geocentrismo
Sistema scientifico e filosofico che pone la Terra al centro del cosmo. È il sistema prevalente nel mondo antico, medievale e moderno fino alla rivoluzione copernicana (➔), anche se le eccezioni non mancano. Ciò vale in partic. per l’ipotesi del «fuoco centrale», sostenuta dai pitagorici, secondo la quale al centro del cosmo è posto il fuoco, mentre la Terra è uno degli astri, e si muove in circolo intorno a quel centro (cfr. Aristotele, De caelo, II, 293 a 21-27). Anche un esponente dell’Accademia platonica, Eraclide Pontico, ipotizzò un sistema parzialmente eliocentrico. Il sistema geocentrico rimase comunque quello più seguito, e si divide in due grandi famiglie: sistemi omocentrici e sistemi eccentrici.
L’ipotesi omocentrica fu sostenuta da Platone e da Aristotele. Nella Repubblica (➔) (616 d segg.) e nel Timeo (➔) (38 c-d) Platone espone un ordine planetario omocentrico che venne poi perfezionato da Eudosso e Callippo. Nell’ipotesi di Eudosso ruotano intorno alla Terra – ferma e stabile al centro del cosmo – sistemi di solide sfere concentriche. Ogni corpo celeste era situato sull’equatore di una sfera ruotante con velocità uniforme intorno ai suoi poli: Eudosso supponeva poi che i poli di tale sfera non fossero immobili, ma venissero trasportati da una sfera più grande, concentrica alla prima, che ruotava con diversa velocità intorno ad altri due poli. Ma i poli della seconda sfera, alla loro volta, venivano collocati sulla superficie di una terza sfera, concentrica alle precedenti e più grande, ruotante su altri due poli con velocità propria. Nel caso di Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno si rendeva poi necessaria anche una quarta sfera, che serviva a spiegare il moto retrogrado dei pianeti. Poiché ognuno dei pianeti ruotava su quattro sfere, mentre il Sole e la Luna su tre e, infine, le stelle fisse su una, il numero complessivo delle sfere, in Eudosso, risultava di ventisette. La cifra era già alta, ma era destinata a crescere. Callippo, l’allievo di Eudosso, portò le sfere a trentatré. Aristotele riesaminando l’intero sistema nel libro XII, 8 della Metafisica, portò il numero complessivo delle sfere – governate da altrettante sostanze immobili ed eterne, modellate sul ‘primo motore immobile’ – a cinquantacinque. Infine Girolamo Fracastoro, nel 1538, portò il numero complessivo delle sfere a settantanove.
Il punto debole dei sistemi omocentrici erano le variazioni di luminosità di Venere e di Marte, che facevano dubitare che i pianeti conservassero sempre la stessa distanza dalla Terra, come l’ipotesi omocentrica richiedeva. Nacque così il sistema opposto, eccentrico o policentrico. Il suo primo ideatore, secondo la testimonianza di Tolomeo, fu Apollonio di Perge. Secondo la nuova teoria il centro della circonferenza, intorno alla quale ruotano i pianeti, è eccentrico rispetto alla Terra. I pianeti hanno quindi una distanza minima (perigeo) e una massima (apogeo) dalla Terra, e ciò rende ragione delle variazioni di luminosità. Il centro di rotazione dei pianeti, poi, non coincide con il centro della circonferenza, ma è collocato in un centro trasportato lungo la circonferenza stessa, descrivendo un epiciclo. La combinazione di questi movimenti spiega i moti retrogadi dei pianeti. Sulla base delle teorie di Ipparco, infine, Tolomeo complicò enormemente lo schema, supponendo che il centro dell’epiciclo non ruoti uniformemente lungo l’eccentrico, ma rispetto a un punto equante situato sulla linea degli absidi (ipogeo e perigeo) dalla parte opposta della Terra rispetto al centro dell’eccentrico.
Il sistema geocentrico non conosce relazioni reciproche fra i pianeti, che si muovono, ciascuno all’interno delle proprie sfere, indipendentemente l’uno dall’altro. Il loro moto, rigorosamente circolare, non è un moto composto, come sulla Terra, ma puro. Non è quindi un moto fisico, ma metafisico, espressione del moto delle sostanze che a vario titolo sovrintendono alle rispettive sfere. Questa ‘fisica celeste’, che non va minimamente confusa con quella terrestre o sublunare, è dominata dal dogma della perfezione del moto circolare, che da Platone (Leggi, VII, 821 d - 822 c) passa ad Aristotele e quindi a Tolomeo, e che rappresenta la chiave di lettura, al di là delle loro differenze, dei due sistemi geocentrici, quello omocentrico e quello eccentrico. Questo dogma, attraverso Tommaso d’Aquino, venne fatto proprio anche dalla Chiesa cattolica, che aveva tuttavia anche altre motivazioni filosofiche e teologiche per privilegiare il sistema geocentrico. Nella visione platonico-aristotelica il centro del cosmo non era un luogo privilegiato: era al contrario il punto più basso, la ‘cantina del cosmo’, dove confluiva tutto ciò che era sordido e pesante. Nella prospettiva della Chiesa, invece, il sistema geocentrico sembrava in accordo con l’Antico Testamento, perché assegnava alla Terra una posizione privilegiata, facendo dell’uomo l’apice e il fine della creazione. La Chiesa cattolica, quindi, difese a oltranza il g., arrivando a condannare al rogo Giordano Bruno e costringendo Galileo ad abiurare.