Genesio de la Barrera
Copista attivo a Roma tra la fine del secondo e l’inizio del terzo decennio del 16° sec., presso l’atelier di Ludovico Arrighi (→); la sua fama è legata in gran parte alla realizzazione di una copia del Principe (ms. BAV, Barb. lat. 5093). Le uniche testimonianze biografiche dirette, attualmente rinvenute, si ricavano da tre sottoscrizioni autografe, tutte recanti come data topica Roma e termini cronologici tra il 1519 (ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 244) e il 1521 (ms. BMLF, Ash. 1075, databile tra l’11 apr. 1520 e il 10 apr. 1521), in cui si definisce «hyspanus» e originario di Carmona, nella diocesi di Siviglia.
Oltre ai due manoscritti menzionati, sono stati attribuiti a G. de la B. altri sei codici, tutti conservati dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Le espressioni grafiche di G. de la B. aderiscono in maniera evidente all’impostazione data alla scrittura italica da Arrighi. Pur mostrando un’abile padronanza del mezzo scrittorio, tali realizzazioni denunciano in molti casi una sostanziale rigidità, assente invece in quelle del maestro; rispetto a queste ultime, il copista sivigliano propone, limitatamente ad alcune maiuscole e in singoli manoscritti, soluzioni personali originali che però non penetrano in modo significativo nel sistema di base. G. de la B. utilizza una varietà dell’italica, definita da Arrighi, nel Modo di temperare le penne, «littera da brevi», riscontrabile in manufatti del Vicentino già in esempi risalenti al 1508 (ms. Madrid, Biblioteca Nacional, Vit. 22-3) e al 1510 (ms. BNCF, Landau Finaly 9), nonché nella premessa «Al benigno lettore» dell’Operina.
All’interno di questa tipologia G. de la B. opera due scelte stilistiche: la prima, verificabile nei manoscritti Vat. lat. 5794 e 5795 e nel Barb. lat. 5093, riproduce essenzialmente il tipo presente nel Modo di temperare le penne; la seconda, invece, riscontrabile in tutti gli altri codici mostra, rispetto alla norma, una modifica nella realizzazione delle aste ascendenti di b, d, h e l, in cui la terminazione ‘a bottone’ verso destra è sostituita da un piccolo trattino inclinato o orizzontale. Nel caso specifico, tale selezione, operata a livello progettuale, implica una stretta osservanza del modello, al quale G. de la B. si attiene in maniera molto scrupolosa, quasi ineccepibile, denotando apprezzabili qualità calligrafiche.
Quanto alle tipologie di libro, la produzione comprende esempi privi di eccessive pretese formali, come i cartacei Vat. lat. 5794 e Vat. lat. 5795, ambedue con ornamentazione non ultimata, e vere e proprie copie di rappresentanza. Tra queste ultime, il più alto livello viene raggiunto nei codici Ash. 1075, commissionato da papa Leone X, Vat. lat. 5800 e Barb. lat. 5093, quest’ultimo illustrato dallo stesso artista che opera nel Vat. lat. 3578. Unico esempio di «libro letterario manoscritto di lusso» della tradizione del Principe di M., il Barb. lat. 5093, certamente confezionato (1519-1523) per una committenza di rango elevato, non può essere identificato con la copia di dedica a Lorenzo de’ Medici, in quanto le numerose lezioni imperfette di cui esso è latore escludono un controllo diretto, o una revisione del testo, da parte dell’autore.
Bibliografia: A. Fairbank, Genesius de la Barrera, «The journal of the society for italic handwriting», 1970, 63, pp. 6-10; F.A. Thomson, The Genesius Il Principe, «The journal of the Society for Italic handwriting», 1970, 64, pp. 12-15 e 1970, 65, pp. 28-31; J. Ruysschaert, Le copiste Genesius de la Barrera et le manuscrit Barberini d’Il Principe de Machiavelli, in Studies on Machiavelli, ed. M.P. Gylmore, Firenze 1972, pp. 349-59; R. Iacobucci, Il codice Vaticano Barberiniano del Principe, in N. Machiavelli, Il Principe, a cura di G. Inglese, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2013, pp. 177-87 (con ampia bibliografia).