GEOGRAFIA (XVI, p. 602)
Negli ultimi 15-20 anni l'esplorazione del globo terraqueo ha fatto nuovi progressi soprattutto nelle regioni polari (v. antartide; artiche regioni, in questa App.) e nelle aree desertiche; con l'efficace impiego dei mezzi aerei, sussidiati nel primo caso da navi di particolare tipo, nel secondo da mezzi automobilistici. Anche nell'esplorazione delle profondità oceaniche si registrano grandi progressi, specialmente in virtù della applicazione degli scandagli acustici nell'Oceano Atlantico (dove furono misurate profondità superiori a 9000 m.), nel Pacifico e nei mari antartici. Nell'opera di riconoscimento dei restanti spazî terrestri si è venuta sempre più accentuando la tendenza, già altrove segnalata (XVI, p. 612), a circoscrivere le esplorazioni ad aree limitate.
Nel campo metodico, si può constatare che la geografia diviene sempre più la scienza del paesaggio, nel particolare significato di quest'ultimo termine (XVI, p. 615). Una recente definizione sintetica della geografia (J. H. Schultze, 1943), la designa semplicemente, come "la scienza che studia i paesaggi terrestri e gli spazî marini"; quest'ultima aggiunta si comprende a pieno, dato che anche lo studio delle aree marine ha acquistato negli ultimi decennî carattere geografico, soprattutto per opera di G. Schott (Geogr. des Atlant. Ozeans, 3a ediz., 1942; Geogr. des Indischen und Pazifischen Ozeans, 1937), ma anche di C. Vallaux, R. Almagià e altri.
Si comprende pertanto come acquisti sempre maggiore interesse la questione della divisione della Terra in regioni naturali in connessione appunto col concetto di paesaggio, che per vero non è ancora inteso da tutti i geografi in egual senso. Di qui la grande varietà degli schemi di divisione regionale della Terra (Herberston, Braun e Schott, Banse), dei quali l'ultimo tiene conto anche di elementi umani (XXXIII, pp. 614-616).
Nel 1933 lo Hassinger ha proposto uno schema di classificazione in 43 tipi di paesaggio (Landschaftstypen) che rappresenta una semplificazione di un saggio di classificazione, molto più complesso, esposto dieci anni prima dal geografo tedesco S. Passarge.
Altri ha invece cercato di fissare anche cartograficamente le aree di localizzazione dei fatti umani (culturali) come base per una classificazione regionale dal punto di vista antropico (F. Jäger). Un geografo italiano, R. Biasutti - intendendo come regione naturale un ampio territorio a caratteri fisionomici abbastanza uniformi, e come paesaggio un tipo che può ritrovarsi in regioni separate e lontane, ma aventi caratteri fisionomici abbastanza simili - ci ha dato una chiara descrizione dei principali tipi del paesaggio terrestre dal punto di vista naturale, con un'applicazione anche agli aspetti corrispondenti della vita e dell'attività umana (1947).
Un'altra caratteristica dell'indirizzo recente della scienza geografica è l'importanza sempre maggiore che si dà agli studî di geografia storica intesi a ricostruire il passaggio primitivo o originario (cioè nel suo aspetto non modificato dall'uomo; in ted. Urlandschaft) e le sue successive trasformazioni fino all'epoca attuale.
Delle tre maggiori opere geografiche a collaborazione in corso di esecuzione prima della guerra, la Géographie universelle francese, già diretta da P. Vidal de la Blache è oggi terminata coi volumi dedicati alla Francia; l'Handbuch der geogr. Wissenschaft diretto da F. Klute è rimasto incompleto per il volume dedicato alla Germania; la Geografia universale diretta da R. Almagià manca dei volumi relativi all'Italia e all'Africa.
La ricerca geografica è oggi in molti stati organizzata e diretta da comitati geografici nazionali: quello italiano, che dipende dal Consiglio nazionale delle ricerche ha dato vita, dopo la seconda Guerra mondiale, a centri di ricerca creati, per i varî rami della geografia, presso istituti universitarî o altre istituzioni scientifiche.
I varî comitati nazionali sono poi affiliati alla Union géographique internationale, che promuove studî e iniziative a collaborazione internazionale ed organizza anche i congressi internazionali di geografia. Di questi i più recenti ebbero luogo a Varsavia nel 1934 e ad Amsterdam nel 1938; il prossimo avrà luogo a Lisbona nel 1949. Più lenta è stata la ripresa di congressi geografici nazionali: quelli italiani, che si tenevano ogni tre anni, sono stati ripresi nel 1947 col XIV Congresso, riunito a Bologna.
