BOVIO, Gennaro
Nacque a Trani l'8 ag. 1839 da Nicola, modesto impiegato, e Chiara Pasquino. La famiglia, proveniente da Altamura, si era trovata in difficoltà finanziarie dopo la dura reazione successiva al 1799, sì che il B. non poté seguire un corso regolare di studio.
Presto si appassionò alla vita politica, spinto soprattutto da un vago ideale di giustizia, libertà e rinnovamento sociale più che da una matura e consapevole scelta ideologica e politica. La sua posizione si inquadra in una situazione generale dell'Italia meridionale, di diffusione generica, cioè, e indistinta, sia nei grossi sia nei piccoli centri, di idee socialiste o socialisteggianti, comunque tese a un fine di miglioramento sociale delle classi umili. Pur non essendo una figura di primo piano fra i democratici italiani di fine Ottocento, il B. si distingue non soltanto per la sua incessante multiforme attività di politico e di pubblicista, ma anche per il tentativo - che fu alla base di ogni sua iniziativa in campo politico - di trovare un nucleo di azione comune, prescindendo completamente da chiare posizioni di carattere ideologico, fra le diverse tendenze della sinistra repubblicana.
Per incarico della commissione permanente delle Società operaie italiane, allora presieduta da F. Bartolomeo Savi, cercò di dar vita alle prime società operaie in Puglia. In qualità di delegato della Società operaia di Trani, prese parte all'XI Congresso delle società operaie italiane (Napoli, 25-27 ott. 1864), convocato soprattutto per discutere e approvare lo statuto delle società operaie, il cui abbozzo originario era di Mazzini. Fu la prima occasione in cui il B. emerse proponendo alla discussione e alla approvazione un ordine del giorno per la convocazione periodica di un congresso internazionale delle società operaie. La proposta - che veniva formulata solo a un mese di distanza dalla nascita, a Londra, dell'Associazione internazionale dei lavoratori - fu appoggiata da altri delegati mazziniani (Savi, Asproni, e Fanelli) e approvata: l'assemblea deliberò, infatti, che al congresso dell'Internazionale, che si sarebbe tenuto a Bruxelles l'anno successivo, sarebbero stati inviati rappresentanti degli operai italiani. In un breve scambio di lettere avuto nel 1872 con Friedrich Engels, il B., riprendendo quella sua proposta, ne sottolineò l'importanza, considerandola un contributo fondamentale dell'Italia alla formazione dell'Internazionale, e anzi (con un errore cronologico forse non voluto) uno dei precedenti di quest'ultima.
Intanto, nel 1867, il B. aveva ricevuto da Mazzini - con cui era in rapporti epistolari - l'incarico di fondare e organizzare in Puglia l'Alleanza repubblicana universale, che forse avrebbe dovuto fare da contraltare alla Internazionale. Sono di questo periodo, quindi, i suoi contatti con G. Libertini di Lecce, D. Mele di Napoli, L. Zuppetta, S. Morelli, G. Imbriani. Fra gli adepti di questa nuova associazione - che non approdò ad alcun risultato positivo - vi furono R. Ribera di Molfetta, P. Tisci di Trani, N. Montenegro di Andria.
In questi anni il B. pubblicò "a Trani" alcuni scritti di carattere giuridico e politico: oltre La revisione statutaria e La legge del patto e la costituente, del 1865 e 1866, in cui sostiene la necessità di revisione o addirittura di sostituzione dello Statuto, in La ricostituzione o il nuovo ordinamento civile, del 1869, il nucleo centrale dell'esposizione è costituito dalla necessità politica di premettere all'azione rivoluzionaria un piano organico di riforme. Vengono anche indicate le linee programmatiche della rivoluzione repubblicana, e quelle dell'ordinamento della repubblica che si sarebbe voluta instaurare, nel tentativo, fallito, di iniziare un certo dibattito sulle istituzioni repubblicane. Come pure risale a questo periodo la sua collaborazione a giornali democratici, come Il Dovere,La Libertà di Pavia, Il Popolo d'Italia.
Pur professandosi dichiaratamente mazziniano, il B., in realtà, aderì solo in maniera superficiale alle teorie di Mazzini, senza peraltro comprenderne e analizzarne la struttura e le motivazioni ideologiche e politiche. Questo spiega come, fin dal 1879, in due articoli comparsi in Il Popolo d'Italia (Le due razze e la repubblica, nei numeri del 21 e 22 sett. 1870) egli ad un'analisi piuttosto personale degli avvenimenti e delle prospettive della guerra franco-prussiana abbia fatto seguire l'ipotesi di una soluzione in chiave rivoluzionaria della situazione francese e anche europea. Con Via smarrita, pubblicata nella Libertà del 10 giugno 1871, il B., occupandosi della polemica sulla Comune di Parigi, si pose in una decisa, posizione di critica verso l'atteggiamento di Mazzini: anche in questo articolo, accettando la strada dell'azione per l'azione, non tentò di approfondire l'analisi della tematica ideologica e dei problemi politici, che erano alla base di un dibattito - parallelo e contemporaneo a quello che si svolgeva fra Mazzini e gli internazionalisti - e che fu, tra l'altro, uno degli elementi di verifica della crisi del mazzinianesimo. In questo senso, una nota costante nella critica che il B. fece all'atteggiamento di Mazzini fu che, pur ammettendone in un certo senso la validità, ne sottolineò l'inopportunità politica. La polemica con il maestro fu ripresa in successivi articoli, pubblicati nella Libertà (Una difesa dopo la morte, nei numeri del 5, 8, 12 e 15 luglio 1871, e Del pensiero e dell'azione repubblicana in Europa, nei numeri del 25, 28 ottobre, 1º e 4 novembre 1871, in cui il B. replicava a una serie di articoli scritti da Mazzini e apparsi nel periodico Roma del popolo).
