DE FILIPPO, Gennaro
Maestro marmoraro napoletano, figlio di Giuseppe e fratello di Agostino e di Placido, viene documentato per la prima volta nel 1723, in collaborazione con il padre per la realizzazione di un'opera di vasto respiro come fu quella del cappellone della Concezione di Maria ai SS. Apostoli, in Napoli, eretto da F. Sanfelice a similitudine di quello dirimpettaio del Borromini. Un documento dell'Archivio storico del Banco di Napoli informa che gli furono affidate le due nicchie circolari ("tondi") che dovevano accogliere le sculture bronzee di Bartolomeo Granucci (Banco del SS. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 752, 3 sett. 1721, p. 56). È ragionevolmente da presumere che già nel 1710-13 egli avesse anche collaborato, sempre col padre Giuseppe, ai finissimi lavori di intarsio marmoreo nella medesima chiesa teatina dei SS. Apostoli, nella cappella di S. Gregorio, dove Giacomo Del Po aveva realizzato i suoi mondani affreschi, dedicati alla vita del santo.
Ben presto, il D. si rese indipendente nel suo scelto mestiere, acquisendo un magistero di grande qualità come è visibile nei due altari di "marmo di Carrara di color chiaro e senza vene..." che egli eseguì per la chiesa napoletana di S. Giuseppe Maggiore, sopra il disegno fornitogli nel 1735 dal maggiore architetto napoletano di gusto rococò di quegli anni, Domenico Antonio Vaccaro. Tali altari, una volta distrutta quella chiesa, all'inizio di questo secolo (per l'opera di risanamento di Napoli), furono montati tels quels nella chiesa di S. Diego dell'Ospedaletto a via Medina, dove sono tuttora.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. stor. del Banco di Napoli, Banco dei Poveri, Giornale di cassa, matr. 1181, 15 marzo 1735; F. Strazzuflo, La chiesa dei SS. Apostoli, Napoli 1959, pp. 51 ss.; V. Rizzo, Notizie su Gaspare Traversi ed altri artisti napol. del '700, in Napoli nobilissima, XX (1981), p. 33, doc. n. 10; G. Fiengo, Organizzazione e produz. edilizia a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp. 117-20.