GENTILE
Nato verso il 1150, proveniva da una famiglia di nobiltà cavalleresca della città di Aversa, probabilmente imparentata alla lontana con la famiglia Rebursa, i cui membri, nel periodo in cui visse G., ricoprirono con regolarità l'ufficio di "comestabulus militum". Probabilmente ricevette la sua formazione religiosa nella scuola della cattedrale di Aversa, dalla quale nello stesso periodo uscirono anche vescovi di altre parti del Regno.
Verso il 1192 G. era già vescovo di Isernia e Venafro, dove l'ultimo predecessore noto era stato Rinaldo (in carica dal 1170 al 1183). G. non riuscì a eliminare le tensioni esistenti da tempo tra i capitoli delle rispettive cattedrali, visto che dopo il suo pontificato solo a Venafro fu eletto un successore e, dopo un compromesso mediato da Celestino III (1195), le due chiese furono divise sotto Innocenzo III nel 1207. Nel corso del pontificato di G., nel novembre 1192, Venafro fu conquistata dai cavalieri tedeschi al comando di Bertoldo di Kunig e abbandonata al saccheggio. G., che a quel tempo doveva essere ancora tra i sostenitori di Tancredi di Lecce, re di Sicilia, fuggì dalla città in fiamme e con ogni probabilità si rifugiò ad Aversa, dove poteva nutrire speranze di ottenere la guida della diocesi, dato che, verso il 1192, il vescovo Lamberto era morto e la cattedra era rimasta vacante.
Visto che il capitolo di Venafro elesse un nuovo vescovo già intorno al 1193, G. potrebbe avere esercitato da quella data l'ufficio di reggente della Chiesa d'Aversa, rinunciando ai suoi diritti sul vescovato di Isernia e Venafro, sebbene le prime testimonianze dirette sul suo episcopato aversano datino solo al febbraio 1198. Nell'aprile 1195 l'imperatore Enrico VI, nel suo privilegio per i cittadini di Aversa, restituì alle chiese locali beni e diritti che Tancredi aveva loro tolto, ma nell'ampio documento non è nominato alcun vescovo. Probabilmente la traslazione dalla sede episcopale di Venafro a quella di Aversa, che spettava al papa, fu ritardata dal fatto che gli abitanti di Aversa parteggiavano per Enrico VI, per cui solo negli ultimi mesi del 1197 Celestino III trasferì G. sulla cattedra vescovile aversana. Nell'agosto 1198 papa Innocenzo III fece riferimento proprio a questa traslazione per avvalorare con esempi recenti il diritto pontificio di spostare i vescovi da una sede a un'altra.
Ad Aversa G., così come il "comestabulus" Unfredo di Rebursa (1195-1209), era un sostenitore del potere imperiale. L'imperatrice Costanza d'Altavilla, regina reggente di Sicilia, nel 1198 concesse a G. le decime sul baiulato ad Aversa e inoltre i proventi della tintoria cittadina e proprietà fondiarie nei dintorni. In quello stesso torno di tempo G. si avvicinò però a Dipoldo di Schweinspeunt conte di Acerra, il quale, benché colpito, al pari degli altri cavalieri tedeschi, dal decreto d'espulsione emanato poco tempo prima dalla regina, non aveva obbedito al provvedimento. Proprio Dipoldo, nel febbraio 1198, donò a G. e alla Chiesa d'Aversa un'isola nel lago di Lucrino. Dopo la morte di Costanza (27 nov. 1198) G., che ancora poco tempo prima aveva ricevuto dal pontefice un mandato a procedere contro violazioni da parte di laici ai danni del patrimonio ecclesiastico, subì uno smacco quando Innocenzo III si rifiutò di riconoscere la tradizionale (sebbene non più rispettata già da Celestino III) esenzione del vescovato dalla provincia ecclesiastica di Napoli.