Il distacco da Mazzini segnò il passo di altre iniziative politiche del B., risalenti al suo facile e possibilistico ideale di libertà e di giustizia sociale. Sono del 1874 i contatti con i massoni, in occasione di un congresso, convocato su iniziativa della loggia "La Caprera" di Trani, e le sue proposte di riforma della famiglia massonica su base mazziniana. È sempre di questo periodo la sua collaborazione al periodico La Plebe di Lodi, ove pubblicò scritti, intesi a risolvere il dissidio fra l'idea e l'azione socialista e quella mazziniana. Sempre obbedendo a quel suo ideale socialisteggiante, il B. intraprese nel 1875, insieme con C. Del Balzo e F. Lambert, la difesa, dinanzi alle assise di Trani, di quegli internazionalisti, guidati da E. Malatesta, che, sotto forma di banda armata, avevano fissato la loro zona di azione a Castel del Monte, e che, arrestati, furono processati per attentato alla sicurezza dello Stato. Nella memoria presentata al tribunale (Difesa per Biagetto Catervo,Giovanni Palanca,Pietro Rende e altri imputati del reato di cospirazione,art. 156 c.p., Trani 1875) il B. costruì la difesa degli internazionalisti accusati, cercando di minimizzare la portata rivoluzionaria delle idee da essi professate, e sostenendo, fra l'altro, che lesezioni italiane dell'Internazionale erano una derivazione delle società operaie mazziniane, e che l'organizzazione dei lavoratori - concepita in base alla mazziniana teoria dell'associazione - rivestiva una importanza ben più rilevante delle teorie, utopistiche, di tipo comunista o anarchico.
Quando scriveva questa memoria il B. esercitava già la professione forense a Napoli: difatti, in un periodo che non è dato di poter precisare, egli aveva compiuto grazie al sostanziale aiuto di un amico i propri studi al liceo e all'università, laureandosi in giurisprudenza e iniziando, con discreto successo, la carriera di avvocato: solo nel 1894, tuttavia, egli sarà in grado di aprire uno studio a Napoli. Negli anni successivi al processo di Trani la sua attività di polemista fu meno intensa: nel 1880 prese parte alle manifestazioni per la riforma elettorale, intervenendo nella polemica fra il fratello Giovanni e l'allora ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis, che egli (nell'opuscolo Agli elettori del collegio di Minervino Murge, Trani [1880]) accusò di scorrettezze elettorali. Nel 1882 si presenta candidato al Parlamento nel 1º collegio di Lecce; nel 1889 lo vediamo fra i componenti del comitato promotore della Federazione democratica di Trani, che era una sorta di federazione delle società popolari delle Puglie, e, infine, nel 1898, fra i collaboratori di un effimero giornale socialista di Napoli, L'Apostolo, diretto da G. Caivano.
Morì a Napoli il 25 luglio 1920.
Oltre agli articoli e gli opuscoli citati, vanno del B. ricordate le seguenti opere: Discorsicommemorativi per Giuseppe Garibaldi, Trani 1872; Per una candidatura politica nel collegio di Brindisi, Trani 1872; La riforma massonica, Trani 1874; Il nuovo ordinamento giudiziario, Trani 1879; Il suffragio universale, Trani 1880; Per la solenne commemorazione di Garibaldi in Brindisi, Trani 1882; Scritti politici e giuridici scelti. Introduzione, Trani 1886; Un saluto da Capri, Trani 1887; La XVIII legislatura e la revisione. Schema, Napoli 1892; La revisione, Napoli 1894; Riforme urgenti, Napoli 1895; L'equivoco, Napoli 1896; L'ora, Napoli 1899; Rivendichiamo Mazzini, Napoli 1904; Il ministro Pantano e la questione repubblicana, Napoli 1906.
Fonti eBibl.: Notizie autobiogr. sono nel primo, e unico, volume degli Scritti politici e giuridici scelti e in Rivendichiamo Mazzini. Vedi inoltre: Atti del Congresso XI delle Associazioni operaie italiane (Napoli 25-27 ott. 1864), Napoli 1865; D. Giusto, Diz. bio-bibl. degli scrittori pugliesi..., Napoli 1893, pp. 35-41; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi..., Trani 1904, pp. 152 s.; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, p. 61;E. Pantano, Memorie dai rintocchi della Gancia a quelli di S. Giusto, Bologna 1933, p. 279;A. Lucarelli, Carlo Cafiero, Trani 1947, pp. 12 s., 98; Id., Gli albori del socialismo nel meridione, in Movimento operaio, III (1951), 17-18, pp. 611-615;K. Marx-F. Engels, Scritti italiani, a cura di G. Bosio, Milano-Roma 1955, pp. 66 s., 140;V. Parmentola, Edito e inedito nell'epistolario mazziniano, in Bollettino della "Domus mazziniana", VI (1960), n. 2, pp. 37-42;R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963, pp. 172s.n.; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, Roma 1963, p. 92; La corrispondenza di Marx e Engels con italiani 1848-1855, a cura di G. Del Bo, Milano 1964, pp. 122, 124 n., 170, 176n., 177, 184, 416;A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, Bari 1966, I, pp. 92 n., 101; II, p. 304n.; A. Scirocco, G. B. e la crisi del mazzinianesimo dopo la "Comune", in Rass. storica del Risorg., LIII (1966), pp. 53-74;N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Torino 1967, pp. 116. n., 117 e n., 118 e n., 288 n., 289n.; C. Masini, Storia degli anarchici italiani..., Milano 1969, pp. 30, 127; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 50 ss.