NAPOLI, Gennaro
NAPOLI, Gennaro. – Nacque a Napoli il 19 maggio 1881, da Tommaso e da Maria de Blasio.
Studiò con Camillo de Nardis e Nicola D’Arienzo al conservatorio S. Pietro a Majella, dove si diplomò in composizione nel 1903. Nel 1906 vinse il premio del Pensionato artistico nazionale con la cantata Armida abbandonata su versi di Apostolo Zeno; nel 1907 ottenne un altro premio a Napoli nel concorso Bellini, con la cantata per soli, coro e orchestra Il convegno degli spiriti (versi di Giovanni Prati).
Prima della grande guerra firmò la maggior parte della sua produzione, improntata a una certa versatilità: pezzi pianistici (tra cui le Scene infantili, poi trascritte per orchestra), canzoni dialettali, liriche da camera (anche su testi di poeti francesi come Alphonse de Lamartine e Alfred de Musset) e soprattutto pagine sinfoniche e corali. Furono queste ultime a dargli maggiore notorietà, dalla Sinfonia in Re minore (1904) alla suite sinfonica In montagna (1906), dal poema sinfonico-corale Il sole risorto, su testo di Alfredo Catapano (1909), alle musiche di scena per il Sogno d’un tramonto d’autunno di Gabriele d’Annunzio (1911): tutti lavori che si rifacevano ai modelli tardo-ottocenteschi del sinfonismo d’oltralpe, filtrati soprattutto attraverso la lezione di Giuseppe Martucci, figura dominante nell’ambiente napoletano agli albori del Novecento.
Dal 1912 insegnò armonia, contrappunto e composizione nel liceo musicale della sua città; quattro anni più tardi ottenne la cattedra di armonia nel Conservatorio di Napoli, dove nel 1925 divenne titolare di contrappunto, fuga e composizione; del medesimo istituto fu anche vicedirettore e, nel 1935, direttore reggente. Dopo aver inseguito a lungo il progetto di un’opera destinata a rimanere incompiuta, Jacopo Ortis (con libretto di Alfredo Catapano tratto dal romanzo di Ugo Foscolo), dagli anni Venti in poi fu noto e apprezzato prevalentemente come didatta; suoi allievi furono Renato Parodi, Tito Aprea, Rubino Profeta, Terenzio Gargiulo.
Alcuni suoi testi teorico-pratici (Bassi imitati e fugati, 1915; Elementi fondamentali di armonia, 1938) conobbero una notevole diffusione e rimasero a lungo in uso nei conservatori italiani. Si dedicò anche alla critica musicale, firmando articoli per i periodici Musica, Orfeo, Musica d’oggi e soprattutto per il mensile L’arte pianistica; di quest’ultimo fu fin dalla fondazione caporedattore. Pur essendosi mostrato, sia nelle composizioni giovanili sia nei suoi primi scritti critici, abbastanza aperto alle ventate di novità che scossero la musica europea agli inizi del secolo, negli anni Trenta si andò schierando con l’ala passatista dell’ambiente musicale italiano: con Ildebrando Pizzetti, Ottorino Respighi, Riccardo Zandonai e altri, fu fra l’altro uno dei firmatari del manifesto antimodernista apparso sul Correre della sera e sulla Stampa il 17 dicembre 1932.
Morì a Napoli il 28 giugno 1943.
Fonti e Bibl.: C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1938, p. 390; A. Parente, G. N., in S. Pietro a Majella. Bollettino del R. Conservatorio di Musica di Napoli, VI (1943), pp. 17-20; A. Longo, Opere e operisti napoletani dell’ultimo cinquantennio, in Cento anni di vita del Teatro di San Carlo, Napoli 1948, pp. 108 s.; G. Vigolo, Il tesoro, in Mille e una sera all’opera e al concerto, Firenze 1971, pp. 391-393; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 20, 23, 284 s.; R. Zanetti, La musica italiana del Novecento, Milano 1985, pp. 145, 990; Milano e il suo Conservatorio, a cura di G. Salvetti, Milano 2003, passim; D. Tortora, Il Conservatorio S. Pietro a Majella: dal secondo dopoguerra alle soglie del nuovo millennio, in Percorsi della musica a Napoli nel Novecento, a cura di G. D’Agostino, in Meridione, V (2005), 2, pp. 54-82; Enciclopedia dello spettacolo, VII, col. 1025; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, pp. 324 s.; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XV, p. 633.