genericidio
s. m. Strage basata sull’appartenenza delle vittime a un determinato genere sessuale.
• Sembra proprio che il «genericidio», cioè l’aborto selettivo delle femmine, sia una pratica che le comunità di immigrati cinesi e indiani hanno portato con sé fino da noi. Lo dicono i dati elaborati per la prima volta da Anna Meldolesi, in un libro appena uscito («Mai nate»). (Antonio Polito, Corriere della sera, 6 novembre 2011, p. 25, Cronache) • [tit.] Le donne la sinistra e lo spettro del genericidio [testo] Il fondo di Fabio Galati, pubblicato lo scorso 24 novembre a proposito della (presunta, possibile) strage delle bambine nasciture e del silenzio fatto registrare dalla sinistra sul tema, ha il merito di porre una questione scomoda ma ineludibile. Che riguarda un tema controverso, quello del controllo delle nascite e della relativa libertà di scelta rispetto alla maternità. Valori indiscussi, in Toscana come ovunque, per la sinistra e la parte di società ch’essa rappresenta. Indiscussi al punto tale, però, da far rischiare l’inerzia morale ‒ o peggio ancora l’indifferentismo ‒ davanti a quei casi in cui essa è malintesa e si trasforma in cinismo. Così è nel caso di quello che presso gli ambienti Pro Life viene etichettato con un termine brutale: gendercide, genericidio. Ossia, l’aborto selettivo che colpisce soltanto le future creature di sesso femminile. (Pippo Russo, Repubblica, 26 novembre 2011, Firenze, p. I) • È però prevalentemente la tradizione che porta Paesi come l’Albania, la Georgia, le Filippine, lo Sri Lanka, il Venezuela o l’Armenia a presentare un disarmante quadro di genericidio, cioè di soppressione di embrioni o infanti di sesso femminile. (Edoardo Boncinelli, Corriere della sera, 20 gennaio 2012, p. 47, Terza Pagina).
- Composto dal s. m. genere con l’aggiunta del confisso -cidio, ricalcando il s. ingl. gendercide.
- Già attestato nel Corriere della sera del 23 agosto 2009, p. 13 (Viviana Mazza).
> ginecidio, ominicidio.