GEOGRAFIA LINGUISTICA
. La geografia linguistica si propone di fissare e studiare la diffusione geografica dei fatti linguistici (fonetici, morfologici, lessicali, ecc.). Siccome però la loro posizione e distribuzione nello spazio non può essere casuale, ma deve risalire a cause precise (anche se spesso non individuabili), ogni ricerca di geografia linguistica pone subito il problema della priorità cronologica di una fase linguistica su un'altra, e tende a risolversi in un'indagine storica, su basi geografiche. Così ampliandosi, e assumendo una portata ben maggiore di quella che è insita nella sua stessa denominazione, la geografia linguistica viene in un certo senso a perdere la sua autonomia; nello stesso tempo però essa non soltanto conserva, ma rende più evidente, la sua importanza come metodo di ricerca storica della lingua.
Si può dire che la geografia linguistica esista fin da quando hanno avuto inizio indagini linguistiche; ma come metodo speciale di tali indagini la sua origine coincide con la inaugurazione della rappresentazione cartografica di fatti linguistici, e con lo studio e le conclusioni che dall'esame di essa sono state tratte.
In questo senso il fondatore della geografia linguistica è J.-L. Gilliéron. Nel 1895, riprendendo, ma con spirito, esperienze ed intenti nuovi, un'idea che altri e lui stesso (del 1880 è il suo Petit Atlas phonétique du Valois) avevano cercato di realizzare, egli concepì il progetto di procedere, per opera di una persona sola (il che assicurava la maggior possibile omogeneità nei risultati della raccolta), ad inchieste dialettali, basate su un ampio questionario (da 1421 a 1920 termini contenuti in brevi frasi) in 639 località di lingua francese, e di riprodurre il materiale su carte geografiche, una per ogni voce, dove per ogni località è segnata, in grafia fonetica, la risposta ottenuta dal raccoglitore E. Edmont.
Mentre l'opera era ancora in corso di pubblicazione (1902-1910; nel 1914-15 fu pubblicato un Atlante dclla Corsica), Gilliéron iniziava, nel 1905, con una serie di saggi, lo studio fondato sulle carte dell'Atlas linguistique de la France. Gli si dischiusero allora via via alcuni motivi principali delle innovazioni linguistiche e le direzioni che esse percorrono; così, per esempio, i turbamenti di vario genere che minano l'esistenza di una data parola e inducono i parlanti a sostituirvi un'altra, capace di ristabilire l'equilibrio tra il concetto e il simbolo fonico che lo esprime (p. es., nel parlare guascone "gallo", per il trattamento fonetico che in quella regione ha la -ll- intervocalica, era diventato gat, coincidendo, così, con gat che significava gatto: per evitare questa urtante omonimia i guasconi ricorsero, per indicare il "gallo" ad altri termini, quali "fagiano" e "vicario"). Le argomentazioni dello Gilliéron avevano una grande forza persuasiva, in quanto poggiavano non già su semplici intuizioni, ma su precisi dati geografici: le innovazioni risultavano infatti limitate all'area in cui il turbamento era avvenuto. Le ricerche linguistiche venivano così instradate su una via completamente nuova che penetrava profondamente nella vita stessa della lingua e delle forze operanti che ne determinano le sorti.
Il successo del metodo gilliéroniano, anche se non incontrastato, fu enorme: nel campo delle lingue romanze una fitta schiera di seguaci cercò di applicarne i risultati, anche dove mancava ancora quello strumento di lavoro al quale Gilliéron stesso, con severo esclusivismo, limitava le sue indagini. Quattro furono, soprattutto, le vie percorse a continuarne e integrarne l'opera: preparazione e pubblicazione di atlanti linguistici di altri paesi; irrobustimento del metodo di geografia linguistica con l'apporto di materiali provenienti da altre fonti (documenti, dizionarî dialettali, inchieste personali, ecc.), con la connessione tra la storia delle parole e quella degli oggetti da esse designati, con un più saldo ancoramento di ogni problema linguistico-geografico nella sua prospettiva storica (Jud, Jaberg, Wartburge, altri); applicazione del metodo gilliéroniano per la soluzione di problemi linguistici in stretto nesso con quelli etnici, in primo luogo di quelli riguardanti le condizioni etnico-linguistiche del Mediterraneo preindoeuropeo (Bertoldi, Terracini, Wagner, ecc.); infine estensione alla linguistica in genera]e dei risultati ottenuti dal Gilliéron.
Su questa via si è messo M. Bartoli, il quale riduce i mezzi d'indagine del rapporto cronologico tra due fasi linguistiche a due soli indizî fondamentali: l'uno fornito dai documenti, l'altro dal rapporto geografico fra le aree dove quelle fasi si trovano ("la fase anteriore si conserva di solito nell'area più isolata, nelle aree laterali e nell'area maggiore"), e che da qualche anno basa rigorosamente su questi indizî anche i suoi studî sulla stratificazione delle lingue indoeuropee.