Verso il 1199 G. si unì pertanto al conte di Acerra e gli offrì appoggio contro i sostenitori del reggente pontificio in Terra di Lavoro. Quando il legato pontificio, il cardinale diacono di S. Adriano Gherardo, nel suo viaggio verso la Sicilia, giunse in Campania nel maggio 1204, esaminò anche la condotta di Gentile. Questi aveva avuto rapporti con cavalieri tedeschi, sui quali incombeva ancora il bando e inoltre, nel 1203, aveva persuaso i cittadini di Aversa a sbarrare le porte della città e a negare ogni aiuto al conte Gualtieri di Brienne, giunto in Campania nel corso di una spedizione militare organizzata quale alleato di Innocenzo III. Visto che a G. furono rimproverati dal legato anche una cattiva amministrazione e sperpero di beni, il 6 luglio 1204 fu citato dal legato dinanzi alla Curia romana. Il procedimento tuttavia non danneggiò affatto G., il quale negli anni 1202-07 risiedette indisturbato ad Aversa ed effettuò con il suo capitolo numerose transazioni di beni. O egli seppe giustificarsi, oppure Innocenzo III, dopo la morte di Gualtieri di Brienne, ferito in battaglia e prigioniero del conte Dipoldo (14 giugno 1205), preferì evitare misure troppo severe, anche perché lo stesso pontefice in quel periodo fu temporaneamente disponibile a un accordo con il conte di Acerra.
Verso il 1206 G. intraprese una spedizione per sottomettere la già spopolata città di Cuma, con il probabile scopo di sgominare le bande di briganti che vi si annidavano e di accrescere insieme le proprietà della sua Chiesa. La collaborazione con il nobile Goffredo di Montefusculo fallì però a causa della reciproca diffidenza. Nel febbraio 1207 i Napoletani compirono una spedizione punitiva e devastarono la città di Cuma e G. scampò a malapena all'incendio della torre nella quale si era asserragliato con il suo seguito. Il vescovato, soppresso in questa circostanza, passò con la sanzione pontificia all'arcivescovo di Napoli; il territorio episcopale fu diviso tra le diocesi di Aversa e Pozzuoli. In seguito, nel 1215, il legato Lupoldo, vescovo di Worms, mandato da Federico II in Puglia, concesse il castello distrutto di Cuma alla Chiesa di Aversa.
La contraddittoria politica di G. nel tentativo di conquista di Cuma e il rovescio subito in un primo tempo furono occasione di nuove querele sostenute dal clero e dalla cittadinanza di Aversa dinanzi alla Curia romana, ma non ebbero maggior successo rispetto alla precedente indagine. Nell'estate 1208 Innocenzo III intimò a G. di mantenere una promessa di prebende a favore di un accolito pontificio, alla quale G. si era evidentemente impegnato poco prima. In questo periodo G. si lamentò anche della condotta di Matteo di Fontana, abate di S. Lorenzo ad Aversa (1193-1222), divenuto nel frattempo (1208) familiare alla corte di Federico II, nonché dei vescovi di Acerra e di Sarno, i quali avevano consacrato la chiesa di un monastero, violando i diritti della diocesi di Aversa. Nell'estate 1209 G. informò il papa di guarigioni miracolose verificatesi ad Aversa dopo il ritrovamento delle reliquie di Maria Salomè, avvenuto quello stesso anno, stando alla letteratura agiografica, a Veroli. Da queste testimonianze non emergono contrasti nei rapporti tra il pontefice e Gentile.
Nel gennaio 1210 G. approvò una permuta di beni del canonico Giovanni di Lamberto, il quale nel 1229-35 sarebbe stato a sua volta vescovo. Dopo questa data G. non è più segnalato nelle fonti; perciò non è noto se fosse ancora in vita quando, nel 1210-11, Aversa fu assediata per due volte dall'imperatore Ottone IV. Il suo successore Basuino è attestato solo a partire dal luglio 1215.
Nel marzo 1217 Pietro de Rebursa, "comestabulus Averse", con l'approvazione della sua famiglia, istituì un anniversario in onore di G. presso la congregazione della cattedrale di S. Paolo ad Aversa e lo dotò con terreni della "villa" di Sant'Anastasia, nel contado della città.
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