geoblocking
s. m. inv. Restrizione nell’accesso a contenuti disponibili, anche a pagamento, attraverso la rete telematica, sulla base del luogo geografico dal quale avviene l’accesso.
• Adesso va così. Se avete un abbonamento per la vostra serie preferita pagato in Italia, perdete la facoltà di guardarvi l’ultima puntata se vi regalate un weekend a Nizza o partite per un viaggio di lavoro. Bruxelles dice che è una limitazione di libertà che spera di cancellare in diciotto mesi. A patto naturalmente che i ventotto governi dell’Unione siano d’accordo. È un primo calcio al «geoblocking», termine ostico in cui si sommano i limiti geografici all’uso delle nuove tecnologie. (Marco Zatterin, Secolo XIX, 9 dicembre 2015, p. 13, Economia & marittimo) • «Fino al 2020 l’Ue ha stanziato 50 miliardi per l’agenda digitale», spiega l’europarlamentare Lara Comi. In cantiere ‒ aggiunge ‒ c’è la direttiva «Digital Single Market Strategy» per l’economia 2.0: armonizzazione dell’Iva ed eliminazione del fenomeno del geoblocking. «Un vero protezionismo online» secondo l’eurodeputata. (Michela Rovelli, Corriere della sera, 9 novembre 2016, p. 36, Cronache) • Finora per molti di questi servizi era in vigore il cosiddetto «geoblocking»: chi voleva ad esempio guardarsi una partita via Sky Italia con un collegamento Internet all’estero non poteva farlo. Unica salvaguardia per i fornitori: potranno prendere misure «efficaci e ragionevoli» per verificare che l’abbonato non si sia trasferito definitivamente in un altro paese Ue (ad esempio attraverso i dettagli di pagamenti, la carta di identità, le informazioni postali). (G[iovanni] M[aria] D[el] R[e], Avvenire, 19 maggio 2017, p. 28, Economia & lavoro).
- Espressione inglese a sua volta composta dal prefisso geo- aggiunto al s. blocking ‘bloccaggio, blocco’.