 'ntendendo. In esso, dice D., è usata l'espressione soave pensiero e non ‛ anima ', perché era spezial pensiero a quello atto (cioè all'atto di salire a vedere quella beata) mentre l'anima s'intende... per lo generale pensiero col consentimento. Per l'occorrenza di Cv III VI 5 (le intelligenze motrici... sono spezialissime cagioni... d'ogni forma genera[ta]), giustamente l'edizione Busnelli-Vandelli (cfr. ad l. e p. 457) e così pure la Simonelli leggono generata, dove la '21 leggeva generale che non dà senso, in quanto qui non si tratta di forma g. in quanto comune a una specie, bensì di forma individuata nel singolo e come tale ‛ generata '. Il termine torna nel famoso verso dell'Inferno (VII 78) in cui la fortuna è detta general ministra e duce; afferma Benvenuto: " ista est generalis influentia coeli, quia omnes coeli operantur circa ista fortuita ", ossia la fortuna è una " Intelligenza... ministra e general guida " (Buti) preposta da Dio alle vicende dei beni umani.
Di uso più corrispondente a quello oggi vulgato, e dunque più vago, in Cv I I 11 intendo fare un generale convivio di ciò ch'i' ho loro mostrato si spiegherà: " voglio imbandire una mensa a cui invitare tutti gli studiosi e i filosofi ", o meglio: " un banchetto di ogni sorta di cibo intellettuale ". In Cv IV III 2 leggiamo appresso queste tre parti generali, e altre divisioni fare si convegnono: il termine è usato a indicare una prima divisione dell'argomento in tre parti; ognuna di queste parti generali sarà poi a sua volta suddivisa in parti ‛ speciali '.
Resta da esaminare Pd XXXI 52 La forma general di paradiso / già tutta mïo sguardo avea compreso, / in nulla parte ancor fermato fiso: D. aveva abbracciato con lo sguardo la figura dell'Empireo " nel suo complesso ", e non si era ancora soffermato a osservare nulla parte, " nessuna parte singolarmente ". Anche in questa occorrenza qualche commentatore interpreta il vocabolo da un punto di vista filosofico (per es. il Lana: " Nota sì de figura cum de gloria, le qua' èno ‛ forma ' della beata vita ").