L'attività delle società geografiche va riprendendo con diversi orientamenti, ma con intensità in genere assai minore (salvo qualche eccezione) che nell'anteguerra: in alcuni paesi sono sorte associazioni di geografi, sull'esempio di quella statunitense esistente già da molti anni e fiorentissima. Per le riviste geografiche si nota in alcuni paesi (Francia, Svizzera) la tendenza alla concentrazione (fusione di più periodici in uno solo) suggerita soprattutto da ragioni economiche. La Bibliographie géographique internationale ha ripreso le sue pubblicazioni con un volume riguardante il quinquennio bellico 1939-44
Come scienza sintetica e coordinatrice, la geografia ha acquistato una importanza sempre maggiore nella vita e nell'educazione contemporanea: la consapevolezza di tale importanza si fa sempre più strada, ma i riflessi di ciò negli ordinamenti e nei programmi scolastici si manifestano ancora in modo inadeguato e tardivo.
Nell'insegnamento universitario si nota una tendenza alla moltiplicazione e differenziazione delle cattedre: ciò vale soprattutto per i paesi anglosassoni e dell'America Latina. Notevole la frequente istituzione di cattedre di geografia regionale, che invece in Italia finora mancano del tutto. In molte università esistono istituti e laboratorî di geografia, che hanno dato vita anche a collane e pubblicazioni (tra esse, qualcuna italiana: Roma, Genova, Bari, Firenze, ecc.). La preparazione dei futuri insegnanti di geografia è particolarmente curata nelle università e nei colleges britannici e americani, mentre in taluni paesi europei - tra essi purtroppo è da annoverarsi anche l'Italia - si è a questo riguardo in condizioni meno favorevoli. Nell'insegnamento secondario dei varî paesi europei ed americani si avvertono tuttora differenze notevoli non solo nei riguardi della geografia rispetto alle altre discipline, ma anche dei programmi e degli orarî, e dei criterî stessi dell'insegnamento.
Bibl.: H. Hassinger, Die Geogr. des Menschen, in Handbuch der geogr. Wiss., II, Potsdam 1933; R. Biasutti, Il paesaggio terrestre, Torino 1947.
Geografia linguistica (App. I, p. 648).
I più importanti strumenti di studio della geografia linguistica, gli atlanti linguistici, hanno, in questi ultimi anni, fatto ulteriori progressi. Specialmente notevole l'Atlas (ul) Linguistic Român, diretto da S. Puşcariu e redatto da S. Pop ed E. Petrovici, per le innovazioni metodologiche e tecniche. Il Pop usò un questionario normale e investigò 400 località, il Petrovici un questionario molto più ampio e investigò 120 località. I materiali raccolti dal Pop formano l'ALR I, quelli raccolti dal Petrovici l'ALR II (con carte di formato ridotto, in modo che una carta del Pop corrisponde, per ampiezza, a quattro del Petrovici). Un'utilissima innovazione è anche l'aggiunta di un atlantino piccolo (ALRM I e II) in cui si dà, in carte a colori, l'elaborazione fonetica, morfologica, sintattica e lessicale dei fenomeni più importanti rilevati dall'esame delle carte dell'ALR I e II. La guerra ha interrotto purtroppo anche questa impresa; sono usciti due volumi dell'ALR I e un volume dell'ALR II. L'Atlante italo-svizzero (AIS) di K. Jaberg e J. Jud ha completato il suo materiale cartografico colla pubblicazione del vol. VIII (1940) e nel 1945 ha stampato un volume di illustrazioni (P. Scheuermeier, Bauernwerk in Italien, der italienischen und rätoromanischen Schweiz). L'Atlante linguistico etnografico italiano della Corsica (ALEIC) del Bottiglioni si è completato colla pubblicazione del decimo volume (1944). Un nuovo atlante, molto pregevole, uscito a Providence fra il 1939 e il 1943, è il Linguistic Atlas of New England a cura di Hans Kurath (3 volumi più uno di introduzione). L'Atlante linguistico italiano, promosso dalla Società filologica friulana e diretto da M. Bartoli, U. Pellis e G. Vidossi, non è ancora uscito dalla fase preparatoria, e la morte dei primi due direttori ne allontana ancora la pubblicazione.