Genio del cristianesimo ovvero le bellezze della religione cristiana
(Génie du christianisme ou beautés de la religion chrétienne) Opera di F.-R. de Chateaubriand pubblicata qualche giorno dopo il concordato con la Chiesa di Roma (8 apr. 1802). È una vasta apologetica del cristianesimo, dopo le accese critiche dell’Illuminismo. Chateaubriand trova nel cristianesimo un elemento di evoluzione spirituale che nella cultura, nella scienza, nella società e nell’arte, con il suo «genio», ha agito come elemento propulsivo di cui, dimesso l’atteggiamento sprezzante del sec. 18°, bisogna riconoscere il valore e tracciare la storia. È questo, secondo Chateubriand, un campo di ricerca «ben più fecondo che non gli Annali»; la grande lezione di libertà dell’antichità greca e romana si compie nel cristianesimo, compimento di quella rivelazione «primitiva e naturale» rappresentata da Zoroastro, Licurgo e Numa. A partire dalla prova dell’esistenza di Dio fondata sulla bellezza della natura, e dalla prova dell’immortalità dell’anima stabilita sul sentimento morale (a sua volta fondato sulla religione), Chateaubriand estende la sua ampia analisi del ruolo del cristianesimo come impulso verso la libertà (intesa anche in senso democratico) e l’espressione compiuta di un sentimento estetico e morale in cui l’uomo da «fisico» diventa «morale».