VALERIA, GENTE
GENTE Antichissima gens maior romana: il nome sonava in origine Valesia, e deriva da valere "essere forte, potere", ond'era, per il suo significato di prosperità, nome dì buon augurio. Il capostipite della gente Valeria, Volusus Valerius, sarebbe venuto in Roma dalla Sabina al tempo dei re: in ciò, come in tutta la storia dei Valeri, un apprezzamento esatto è ostacolato dalle invenzioni, che in gran numero si sono insinuate nella tradizione, per opera specialmente dell'annalista Valerio Anziate. Della gente Valeria era proprio il culto delle divinità infere, che divenne poi parte essenziale delle cerimonie nei ludi saeculares. Alla caduta dei re la gente Valeria era già potente per ricchezze e aderenze, e avrebbe dato uno dei consoli del primo anno di libera repubblica, P. Valerio Publicola. Questi avrebbe iniziato la politica di leale attaccamento ai diritti del popolo e di avversione all'oligarchia aristocratica, che fu poi tradizionale nella gente Valeria. Ramificatasi in varie famiglie, i Flacci, i Potiti, i Levini, i Faltones, i Maximi, i Messallae, essa diede per molti secoli uomini alle somme cariche politiche: cedendo, per il numero di consoli fino alla morte di Cesare, solo ai Cornelii.
L'avvento dell'impero non segnò per la gente Valeria, come per altre genti famose, una decadenza: con i Messallae continuò ad esercitare parte attiva nella cosa pubblica.
Bibl.: Fr. Münzer, De gente Valeria, dissert., Berlino 1891. Per il culto familiare, J. B. Carter, in Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, III, ii, coll. 3145 segg.