gentile
L'appellativo di gentiles, anche gentes, designa nella Vulgata della Bibbia tutte le popolazioni e nazioni non giudaiche partecipi della civiltà e delle costumanze greche nel mondo romano; in senso più lato, in contrapposizione al popolo israelita, g. equivale a " pagano ". E infatti in D. li gentili, cioè li pagani, in Cv IV XXIII 14; cfr. inoltre II IV 6, 7 e 9 (in quest'ultimo luogo in una complessiva veduta di tutte le opinioni e fedi: Nessuno dubita, né filosofo né gentile né giudeo né cristiano né alcuna setta, ch'elle [le Intelligenze motrici] non siano piene di tutta beatitudine, o tutte o la maggior parte; in s. Tommaso [Comm. De Coelo I 7] leggevasi " sive sint barbari sive graeci "); VIII 9, IV XV 5, 8 (due volte) e 9 (dove ai cristiani si oppongono ‛ filosofi ' o vero ‛ Gentili '; sulle difficoltà testuali del passo, cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.), e Pd XX 104 D'i corpi suoi non uscir, come credi, / Gentili, ma Cristiani, in ferma fede / quel d'i passuri e quel d'i passi piedi, e cioè le anime di Traiano e di Rifeo non uscirono dai loro corpi " in istato di incredulità, ma cristiane e credendo fermamente, Traiano nella passione già sofferta da Cristo, Rifeo nella passione futura " (Casini).
Il termine ricorre anche in specifico riferimento alla Summa contra Gentiles di s. Tommaso, in Cv IV XV 12 (Tommaso nel suo Contra-li-Gentili) e XXX 3, come anche in Mn II IV 1.
Nella forma gentes sono da segnalare, nel D. latino, i luoghi di Ep V 29, XI 4 (impietatis fautores, ludaei, Saraceni et gentes). Ovviamente il riferimento indiretto è frequente: la gente folle di Pd XVII 31, la gente ingannata e mal disposta di Pd XXII 39, la scriptura paganorum di Ep XIII 63, ecc.