Oggi l'importanza della geografia linguistica non è più messa in dubbio. Ma sull'entità di tale importanza, sull'applicabilità dei risultati, ottenuti nei territorî delle lingue romanze, a territorî di altre lingue o gruppi di lingue, dove molti e spesso gravi sono stati i perturbamenti prodotti dalle migrazioni o da correnti migratorie: su ciò la discussione non è ancora chiusa. E non mancano glottologi per i quali l'efficacia del metodo di geografia linguistica sarebbe limitata quasi esclusivamente al solo lessico; mentre scarso o nullo ne sarebbe il vantaggio per le indagini fonetiche, morfologiche e sintattiche.
Atlanti di geografia linguistica. - Sono anteriori all'Atlas Ling. de la France: i lavori per lo Sprachatlas tedesco, cominciati nel 1876, e la cui pubblicazione è stata iniziata solo nel 1926 da F. Wrede, Deutscher Sprachatlas auf Grund des von G. Wenker begründeten Sprachatlas des deutschen Reichs, ecc., Marburgo, e il Linguistischer Atlas des dacorumänischen Sprachgebietes di G. Weigand (1898-1909). Sono posteriori: l'Atlas linguistic de Catalunya di A. Griera, Barcellona 1923 segg.; alcuni atlanti francesi regionali (per es. O. Bloch, Atlas linguistique des Vosges méridionales, Parigi 1917); lo Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, a cura di K. Jaberg e J. Jud (raccoglitori: P. Scheuermajer, G. Rohlfs, M.-L. Wagner), Zofingen 1928 segg. (i singoli volumi di questo grande atlante linguistico sono divisi per argomenti: Famiglia, Vita sociale, Animali, ecc. L'Atlante, che oltreché linguistico vuol essere anche un atlante di "cose", è riccamente illustrato); Atlante linguistico etnografico della Corsica, di G. Bottiglioni, finora 6 volumi, Pisa-Cagliari 1933 segg. (le località esplorate sono 55, le carte pubblicate 1200, l'atlante è corredato di numerosi disegni a cura di G. Colucci e F. Giammari); M. Małecki e K. Nitsch, Atlas językowy polskiego Podkarpacia (Atlante linguistico della Subcarpazia polacca), I, Mapy (carte), II, Wstęp, objaśnienia, wykazy wyrazów (Introduzione, chiarimenti, elenco delle voci), Cracovia 1934-55 (contiene 500 cartine e 116 pagine di testo); W. Roukens, Wort- und Sachgeographie Südost-Niederlands und der angrenzenden Gebiete, Nimega 1937 (sono pubblicate finora le parti 1ª A e 1ª B, contenenti anche osservazioni di carattere metodologico); A. Saaresti, Eesti Murdeatlas (Atlante dei parlari estoni), Tartu 1938 (fasc. 1°); Atlasul linguistic Român, a cura di S. Pop e E. Petrovici, e sotto la direzione di S. PuŞcariu, vol. I (Le parti del corpo), Cluj 1938 (conterrà 10 volumi, nei quali alle carte che registrano interamente il materiale dell'inchiesta, estesa anche ai Romeni fuori della Romania, saranno aggiunte piccole cartine in colori, indicanti aree linguistiche, e che, riunite, formeranno il Piccolo Atlante romeno).
Fra gli atlanti linguistici in preparazione va rilevato: l'Atlante linguistico italiano (direttore: M. Bartoli, raccoglitore: U. Pellis, segretario: G. Vidossi). Ideato, nelle sue linee generali, prima dello Sprach- und Gachatlas Italiens sopra citato, conterrà rilievi copiosissimi, compiuti in circa un migliaio di località, di cui 580 già esplorate; verrà pubblicato su 2000 carte, parte geografiche, parte semigeografiche o similari; le carte geografiche consteranno ciascuna di due fogli (l'uno al nord e l'altro al sud del 42° parallelo); le carte similari saranno d'un foglio solo per tutto il territorio nazionale (l'opera dell'Atlante pubblica, dal 1933, un proprio Bollettino dell'atlante linguistico italiano, Udine, con ricco notiziario). È progettato anche, a iniziativa italiana, un Atlante linguistico albanese, a cura di M. Bartoli.
Bibl.: Essai de bibliographie de géographie linguistique générale, a cura di J. Schrijnen, Nimega 1933; si veda inoltre la bibl. citata alla voce gilliéron, J.-L., XII, p. 114, alla quale va aggiunto: G. Bottiglioni, Atlante ling.-etn. ital. della Corsica, Introduzione, Pisa 1936; A. Schiaffini, Aspetti geografici del linguaggio (rassegna), in Nuova Antologia, 1° novembre 1937, pp. 103-112; V. Bertoldi, Questioni di metodo nella linguistica storica, Napoli 1938; per le opere di M. Bartoli, K. Jaberg e J. Jud, v. le rispettive voci.