generalizzazione
Comportamento derivante dall’apprendimento di nuove capacità e consistente nel ripetere in contesti nuovi o di fronte a stimoli nuovi, una risposta appresa in una situazione diversa. In questo senso la g. è un processo di apprendimento opposto alla discriminazione (➔). La facilità di g., detta anche transfert delle conoscenze, è tanto più facile quanto più le due situazioni o stimoli (il nuovo e il vecchio) sono simili per motivi astratti o caratteristiche fisiche: per es., l’apprendimento di una seconda lingua straniera è facilitato dal previo apprendimento di un’altra molto simile, oppure l’apprendimento al riconoscimento di opere d’arte di uno stesso autore. Siccome la g. comporta l’applicazione di una risposta non a un oggetto singolo e determinato, ma a un’intera classe o insieme di oggetti, sulla base dell’esperienza di apprendimento svolta su un campione limitato di esemplari, la g. è il meccanismo principale di apprendimento dei concetti nei normali processi di pensiero. Si distinguono la g. dello stimolo e la g. della risposta: il primo processo prevede l’ampliamento della classe di stimoli a cui viene associata una determinata risposta: per es., nell’apprendimento del linguaggio, la risposta verbale «cane» appresa dal bambino in presenza di un certo tipo di animale, viene prontamente emessa anche davanti a un altro cane seppur molto diverso dal primo; nel secondo tipo di g., è una classe di risposte che viene ampliata e variata in virtù delle somiglianze reciproche tra esse, come quando l’abilità di giocare al tennis è facilitata dalla precedente esperienza in uno sport similare, per es. lo squash. Al contrario, quanto più uno stimolo o una risposta nuovi si discostano (per caratteristiche fisiche o concettuali) dall’insieme di stimoli o risposte precedentemente appresi, si verifica il cosiddetto decremento della generalizzazione. In psichiatria, l’eccessiva g. del pensiero è un sintomo di frequente osservazione nella schizofrenia.