LUTAZIA, GENTE
. Gente plebea che appare in Roma nella prima metà del sec. III a. C., e si divise poco dopo la metà dello stesso secolo nelle due famiglie dei Catuli e dei Cercones, quelli discendenti da C. Lutazio Catulo, che pervenne al consolato, primo della sua gente, nel 242 a. C. e nobilitò la famiglia, questi dal suo fratello minore Q. Lutazio Cercone, che fu console l'anno successivo. Intorno al 100 a. C. troviamo in Roma anche un Catulus Pinthia, dell'ordine equestre.
La famiglia dei Cercones, attestata ancora al principio dell'impero, non rivestì in seguito che magistrature minori; quella dei Catuli, rimasta, dopo il consolato di Gaio nel 220, in seconda linea nella vita politica romana del sec. II a. C., si risollevò con i due Quinti consoli nel 102 e nel 78, dopo i quali non si conoscono altri discendenti maschi della famiglia. Il sepolcro dei Lutazî Catuli era trans Tiberim (Orosio, V, 21, 7; Valerio Mass., IX, 2, 1). La ricchezza della loro famiglia è dimostrata dall'episodio dello schiavo letterato Dafnide acquistato dal console del 102 per 700.000 sesterzî. La gente usava i prenomi C., Cn., Q. e forse anche P.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, col. 2067 seg.; id., Römische Adelsparteien und Adelsfamilien, Stoccarda 1920, passim; A. Solari, I Lutazi e lo storico Lutazio Catulo, in Riv. di filologia, XXXIV (1906), p. 129 seg. - Monete: E. Babelon, Monnaies de la république romaine, II, Parigi 1886, p. 153; A. H. Grueber, Coins of the Roman Republic, II, Londra 1910, pp. 221 e 297 seg.